Le mani sull´Universitá

Indagini su Veterinaria, Ateneo di Messina nella bufera

Francesco Celi e Mauro Cucè
  Concorsi e finanziamenti nel mirino di Procura e Gdf. Accuse: concussione, peculato, abuso e falso. Docenti e funzionari amministrativi: due ordini di custodia in carcere e tre ai domiciliari, 4 richieste di sospensione dalle funzioni e altri 4 indagati.
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L`Università di Messina ripiomba nella bufera. Un docente, Battesimo Consolato Macrì, preside “in pectore” della facoltà di Veterinaria; Eugenio Capodicasa e Ivana Saccà, conviventi, funzionario del Rettorato il primo e dipendente della società Unilav la seconda, agli arresti domiciliari. Un altro docente, il prof. Giuseppe Piedimonte, responsabile dell`Industrial liaison office e responsabile tecnico-scientifico del “progetto Lipin”, e il segretario amministrativo del Laboratorio integrato per l`innovazione, Stefano Augliera, raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare in carcere.

Altre 7 persone indagate. Si tratta del rettore Franco Tomasello, dei professori Salvatore Giannetto, Giovanni Germanà e Raffaele Tommasini: nei confronti dei quattro la Procura ha chiesto la sospensione dalle funzioni. Il gip Genovese li ascolterà martedì 24 e deciderà il da farsi.

Gli altri 4 indagati sono i professori Antonio Pugliese e Pietro Paolo Niutta, i ricercatori Mirko Paiardini e Barbara Cervasi.

I filoni d`inchiesta e le ipotesi accusatorie. Due gli alvei lungo i quali la Procura ha a lungo indagato sull`onda di rivelazioni formalizzate (febbraio 2006) dal prof. Giuseppe Cucinotta, ordinario a Veterinaria: un concorso per l`assegnazione di una cattedra a docente associato e un concorso per l`assegnazione di un posto per ricercatore. Quindi, è il secondo aspetto dell`inchiesta condotta dai pm Antonino Nastasi e Adriana Sciglio, sotto il coordinamento del procuratore capo Luigi Croce, la gestione di finanziamenti regionali e dell`Università destinati al progetto scientifico “Lipin”: appropriazione di ingenti somme.

Battesimo Macrì – come emerge dall`ordinanza del gip Genovese – è accusato di tentata concussione ai danni di un collega per condizionare l`esito di un concorso a professore associato di Chirurgia veterinaria «allo scopo di favorire il proprio figlio, Francesco». A Macrì vengono anche contestate due ipotesi di falso in atto pubblico nella qualità di presidente della commissione di un «altro concorso per ricercatore nel dipartimento da lui diretto». A Eugenio Capodicasa e a Ivana Saccà si contesta una serie di peculati «al fine di appropriarsi di ingenti somme di denaro stanziate dalla Regione e dall`Ateneo per la realizzazione del progetto Lipin». Dovranno anche difendersi dall`accusa di falso in atto pubblico finalizzato al «profitto dei peculati».

I rilievi penali mossi agli indagati sottoposti a misura restrittiva in carcere. Giuseppe Piedimonte dovrà difendersi dall`accusa di concorso in abuso d`ufficio, con i colleghi docenti – solo indagati, con profili più “lievi” – Tomasello, Macrì, Giannetto, Pugliese, Niutta e Tommasini («quale delegato», quest`ultimo, «del rettore nonché “saggio” nominato dal Senato accademico con il compito di offrire copertura legale alla mancata chiamata di Luigi Spadola tramite la materiale stesura o comunque l`indicazione delle argomentazioni a sostegno delle dichiarazioni di voto del consiglio di facoltà favorevoli alla chiamata di Simonetta Citti»): il tutto in relazione al concorso per l`assegnazione della cattedra di docente associato di Chirurgia veterinaria. Simonetta Citti aveva intanto vinto la cattedra a Pisa e il posto sarebbe dovuto andare a Francesco Macrì. Altrimenti «il concorso sarebbe dovuto andare in bianco».

Piedimonte e Augliera devono rispondere di una serie di peculati nonché di falso in atto pubblico finalizzati al peculato. È l`aspetto che riguarda la gestione dei finanziamenti per il “progetto Lipin”.

