Ufficialmente si è trattato di dimissioni. Ma l’uscita di scena di Alberto Lina, ratificata venerdì scorso dal consiglio d’amministrazione di Impregilo che al posto di amministratore delegato ha nominato l’ex direttore generale Alberto Rubegni, era stata preceduta da una schermaglia di ‘rumors’, raccolti dalla stampa, sulla vicenda del termovalorizzatore di Acerra. Alla base del malumore dei tre soci di Igli, che controlla il 29,9 per cento del gruppo di costruzioni, ci sarebbe dunque stata l’idea che Lina non abbia seguito con sufficiente decisione la vicenda che rischia di trasformarsi in un grosso problema per Impregilo.
Il Gip ha infatti imposto alla società di versare 760 milioni quale garanzia nel caso che il contratto per il termovalorizzatore non risulti pienamente onorato. Una cifra del genere, sottratta alle casse della società, metterebbe in pericolo l’equilibrio economico di Impregilo. Da qui la controproposta del management di mettere bloccare quella cifra non in contanti ma sotto forma di crediti che la società vanta nei confronti di diversi comuni dell’area di Acerra, e in più anche tutti i soldi che andranno spesi da qui alla fine dell’anno quando l’impianto dovrà essere consegnato. Per arrivare al totale bisogna ovviamente includere anche il valore dello stesso impianto, che resterebbe sotto sequestro senza con ciò impedire che venga ultimato.
Al momento la richiesta deve ancora essere vagliata dalla magistratura e dal nuovo commissario straordinario. Nel frattempo, Impregilo procede con i lavori per rispettare i tempi di consegna.
L’improvviso ‘sequestro’ deciso dalla magistratura ha però indispettito alcuni soci di Igli (controllata da Gavio, Benetton e Ligresti), visto che tutta la materia era stata seguita da Lina, convincendoli ad accelerare la richiesta di farlo uscire dal gruppo.
Ma la vicenda di Acerra, che può aver innervosito qualche socio (al punto che ora è stato messo a capo delle due società campane l’ex prefetto di Milano, Bruno Ferrante), è tutto sommato marginale nella decisione di nominare un nuovo amministratore delegato. Il contratto di Lina sarebbe scaduto a fine anno, e comunque l’obbiettivo di quest’ultimo, e cioè far uscire Impregilo dalle difficoltà di bilancio, era stato pienamente raggiunto già alla fine del 2006, quando la società è tornata all’utile.
Al di là di questi elementi e del ruolo che possono effettivamente aver svolto, il cambio della guardia era già stato deciso in precedenza. Alberto Rubegni, infatti, era stato nominato direttore generale a maggio, e in questo già si poteva leggere una marcia di avvicinamento al piano superiore. Lina del resto, oltre ad aver svolto egregiamente il proprio ruolo, era considerato un uomo dei Rocca (usciti da Igli lo scorso anno per far posto a Immobiliare Lombarda, la società di FonSai, a sua volta controllata da Ligresti). E proprio l’arrivo di Ligresti rendeva necessaria una ridefinizione delle strategie per tener conto anche delle esigenze del nuovo socio.
In più l’uscita di scena di Lina ha anche il sapore di un ricambio generazionale. Lina ha 65 anni, Rubegni 56. E in precedenza, con l’uscita dell’ottantenne Cesare Romiti e l’arrivo alla presidenza di Massimo Ponzellini (anche lui cinquantaseienne) si era verificato un altro ricambio generazionale.
La governance di Impregilo sembra adesso aver trovato un assetto più compatto rispetto a quando in Igli c’era la famiglia Rocca. Tra Gavio e Rocca, ad esempio, non c’era sempre stata uniformità di vedute. Mentre adesso Ligresti e Gavio, due grandi vecchi delle costruzioni, sembrano andare d’amore e d’accordo come pochi. Inoltre, mentre prima Gilberto Benetton era per così dire distratto dalla vicenda Abertis, adesso accantonata per ora la fusione con il gruppo spagnolo sembra più concentrato su come Impregilo possa produrre valore e apportare sinergie ad Autostrade.
Sembra che in questo momento i soci di Igli abbiamo trovato una specie di quadratura del cerchio su Impregilo. Almeno sulla carta. In teoria dovrebbero poter coesistere gli interessi dei soci e quelli di Impregilo senza che si producano frizioni, ma con soddisfazione di tutti. Il gruppo Gavio costruisce e gestisce autostrade, ma opera prevalentemente in Italia. Impregilo, invece, è un general contractor che può muoversi più agilmente all’estero garantendo durata dei lavori e costi, mentre può farsi da parte in un secondo momento quando ci sarà da gestire. Autostrade è specializzata nella gestione. In sostanza, i tre soci di Igli cercheranno di spartirsi la torta facendo crescere Impregilo senza tuttavia perdere di vista i propri interessi e anzi favorendone la composizione. Gavio e Ligresti non avranno difficoltà a raggiungere di volta in volta la migliore intesa fra di loro, che è già eccellente per i rapporti che hanno avuto in passato. Benetton, forse, avrà più difficoltà a verificare in ogni circostanza che siano rispettate anche le sue esigenze.
Dopo aver risanato i propri conti, Impregilo deve adesso vincere la sfida dello sviluppo. A fine giugno è stato dato mandato a Mediobanca di trovare delle possibili prede, in Italia o all’estero, dopo aver verificato l’impossibilità di fondere Impregilo con Astaldi.
A settembre si avranno forse le prime risposte.
La Repubblica, Affari & Finanza, 16 luglio 2007