Il sistema di giustizia penale ha bisogno di riforme. Deve porre la protezione dei diritti umani dei cittadini al di sopra della tutela di quelli che vengono percepiti come interessi delle istituzioni e dei funzionari statali` – ha affermato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa / Asia centrale di Amnesty International.
Il rapporto dell`organizzazione per i diritti umani analizza i fattori che contribuiscono all`impunità per le forze di sicurezza, tra cui ritardi amministrativi, procedure giudiziarie carenti e intimidazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti. Il rapporto mette inoltre in rilievo la mancanza di un organismo indipendente che
possa indagare in modo imparziale ed efficace sulle violazioni dei diritti umani compiute da funzionari statali e l`assenza di un archivio centrale delle violazioni commesse dalle forze di sicurezza.
Amnesty International, nel suo rapporto, si sofferma su alcuni specifici problemi:
– la tortura e i maltrattamenti, anche nel corso di periodi di detenzione non ufficiale, nel corso e al termine di manifestazioni, in carcere e durante il trasferimento dei detenuti;
– processi in corso in cui vengono ammesse, e anzi costituiscono un elemento centrale di prova, dichiarazioni estorte mediante la tortura;
– il rifiuto dei tribunali di riconoscere esami medici indipendenti in casi di maltrattamenti e tortura; solitamente, essi prendono in esame solo le risultanze provenienti dall`Istituto di medicina legale, organo alle dipendenze del ministero della Giustizia;
– la reintroduzione di una controversa disposizione, durante la revisione della Legge per combattere il terrorismo, che non afferma esplicitamente che l`uso della forza dovrebbe essere applicato solo se strettamente necessario e proporzionale e che quello della forza letale dovrebbe essere consentito solo quando ‘strettamente inevitabile per proteggere vite umane`;
– la mancanza di progressi nelle indagini su uccisioni da parte delle forze di sicurezza, in circostanze in cui esse non erano coinvolte in scontri armati e che quindi potrebbero configurarsi come esecuzioni extragiudiziali.
Nel marzo 2006, a Diyarbakur, nella Turchia orientale, una serie di manifestazioni contro il governo terminò con un`ondata di arresti. Sulla base dei rapporti del Servizio di assistenza legale dell`Ordine degli avvocati, si stima che il 35% degli arrestati, bambini inclusi, furono sottoposti a maltrattamenti e torture. Vennero avviate 35 inchieste che, a distanza di oltre un anno, non hanno dato luogo neanche a una incriminazione nei confronti delle forze di sicurezza.
Amnesty International ha apprezzato l`annunciata intenzione del governo di applicare una politica di ‘tolleranza zero verso la tortura` e di protezione dei diritti umani. L`organizzazione ha osservato una diminuzione delle denunce di maltrattamenti e torture in custodia di polizia e il miglioramento delle salvaguardie sulla protezione dei sospetti contro la tortura durante le fasi dell`arresto, della detenzione e degli interrogatori.
‘Questo impegno da parte del governo non potrà mai essere considerato effettivo e sincero fino a quando non saranno adottate misure per assicurare che i funzionari statali che violano la proibizione assoluta di tortura e di altri maltrattamenti siano portati di fronte alla giustizia. ‘Tolleranza zero verso la tortura` e altre gravi violazioni deve significare che i responsabili saranno sottoposti a indagini esaurienti e indipendenti, processati e condannati` – ha commentato Duckworth. ‘Niente meno di una politica completamente attuata di ‘tolleranza zero verso l`impunità` potrà porre fine allo spettro della tortura, degli altri maltrattamenti, delle uccisioni e delle sparizioni forzate che ancora caratterizzano la situazione dei diritti umani in Turchia`.