Le richieste di sospensione dalle funzioni. La tentata concussione e l`abuso d`ufficio è quanto si contesta al rettore Tomasello in concorso con Battesimo Macrì: ovvero le presunte pressioni esercitate per favorire Francesco Macrì nell`assegnazione della cattedra a docente di seconda fascia. Macrì dovrà anche rispondere di «minacce» nei confronti del prof. Giuseppe Cucinotta, «tramite persona» non indagata.

Della posizione di Tommasini abbiamo già riferito; quanto a Germanà, nella qualità di preside di Medicina veterinaria, «ha determinato le dichiarazioni di voto» di alcuni colleghi consiglieri di facoltà, tra cui Giannetto, che hanno portato alla violazione delle norme secondo cui «le procedure concernenti» la copertura «di posti di professore ordinario o associato» vanno completate entro 60 giorni dalla data di accertamento della regolarità degli atti.

Insomma, i titoli per vincere il concorso li aveva Filippo Spadola, che fu “bocciato” a vantaggio di Simona Citti, che però aveva preso cattedra altrove, così a Francesco Macrì poteva essere spianata la strada della docenza di seconda fascia. Ma le dichiarazioni alla Procura del prof. Cucinotta fecero arenare la procedura. A far decollare l`inchiesta la Procura e la Guardia di finanza, che ieri con agenti del Nucleo di polizia tributaria e della Sezione di Pg hanno sequestrato atti negli uffici del Rettorato e nelle abitazioni di alcuni indagati e alla facoltà di Veterinaria. Stamani gli interrogatori di Piedimonte e Augliera (difesi da Laura e Tommaso Autru Ryolo); lunedì tocca ai coniugi Capodicasa ed a Macrì

N.B.: Non sono state diffuse foto degli arrestati. Poiché alcuni degli indagati sono personaggi pubblici, abbiamo attinto al nostro archivio.

Il progetto da 3,3 milioni di euro cofinanziato dalla Regione

Industrial liaison office e progetto Lipin (Laboratorio integrato per l`innovazione): le ipotesi di falso e peculato – appropriazione di fondi – mosse ad alcuni degli indagati, cosiccome le individuate (dai pubblici ministeri) irregolarità contabili-amministrative, ruotano attorno a queste sigle.

Uomini-chiave, a vario titolo, secondo Procura della Repubblica e gip Genovese, il prof. Giuseppe Piedimonte, responsabile tecnico-scientifico dell` “Ilo”; Stefano Augliera, direttore amministrativo “Ilo” e responsabile amministrativo “Lipin”; Eugenio Capodicasa, funzionario dell`Ateneo destinato al progetto “Lipin”; Ivana Saccà, dipendente Unilav distaccata all` “Ilo”; Mirko Paiardini e Barbara Cervasi, ricercatori all`Università di Urbino e titolari di un contratto stipulato con “Ilo”. Negli anni, una pioggia di beneficiati: docenti, ricercatori, tutti in fila tanto da far lievitare, scrive il gip Genovese, il monte ore, naturalmente retribuito, a dismisura.

Obiettivi sacrosanti, deriva ipotizzata. L`Ateneo, attraverso il Laboratorio integrato per l`innovazione, ha inteso creare un centro multifunzionale dedicato alla traduzione industriale di prodotti della ricerca. I passaggi. Nel 2003 la richiesta alla Regione: costo complessivo del progetto 3 milioni 300 mila euro, importo del cofinanziamento richiesto 2 milioni 970 milab 270 euro. Nel luglio 2005 il rettore Tomasello delegava il prof. Piedimonte alla firma del disciplinare, il 23 settembre la Regione emetteva il decreto con cui approvava la convenzione per la regolamentazione dei rapporti relativi all`attuazione del progetto Lipin; a novembre il prof. Piedimonte chiedeva l`erogazione dell`anticipazione in misura del 40% del contributo concesso, che veniva assegnato tra il 12 e il 13 dicembre 2006.

Numerosi i mandati di pagamento, non è mancato il cortocircuito. Il prof. Michele Limosani, titolare della firma sul conto corrente per il progetto Lipin, aveva assunto gli oneri del ruolo con estremo rigore, il che pare non fosse ben visto da chi aveva intenzioni di lucrare. Ostacolo superato, «nel marzo `96 quando viene concessa al Piedimonte la delega a firmare in assenza del direttore – Limosani, ndr – i mandati “Ilo”… Ciò che sorprende», scrive il gip, «è l`assenza di qualunque documentazione giustificativa degli esborsi, disposti coi summenzionati mandati, in contrasto con la normativa amministrativo-contabile».(fr.ce.)

