Il sindacato ritorna sull’argomento a meno di 10 giorni dall’accordo sui termovalorizzatori tra il Governo nazionale e la Regione Sicilia. E lo fa con un documento che descrive l’attuale andamento della gestione dei rifiuti in Sicilia e le proiezioni per il prossimo futuro a piano vigente. La Cgil non lesina le critiche al governo regionale per le politiche sul settore ma anche quelle all’indirizzo del ministro dell’Ambiente, giudicando “incomprensibile” il via libera al piano della regione e ancor di più “i successivi distinguo”.
“Di fatto quell’accordo – scrive la Cgil – è un colpo di spugna sulle lotte delle popolazioni interessate- che assisteranno a un pericoloso aumento delle emissioni inquinanti in atmosfera-, del sindacato e degli ambientalisti. Ma cancella anche le contestazioni della Commissione europea”. Questo accade, rileva il documento della Cgil, in una regione che “sopporta il 15% di tutte le emissioni di gas serra del paese con appena il 3% delle industrie”; dove (secondo gli ultimi dati della Corte dei Conti), dal 1999 al 2005 la percentuale dei rifiuti smaltiti in discarica è scesa solo di 7 punti (dal 97,2% al 90,7%) a fronte del calo nazionale dal 76,7% al 54,3%”.
Non va meglio sulla raccolta differenziata, che si attesta al 5,5% a fronte del 24,3% dell’Italia, né la Cgil giudica attendibile, in quanto difficile da mantenere vista la preponderanza dell’incenerimento, la promessa di incremento fatta in occasione dell’accordo del 12 giugno”. Il sindacato evidenzia anche i ritardi sugli impianti di compostaggio e di selezione della frazione secca. E ricorda i risvolti giudiziari collegati all’argomento dei termovalorizzatori, che la Cgil si augura si definiscano al più presto, che riguardano il preannunciato licenziamento di due funzionari che avevano denunciato irregolarità. La cilegina, inoltre, sulla torta è ciò che accadrà quando il Parlamento nazionale approverà- “ed è inevitabile che accada”, dice la Cgil- la modifica del Cip6 /’92, che consente, in contrasto con la normativa europea, gli incentivi per le fonti “assimilate”, in questo caso i termovalorizzatori.
“E’ su questo- osserva la Cgil- che si regge l’economia del progetto e il finanziamento (circa 2 miliardi di project financing) da parte delle banche interessate. Quando questo salterà è dunque presumibile che le banche si ritireranno”.