Conflitti ignorati

Filippine, la Arroyo come Pinochet

Enrico Piovesana
  Human Rights Watch: “Ci sono prove evidenti dell’esistenza di una ‘guerra sporca’ condotta dalle forze armate filippine contro attivisti e giornalisti di sinistra. Oltre cento testimonianze forniscono dettagli sul coinvolgimento di forze militari governative nell’assassinio e nel rapimento di membri di partiti politici e organizzazioni non governative di sinistra, giornalisti di sinistra, attivisti contadini e attivisti religiosi. L’assenza totale di procedimenti a carico dei militari responsabili chiama in causa la responsabilità delle più alte sfere del governo”.
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La guerra sporca contro ‘i rossi’. Con queste parole, Sophie Richardson, viceresponsabile di Human Rights Watch per l’Asia, commenta il duro rapporto con cui la nota organizzazione statunitense accusa apertamente il governo di Manila di condurre una sanguinosa persecuzione contro la sinistra interna con la scusa della lotta contro la guerriglia comunista del Nuovo Esercito Popolare (Npa).

Nelle 84 pagine del rapporto, intitolato “Scared Silent, Impunity for Extrajudicial Killings in the Philippines”, sono riportati in dettaglio decine di casi. Tra i più noti: il pastore metodista Isaias Santa Rosa, impegnato nelle lotte contadine, ucciso il 3 agosto 2006; il fondatore del partito “Prima il Popolo” Sotero Llamas, ucciso il 29 maggio 2006; il pastore evangelico Andy Pawikan, ucciso davanti agli occhi di suo figlio di sette mesi il 21 maggio 2006. Tutti casi in cui il coinvolgimento di militari era provato, ma che non hanno dato luogo ad alcun processo.

Ordini e coperture dall’alto. Secondo i dati raccolti dall’associazione filippina Karapatan, da quando la presidente Gloria Macapagal Arroyo è salita al potere, nel 2001, gli omicidi politici commessi dai militari filippini sono stati almeno 800; 200 le sparizioni. “Le uccisioni di esponenti di sinistra hanno registrato un’impennata dal febbraio 2006 – si legge nel rapporto di Hrw – dopo che la Arroyo accusò i partiti di sinistra di cospirare per un golpe e di lì a poco dichiarò ‘guerra totale’ contro la guerriglia dell’Npa, lasciando intendere ai militari che i loro abusi sarebbero stati tollerati”.

Secondo il governo di Manila, tutte le vittime sarebbero in qualche modo collegate con i ribelli comunisti dell’Npa. Ma tutti i casi esaminati da Hrw riguardano invece persone che nulla hanno a che fare con la guerriglia né mai l’hanno avuto.

“La Commissione Melo istituita dalla Arroyo lo scorso agosto per indagare su questo fenomeno – scrive Hrw – non ha fatto nessuna luce sui casi esaminati: le versioni distorte dei fatti fornite dai militari chiamati a testimoniare non sono mai state contrastate e, anzi, è stato lasciato loro spazio per disquisire sull’importanza della lotta contro la guerriglia comunista”.

Stop al sostegno militare Usa. Human Rights Watch conclude il suo rapporto chiedendo che gli Stati Uniti interrompano il sostegno militare all’esercito filippino fino a quando il governo di Manila non intraprenderà azioni concrete per contrastare questa ‘sporca guerra’, così simile a quelle condotte dalle dittature militari sudamericane.

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