L`ordinanza del Gip. Le rivelazioni del prof. Cucinotta e gli “esami falsati”

Giuseppe Cucinotta, professore ordinario di Clinica chirurgica e Patologia chirurgica della facoltà di Medicina Veterinaria. È l`uomo attorno a cui gira la complessa indagine della Procura, che ieri è deflagrata in tutta la sua violenza, gettando ombre inquietanti sull`Ateneo messinese.

A dare il via alle operazioni di intercettazione telefonica e ambientale sono state, infatti, proprio le rivelazioni di Cucinotta su presunte sollecitazioni ricevute da esponenti di vertice dell`Università messinese per orientare l`esito del concorso per professore di seconda fascia per il settore scientifico disciplinare Vet/09 in favore di Francesco Macrì (figlio di Battesimo Consolato, allora prorettore e recentemente eletto preside della facoltà).

Nell`ordinanza stesa dal gip Antonino Genovese si osserva come nel corso dell`indagine hanno assunto «particolare rilievo i contributi offerti da taluni docenti che, sottraendosi a certe logiche corporative, agevolavano l`accertamento giudiziario di favoritismi clientelari e fenomeni di familismo, concretizzatisi in condotte penalmente rilevanti, nella gestione dei concorsi universitari».

E veniamo ai fatti contestati, per i quali è stata emessa la misura degli arresti domiciliari per il prof. Macrì, e in cui si staglia anche la figura del rettore Franco Tomasello. I due sono accusati in concorso in quanto, «con più azioni esecutive di medesimo disegno criminoso – come si legge nei titoli di reato – hanno abusato delle loro rispettive qualità e dei loro poteri» al fine di favorire il figlio di Macrì. Il prorettore con «minacce consistite nel dire al prof. Cucinotta (componente interno della commissione del concorso) per il tramite di G. C. che gli “avrebbe tagliato le gambe se il concorso non fosse andato in porto” e che per lo stesso Cucinotta “ci sarebbero stati tempi duri se il concorso non lo avesse vinto il figlio di Macrì”». Successivamente, durante lo svolgimento del concorso, l`accusa contesta al rettore Tomasello di essere stato autore di «minacce nei confronti del Cucinotta, consistite nel dire allo stesso, per mezzo di O. C., che se il concorso non fosse stato vinto dal figlio del Macrì allora “il concorso doveva andare in bianco” perché in caso contrario il Cucinotta non avrebbe avuto più protezione e la magistratura avrebbe aperto un`indagine nei suoi confronti».

I presunti tentativi non hanno però portato né alla dichiarazione di idoneità di Francesco Macrì, né all`annullamento del concorso «per la resistenza della persona offesa».

A Battesimo Macrì sono, inoltre, contestate due ipotesi di falso in atto pubblico commesse nella qualità di presidente della commissione di un altro concorso universitario per ricercatore per il settore scientifico – disciplinare Vet/03 – patologia generale , nel dipartimento da lui diretto, finalizzate a favorire la ragazza poi risultata vincitrice.

Giornata surreale negli uffici di piazza Pugliatti: perquisizioni e sequestri mentre si parla di etica

La notizia della nuova bufera giudiziaria che ieri si è abbattuta sull`Ateneo messinese è arrivata nel bel mezzo della conferenza stampa di presentazione dello Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti universitari. Sull`incontro è subito calato il sipario, lasciando spazio all`inchiesta della Procura. La mattinata prende decisamente un`altra piega, con un clima di tensione che inizia ad avvolgere i corridoi e gli uffici. I primi a trovarsi di fronte alle domande dei giornalisti – convocati appunto per illustrare i contenuti del nuovo strumento per gli universitari – sono i prorettori Mario Centorrino e Giovanni Dugo, mentre le notizie sono comunque ancora frammentarie. «Aspettiamo di conoscere nel dettaglio i provvedimenti», sono i primi commenti a caldo. L`attenzione subito si sposta sul via vai di finanzieri, che fanno la spola tra un ufficio e l`altro. E la sede del Rettorato diventa blindata.

