Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro che stamani a Bruxelles ha presentato le richieste italiane di cofinanziamento comunitario per la realizzazione delle reti transeuropee ha ribadito che il ponte sullo Stretto di Messina per il governo italiano «non è un`opera prioritaria». Il ministro ha sottolineato che i fondi saranno spesi per opere «più importanti» come per la rete idrica in Sicilia o la rete viaria della Calabria.
Sono quattro i progetti transnazionali presentati da Di Pietro alla Commissione Europea chiedendo un cofinanziamento europeo per il periodo 2007-2013, pari complessivamente a 1,830 miliardi di euro. I quattro progetti sono il collegamento Torino-Lione, il tunnel del Brennero, il collegamento italo-sloveno Trieste-Divaka e il terzo valico dei Giovi. Complessivamente Di Pietro ha presentato a Bruxelles 27 progetti, con una richiesta di cofinanziamento Ue per un totale di quattro miliardi di euro.
Per il Commissario Ue ai trasporti Jacques Barrot la richiesta avanzata dall`Italia per la linea ferroviaria Torino-Lione «é fattibile, salvo verifiche in fase di gara». Ha aggiunto Di Pietro nel corso di una conferenza stampa al termine di un incontro con il commissario Ue. «Barrott – ha aggiunto Di Pietro – ha visto con estremo interesse questo nostro lavoro e ha valutato positivamente il dialogo sviluppato con i territori. È inoltre rimasto impressionato positivamente per la soluzione data alla Trieste-Divaca che risolve molti problemi del Corridoio 5». Fonti della Commissione Europea intanto, fanno sapere che il progetto è fattibile sia dal punto di vista tecnico che da quello finanziario.
Di Pietro ha quindi aggiunto che l`Italia ha «centrato l`appuntamento che l`Ue ha chiesto e lo ha fatto nonostante tante persone si siano adoperate per impedirlo» e «nel rispetto delle esigenze delle popolazioni locali, modificando progetti che prima erano solo tracciati sulla carta», intervenendo per «il massimo rispetto ambientale e la massima esaltazione della difesa del territorio e dei luoghi importanti come la Valle di Susa. Per questo affrontiamo il giudizio della Commissione europea con serenità e con la coscienza a posto».
La Nuova Ecologia, 18 luglio 2007