Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo/Oil) si tratta della più vasta operazione effettuata in Brasile, da quando, nel 2002, è stato avviato un programma di riscatto dei contadini-schiavi con migliaia di ispezioni in altrettante ‘fazendas’ sparse per tutto il paese.
“Le condizioni degradanti in cui i braccianti sono obbligati a lavorare sono sempre le stesse: non hanno nulla, se non qualche balla di fieno, per coprirsi, nessun bagno, niente cibo. Sono situazioni che si ripetono con poche variazioni” ha riferito un portavoce del ‘Gruppo mobile’.
Secondo il procuratore del lavoro Luis Fernandes, i contadini liberati erano stipati in capanne fatiscenti all’interno di una piantagione di proprietà di un’azienda, la ‘Pagrisa’, situata a circa 250 chilometri dal Rio delle Amazzoni, vicino alla città di Ulianopolis. Di norma i braccianti vengono assunti con la promessa di un compenso, ma iniziano a indebitarsi già nel viaggio di andata verso le ‘fazendas’ dove sono obbligati a comprare cibo e generi di prima necessità a prezzi esorbitanti finché il debito non risulta inestinguibile. Secondo l’Oil/Ilo in Brasile esistono ancora tra i 25.000 e i 40.000 contadini-schiavi.
[FB] – BRASILE 4/7/2007