In un`Università quasi deserta, che sta per chiudere per ferie, sono proprio gli uomini delle Fiamme gialle a suscitare l`interesse degli addetti ai lavori, dei soliti curiosi (compresi personaggi politici) che fanno la loro comparsa nell`androne di piazza Pugliatti per sapere cosa sta accadendo. Diversi faldoni escono dall`ingresso dall`Ateneo, tenuti sotto braccio dai finanzieri: anche nella sede centrale è in corso una perquisizione così come alla Facoltà di Veterinaria e nelle abitazioni dei cinque raggiunti dalle ordinanze di custodia cautelare. A vigilare sulla riservatezza della “visita” ci sono funzionari, segretari e dipendenti. Molte porte sono chiuse, gli unici autorizzati ad entrare sono proprio i finanzieri oltre che i più stretti collaboratori del rettore e dei vertici amministrativi. Solo in tarda mattinata i prorettori decidono di dire qualcosa. «Tutto è trasparente, siamo sereni e aspetteremo l`esito delle indagini», poche parole per ricordare che comunque «l`Università è un luogo di legalità».

Quella di ieri è stata un`altra giornata triste che ha gettato pesanti ombre su uno degli Atenei più importanti che continua ad essere punto di riferimento per tanti studenti siciliani e calabresi. (i.c.)

Si allunga l`elenco dei fatti di cronaca che hanno segnato la storia dell`Ateneo

Un altro capitolo va ad arricchire il libro nero. È amaro quanto i precedenti e destinato a segnare profondamente la storia dell`ateneo messinese.

In passato sono state numerose le indagini che si sono concentrate su presunti rapporti tra docenti dell`Università e la cosca Morabito di Africo Nuovo, uno dei clan più potenti della `ndrangheta calabrese.

Un`Università che è stata al centro di varie inchieste: da quelle sulla compravendita di esami, agli appalti truccati, fino all`assassinio di un docente, il professor Matteo Bottari, genero dell`ex rettore Guglielmo Stagno D`Alcontres e titolare della cattedra di endoscopia, ucciso la sera del 15 gennaio del 1998 mentre faceva ritorno a casa.

Nell`ambito di questa inchiesta sono emersi gli interessi dei Morabito sugli appalti del Policlinico, definito dagli investigatori una “colonia” del clan calabrese. Il referente della cosca all`interno dell`ateneo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato un collega di Bottari, il professor Giuseppe Longo, gastroenterologo del Policlinico, arrestato poi nel giugno del `98 per associazione di stampo mafioso.

La posizione del docente, sospettato anche di essere il mandante dell`omicidio Bottari, fu però archiviata.

Longo è stato così assolto, anche nel processo Panta Rei riguardante proprio le infiltrazioni della `ndrangheta nella vita dell`ateneo.

Numerosi i reati contestati agli imputati: dall`associazione mafiosa alle vendita degli esami, dalle intimidazioni ai docenti (uno dei quali, il prof. Giancarlo Devero, gambizzato perché si era rifiutato di promuovere una studentessa), fino allo spaccio di droga.

Il processo si è concluso un anno fa con 33 condanne e 33 assoluzioni. Tra gli assolti anche il boss della `ndrangheta Giuseppe Morabito, noto con il soprannome di «u tiradritto», che avrebbe tenuto sotto controllo per anni l`ateneo messinese attraverso alcuni studenti calabresi fuori corso.

Oltre all`attuale rettore, Francesco Tomasello, anche altri due suoi predecessori, Guglielmo Stagno d`Alcontres e Diego Cuzzocrea, sono stati indagati in passato per vari reati. E pure in questo caso i procedimenti sono stati archiviati.

Non mancano in quest`ultima inchiesta concorsi truccati, pressioni su componenti delle commissioni d`esame per favorire parenti e amici di docenti, fondi pubblici assegnati per progetti di ricerca utilizzati per finte trasferte; serviti in realtà per comprare autovetture.

Primi interrogatori, domande sui fondi Lipin

La gestione e l`appropriazione di fondi, con ipotesi di falso e peculato, nella conduzione del progetto Lipin, al centro degli interrogatori di garanzia sostenuti ieri dai due indagati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere nell`ambito dell`inchiesta sulla facoltà di Medicina veterinaria, deflagrata venerdì con i provvedimenti del gip Genovese.

