ROMA-ADISTA. Sono finiti i tempi in cui le congregazioni religiose affidavano i loro risparmi, nella speranza che li facessero fruttare, ai “banchieri di Dio” Gianbattista Giuffré (negli anni ‘50) e Michele Sindona (negli anni `70), benedicente Giulio Andreotti. Ora preferiscono operare in proprio, aggirando mediatori che spesso si sono rivelati, nella migliore delle ipotesi, solo dei truffatori. Ci provano i salesiani che, insieme agli orionini e alla Fondazione Cariplo, si lanciano nella grande finanza e danno vita ad un Fondo comune di investimento italo-lussemburghese da 5 miliardi di euro, destinato prevalentemente agli ordini religiosi e agli enti non profit.
La Provvidenza arriva dal Lussemburgo
L`accordo, ufficializzato alla fine del mese di maggio, ha avuto una lunga gestazione e vede come principale protagonista don Giovanni Mazzali, economo generale della Congregazione salesiana dal 1996 ma anche presidente della Polaris Investment Sa, una società finanziaria con sede in Lussemburgo costituita nel 2004 dalla Direzione Generale Opere don Bosco e dalla Piccola Opera don Orione per la gestione dei soldi dei due ordini religiosi. La scelta del Lussemburgo – uno dei ‘paradisi fiscali` preferiti dai gruppi finanziari internazionali – non è casuale, come ammette lo stesso Mazzali: rispetto all`Italia ci sono “interessanti” vantaggi sul fronte fiscale e c`è una “maggiore duttilità ed esperienza” nella gestione dei fondi. Cioè meno tasse e più profitti per la società salesiana-orionina che, appoggiandosi alla lussemburghese Caceis Bank (la cui sede si trova nello stesso edificio della Polaris, in Allée Scheffer 5), gestisce il fondo Ethical global balanced, che annovera come collaboratori i banchieri Rotschild e il Credit Agricole, e come consulente Mercer Human Resource Consulting. Revisore dei conti è la Price Waterhouse Coopers, una delle maggiori società mondiali di revisione di bilanci e di consulenza finanziaria che lo stesso Mazzali da qualche anno ha chiamato a collaborare con l`economato generale dei salesiani e che pare essere l`ispiratrice del progetto. “Se la Congregazione sceglie di affidarsi a simili consulenti è ovvio che l`approdo sia quello della speculazione finanziaria, che è la negazione assoluta del Vangelo”, spiega ad Adista un salesiano, che preferisce restare anonimo, della Direzione Generale Opere don Bosco.
Il meccanismo funziona, e così don Mazzali – che è anche membro dei comitati etici della Banca Popolare di Milano e di Eurizon Capital – pensa di esportare il business in Italia, con la creazione di un`altra società di gestione del risparmio (Sgr) che possa diventare punto di riferimento per istituti religiosi ed enti non profit desiderosi di investire i propri soldi affidandoli a ‘mani sicure`. In poco tempo viene trovato anche un partner: la Fondazione Cariplo di Giuseppe Guzzetti, che decide di investire nel progetto 5,5 miliardi di euro (cioè oltre il 60% per proprio capitale complessivo, che ammonta a poco più di 8,2 miliardi). Nasce così Polaris Investment Italia Sgr, una nuova società guidata dai salesiani e dalla Fondazione Cariplo così strutturata: Polaris Lussemburgo, presieduta da don Mazzali (coadiuvato dal suo confratello Alexandre Damians, che fa parte anche dell`equipe dell`economato generale dei salesiani), ha un capitale sociale ripartito fra Fondazione Cariplo (48%), Direzione Generale Opere don Bosco (39%) e Istituto Religioso della Piccola Opera della Divina Provvidenza di don Orione (13%); a sua volta Polaris Lussemburgo possiede il 100% di Polaris Italia, alla cui presidenza è stato chiamato Roberto Artoni (ex commissario Consob ed ex vicepresidente della Cariplo, attualmente docente di Economia alla Bocconi). Si attende l`autorizzazione della Banca d`Italia, dopodiché la nuova società sarà pienamente operativa e potrà iniziare le operazione finanziarie. E non si esclude l`ingresso di nuovi soci, sia profit che non profit, come confermano dalla Fondazione Cariplo.
Fondo etico, cattolico e armato
Polaris Italia punta ad avere come principali clienti congregazioni religiose ed enti non profit e funzionerà come un normale Fondo comune di investimento: raccoglierà cioè i soldi dei clienti e li investirà al meglio per farli fruttare, intascando ovviamente una commissione per le operazioni svolte. Si tratterebbe, secondo don Mazzali, di un fondo etico, dal momento che – spiega l`economo generale dei salesiani – Polaris non investirà né in titoli di Stato statunitensi, “perché Washington riconosce la pena di morte”, né in aziende farmaceutiche che vendono prodotti “non conformi alla morale cattolica”, cioè profilattici, altri contraccettivi e pillole abortive.
Ma la presunta eticità del Fondo inciampa subito sulle armi: in Italia, infatti, il depositario – la banca intermediaria che custodisce i titoli e il denaro del fondo e, di conseguenza, dei risparmiatori – sarà Intesa-San Paolo, cioè la ‘regina` delle “banche armate” (gli istituti che fanno intermediazione fra aziende armiere e Paesi acquirenti dal quale percependo compensi che possono variare dal 3 fino al 10 per cento della commessa). In base ai dati della Relazione sull`esportazione di armi appena consegnata dal governo al Parlamento, nel 2006 il gruppo San Paolo Imi ha incassato oltre 446 milioni di euro per conto delle industrie armiere, cioè il 30% dell`intero volume di affari autorizzato. E Banca Intesa (che dal 1 gennaio 2007 si è fusa con San Paolo), dopo aver annunciato qualche anno fa di volersi ritirare dal commercio di armi, nel 2006 ha incassato 46 milioni di euro (v. Adista n. 29/2007).
Per i salesiani e gli orionini è un doppio affare: oltre a far fruttare i soldi della congregazione ci sarebbero infatti anche i dividendi di Polaris. Un giro d`affari potenzialmente milionario – servirà, assicura Mazzali, per “borse di studio, missioni, scuole e sostegno alle popolazioni colpite da calamità naturali” – che dovrà però fare i conti con la agguerrita concorrenza ecclesiastico-finanziaria: quella del Gruppo Re, promotore di un analogo Fondo etico gestito anch`esso dal gruppo San Paolo (v. Adista n. 23/2007), e soprattutto dello Ior, la banca vaticana, che sembra non abbia accolto con particolare favore l`iniziativa dei salesiani.