Crimini ambientali

Brasile: movimenti sociali contro deviazione Rio Saõ Francisco

Francesca Belloni
  Oltre 1.500 persone, rappresentanti di organizzazioni sociali, popoli e comunità tradizionali, hanno occupato le terre in cui il genio militare ha iniziato il mese scorso i lavori per la costruzione del controverso progetto di deviazione del fiume Saõ Francisco, terzo corso d’acqua del paese lungo 2.700 chilometri da cui, in 5 stati del nord-est brasiliano, dipende la sopravvivenza di 15 milioni di persone.
Condividi su facebook
Condividi su whatsapp
Condividi su email
Condividi su print

I manifestanti hanno allestito un accampamento a Cabrobó, nello Stato nord-orientale di Pernambuco – uno dei due comuni, insieme a quello di Petrolândia, da cui partiranno 720 chilometri di canali – annunciando che la protesta andrà avanti “a tempo indeterminato”.

Secondo il progetto del governo – hanno riferito i promotori della protesta – le acque che saranno deviate serviranno al 70% per l’irrigazione di grandi coltivazioni e allevamenti di gamberi, al 26% per uso industriale e solo al 4% per le popolazioni delle aree rurali e urbane.

“La mobilitazione si svolge in modo pacifico e coinvolge movimenti popolari degli Stati di Alagoas, Sergipe, Pernambuco, Bahia e Ceará” si legge in una nota pervenuta alla MISNA dal Consiglio indigenista missionario (Cimi). “È un’azione che punta all’archiviazione del progetto a favore di tecnologie alternative per garantire la vita nelle aree semi-aride; inoltre il popolo indigeno Truká rivendica la proprietà delle terre interessate dai lavori” aggiunge il comunicato.

In una cerimonia simbolica ieri 200 indigeni, rappresentanti di 16 comunità native, hanno danzato attorno a un cratere scavato dall’esercito, riempiendolo con terra e cemento armato lasciato dai militari e issandoci sopra una croce; sulla terra sono stati poi piantati fagioli, miglio e diverse specie di alberi.

“Il presidente deve ascoltare la gente del nord-est e smettere di ascoltare le elite. Con questa azione simbolica vogliamo seppellire il progetto che è un vero assalto al popolo brasiliano” ha detto Jose Josivaldo Alves de Oliveira, del Movimento delle vittime delle dighe. Oggi all’accampamento sono attesi i vescovi di Barra monsignor Luiz Flavio Cappio, e Juazeiro, monsignor Jose Geraldo, che celebreranno un atto ecumenico con i dimostranti.

Nel 2005 la mobilitazione contro il progetto di deviazione del fiume Saõ Francisco aveva visto come massimo esponente proprio monsignor Cappio, protagonista di uno sciopero della fame di 11 giorni, interrotto solo quando il governo si impegnò a discutere pubblicamente il progetto.

La costruzione di sette impianti idroelettrici lungo il fiume Saõ Francisco – ricordano i movimenti contrari al progetto di deviazione – ha comportato finora il disboscamento indiscriminato e, l’inquinamento prodotto dalle scorie industriali che “uccidendo il fiume, uccidono il suo popolo”, in un corso d’acqua che ospita centinaia di isole abitate dalle comunità indigene e ‘quilombolas’, formate dagli ex-schiavi africani fuggiti dalle piantagioni nel primo periodo coloniale del Brasile.

[FB] – BRASILE 28/6/2007

 Questa storia è stata letta 2980 volte

La Spoon River dei braccianti

Il libro
La Spoon River dei braccianti

Otto eroi, italiani e no, uomini e donne.
Morti nei campi per disegnare un futuro migliore. Per tutti.
Figure da cui possiamo imparare, non da compatire.

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su email
Condividi su whatsapp

Laterza editore

Lo sfruttamento nel piatto

Le filiere agricole, lo sfruttamento schiavile e le vite di chi ci lavora


Nuova edizione economica a 11 €

Lo sfruttamento nel piatto

Ricominciano le presentazioni del libro! Resta aggiornato per conoscere le prossime date