Stefano Augliera, il primo a essere sentito dal gip, e il prof. Giuseppe Piedimonte hanno risposto alle domande del magistrato che ha vagliato il lavoro dei pubblici ministeri Nastasi e Sciglio, sotto il coordinamento del procuratore capo Croce. Interrogatori blindatissimi e notizie trapelate con il contagocce. Il responsabile amministrativo Augliera e il responsabile scientifico del progetto Lipin, il prof. Piedimonte – 3 milioni 300 mila euro, quasi interamente coperti dalla Regione – avrebbero dato spiegazioni sugli episodi contestati, per lo più la gestione del denaro e la programmazione dei “servizi”. I due indagati hanno ricostruito le finalità del progetto Lipin, i ruoli via via ricoperti da coloro i quali sarebbero stati beneficiati dall`attività svolta a vario titolo, o magari non svolta o “gonfiata”. Pesanti i rilievi: dal peculato al falso in atto pubblico. Diversi gli aspetti ancora da chiarire al di là del passaggio rappresentato dagli interrogatori di garanzia. A conclusione dei quali le difese hanno chiesto al gip, che s`è riservato di decidere, quanto meno l`affievolimento del regime restrittivo.

Nessuna decisione potrà tuttavia essere assunta se prima non verranno ascoltati anche gli altri indagati. Oggi bocce ferme, domani sarà la volta dei tre finiti agli arresti domiciliari: il prof. Battesimo Macrì, cui si muovono contestazioni – tentata concussione – nell`ambito del “primo” filone d`indagine, la gestione del concorso che avrebbe dovuto veder vincitore il figlio, nonché l`attribuzione di un posto per ricercatore a Veterinaria, e il ventaglio dei reati conseguenti che la Procura ha contestato al docente; quindi, Eugenio Capodicasa e la compagna Ivana Saccà, funzionario del Rettorato il primo e dipendente Unilav la seconda, incaricati del progetto Lipin, accusati di essersi indebitamente impossessati di somme: da qui la serie di peculati contestati. E domani sarà sentito (in un primo momento l`interrogatorio era stato fissato per martedì) anche il prof. Raffaele Tommasini, che nella qualità di delegato del rettore e “saggio” nominato dal Senato accademico, avrebbe dovuto dare motivazione legale alla mancata assegnazione della cattedra dello “scandalo” al dott. Spadola. Nei confronti del prof. Tommasini, la cui posizione appare oggettivamente marginale rispetto a quelle degli altri indagati, pende una richiesta della Procura di sospensione dalle funzioni. Così come per il rettore Franco Tomasello e i professori Salvatore Giannetto e Giovanni Germanà, docenti di Medicina veterinaria. Questi ultimi tre indagati saranno ascoltati martedì mattina. Solo dopo il gip Genovese stabilirà se la richiesta di sospensione dalle funzioni dovrà essere accolta o meno. In via parallela gli inquirenti cominceranno a studiare la gran mole di atti sequestrata per lo più a Veterinaria e nei locali dell` “Ilo”, e la documentazione rintracciata al Rettorato e nelle abitazioni di alcuni indagati.

Il concorso dello scandalo e quell`antica pratica del nepotismo

«Pippo, tieni presente mio figlio Francesco», raccomandò tra la fine del 2004 e l`inizio del 2005 il prof. Battesimo Macrì, preside di Medicina veterinaria, al collega Giuseppe Cucinotta, «che non diede risposta». Alla Sezione di Chirurgia era stato appena assegnato un posto di professore associato. Il giovane Francesco, «ricercatore subito dopo la laurea», ambiva a quella cattedra: «reperite dalle aree strategiche le risorse» finanziarie «occorrenti, il Consiglio di facoltà deliberò di bandire il concorso».

«Vantando la propria vicinanza al rettore, il giovane Macrì ostentava nei rapporti con altri membri della Facoltà la sicurezza di essere predestinato a ricoprire il posto», creando – prosegue nella sua ricostruzione il giudice Genovese, «imbarazzo» nel prof. Cucinotta «che tramite un collega sollecitava Battesimo Macrì a intervenire sul figlio affinché evitasse esternazioni» scontatamente ottimistiche.

I passaggi successivi di uno degli aspetti salienti dell`inchiesta che ha scatenato la nuova bufera sull`Ateneo, paradigmatica del nepotismo che è fenomeno nazionale, in ambito universitario e non: forse – ricordiamo – solo il ministro Giovanni Gentile ebbe la forza in questo Paese di far dimettere un nipote vincitore di concorso: «Non ti riconoscerebbero alcun merito».

Dunque, i passaggi successivi relativi al concorso, sfociati anche in “segnali di pressione” che Procura e gip non sottovalutano: «Nel dicembre 2005», riferisce il prof. Cucinotta agli inquirenti e che in ordinanza assume il gip, «il prof. C. mi riferì che per me sarebbero stati tempi duri se il concorso non lo avesse vinto il figlio del Macrì. Ma i tempi duri per la mia Sezione erano già iniziati…».

La prova concorsuale. «Nessun affidamento circa una possibile vittoria di Francesco Macrì, soccombente rispetto agli altri concorrenti nel confronto dei curricula e impreparato il pomeriggio del 30 gennaio 2006 alle domande poste dai commissari», tra cui il prof. Cucinotta, «in sede di discussione dei titoli esibiti». Gli altri candidati erano i dottori Spadola e Citi, rispetto ai quali «Francesco Macrì poteva vantare meno della metà dei lavori», peraltro «sostanzialmente programmati e redatti da altri autori». Insomma, il 30 gennaio l`aspirante docente associato «non rispondeva alle domande che gli venivano poste». Il giorno successivo il «prof. Cucinotta registrava», scrive il gip Genovese, «un chiaro intervento in favore del candidato Macrì promanante dal vertice dell`Ateneo». Cucinotta non cede e «all`esito dell`audizione dei candidati si riuniva la commissione che giudicava idonei Spadola e Citi».

Il dott. Spadola, vincitore del concorso, «finiva per rinunciare alla cattedra», quanto alla Citi ne aveva già vinta una a Pisa, sicché non restava che “promuovere” il dott. Macrì, ma l`inchiesta giudiziaria s`era già messa in moto».

Il filone dell`inchiesta che ruota attorno al progetto dell`Industrial Liaison Office

«Allarmante scenario di malversazioni sulle risorse destinate alla ricerca» e ancora «amministrazione disinvolta dei fondi pubblici, connotata della predisposizione di artifici diretti ad occultare ai controlli degli organi preposti la dispersione del denaro, convogliato verso finalità privatistiche». Si muove su queste inquietanti direttrici uno dei due filoni dell`inchiesta condotta dai pm Antonino Nastasi e Adriana Sciglio, sotto il coordinamento del procuratore capo Luigi Croce, volta a fare luce sulla gestione di finanziamenti regionali destinati al progetto scientifico “Lipin” (Laboratorio integrato per l`innovazione) e sull`eventuale appropriazione di ingenti somme.

Il Lipin, assegnato dal 2006 all`Industrial Liaison Office (I.L.O.), è un progetto tramite il quale l`Università mira a potenziare le dotazioni dei propri laboratori, con l`obiettivo di creare un centro multifunzionale dedicato alla traduzione industriale di prodotti della ricerca. Ha una durata di 52 mesi (il via è stato dato il 1 ottobre 2003) ed un costo complessivo pari a oltre 3 milioni di euro. È il panorama in cui si stagliano le figure del prof. Giuseppe Piedimonte, responsabile dell`area progettazione dell`ILO e responsabile tecnico del progetto Lipin e di Stefano Augliera, responsabile amministrativo del progetto, entrambi in carcere.

L`accusa contesta l`omessa rendicontazione delle somme e la rappresentazione di pagamenti fittizi volte – come si legge nell`ordinanza del gip Genovese – «ad occultare la distrazione di somme di pertinenza dell`ente pubblico» (esistono anche indagini grafiche dei Ris di Messina che, con un giudizio di alta probabilità, hanno accertato la falsità di alcune firme). Nell`ordinanza si legge come il Piedimonte si compiaceva – nel corso di un`intercettazione telefonica – della scarsa competenza in materia di verifiche contabili da parte della Regione preconizzando la possibilità di fruire di ampi margini di manovra: “non si intendono per niente di rendicontazione, ma a me la cosa fa anche gioco, così gli faccio passare quello che voglio io”.

Secondo il gip, il prof. Piedimonte si sarebbe appropriato di denaro pubblico destinato al progetto “Lipin” per un importo complessivo di 124 mila euro. Genovese scrive ancora che «i tempi di adozione dei mandati erano scanditi unicamente dalle contingenti esigenze economiche del Piedimonte, continuamente assillato dai conti in rosso».

L`Augliera nell`espletamento della sua funzione di responsabile amministrativo controfirmava i mandati, rendendosi inadempiente al dovere di verificare che le erogazioni di denaro mirassero a retribuire prestazioni effettivamente rese e trascurando l`allegazione dei documenti giustificativi. Nel corso dell`indagine sarebbero state attestate anche false partecipazioni di altri professori al progetto Lipin con annessi pagamenti che in realtà non sarebbero mai stati corrisposti.

In questo contesto rientrano anche le figure di Eugenio Capodicasa e della compagna Ivana Saccà, che si sarebbero appropriati di ingenti somme, sempre a seguito della loro partecipazione al progetto Lipin.

Università – Documento votato all`unanimità dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione

L`Università fa quadrato e reagisce. Il concetto è delineato: l`immagine dell`Ateneo non può essere macchiata dopo anni di sforzi, volti a mettere in luce le qualità migliori del mondo accademico messinese.

E così ieri mattina, il Senato Accademico e il Consiglio d`amministrazione dell`Università si sono riuniti in autoconvocazione, sotto la presidenza del prorettore vicario, prof. Giovanni Dugo, in assenza del rettore Tomasello e del preside della facoltà di Medicina Veterinaria Macrì, e hanno esaminato le notizie portate a conoscenza dell`opinione pubblica sulle iniziative giudiziarie adottate nella giornata di venerdì nei riguardi del rettore, di docenti e di funzionari dell`Ateneo, nonché sulla nota del ministro dell`Università e della Ricerca scientifica, Mussi, che ha preannunciato l`invio di ispettori nell`Ateneo messinese.

«Senato e Consiglio di amministrazione si augurano – si legge nella nota – che, proprio a tutela della dignità e del prestigio dell`istituzione, possa realizzarsi al più presto l`ispezione preannunciata dal Ministro, nella certezza che potrà così essere comprovato il buon governo dell`Università, secondo linee di legalità e trasparenza condivise e fatte proprie da tutte le componenti dell`Ateneo, in conformità a criteri di valutazione e verifica affidati anche a figure esterne di alta competenza, chiamate a far parte del Nucleo di Valutazione, del Collegio dei Revisori dei conti e della Commissione di Programmazione strategica».

I due organi istituzionali «respingono con sdegno, soprattutto a garanzia e difesa dell`impegno e del futuro di studenti e ricercatori, l`immagine fortemente negativa per l`Ateneo che viene da taluni artatamente riproposta, nonostante i tanti anni spesi in un duro lavoro per lo sviluppo e la crescita dell`Università. Anche a tal fine, auspicano che la Magistratura, nella cui azione ripongono piena fiducia, porti a termine, nei tempi più rapidi possibili, un`operazione di chiarezza che isoli e colpisca eventuali responsabilità di singoli, salvaguardando l`intera Università».

Quindi il passaggio dedicato alla città. «Senato e Consiglio assicurano le comunità scientifica, studentesca e cittadina di possedere al proprio interno piena e completa capacità di governo per reagire energicamente a qualsiasi deviazione dagli obiettivi propostisi. Alla luce di quanto detto, gli stessi organi confidano che per il Rettore, con cui hanno condiviso il faticoso impegno profuso con tenacia e efficacia nella realizzazione di un progetto di alto profilo, possa emergere la totale mancanza di responsabilità in merito ai fatti contestatigli. Parimenti si augurano che quanti risultano coinvolti nella vicenda giudiziaria dimostrino la non colpevolezza per i fatti loro addebitati».

In chiusura sguardo rivolto al futuro, con grande determinazione: «Senato e Consiglio garantiscono, nella loro responsabilità di organi di Governo, che l`Università continuerà a proporre formazione, svolgere ricerca, introdurre buone pratiche nell`interesse pubblico e nella valorizzazione del capitale umano. I rappresentanti degli studenti – in particolare – nel ribadire fiducia nell`operato della Magistratura e confidando nel senso di responsabilità degli organi di informazione, auspicano che non si proceda a sommari generalizzazioni e strumentali speculazioni, di qualsiasi genere, lesive del prestigio dell`Ateneo e quindi del valore e della spendibilità del loro titolo di studio e ritengono necessario che la comunità dell`area dello Stretto manifesti orgoglio per la sua Università, imprescindibile motore di sviluppo del territorio, alla quale hanno affidato, consapevoli, la loro formazione umana e culturale».

Gazzetta del Sud, 21 e 22 luglio 2007

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