La vicenda, riproposta in questi giorni da un’approfondita inchiesta dell’emittente televisiva araba ‘Al Jazeera’, è nata quando la compagnia Metaloxa ha aperto nel 1979 l’impianto di riciclaggio in questa città di oltre 100.000 abitanti a circa 15 chilometri dalla capitale Santo Domingo, in teoria tra le più ricche del paese a causa delle attività portuali e della presenza di centinaia di industrie, ma in realtà abitata in prevalenza da famiglie povere.
Dopo varie proteste la Metaloxa ha chiuso l’impianto, interrato le batterie e serrato il luogo con una porta di metallo, ma le piogge hanno scavato varchi nel terreno e la miseria ha spinto molti a scavare per portarsi via qualsiasi tipo di metallo da rivendere, compreso il cancello che impediva l’ingresso. A tutt’oggi molti bambini, per ignoranza o mancanza di controllo da parte dei genitori, si introducono nel sito per giocare.
Le conseguenze sono purtroppo sotto gli occhi di tutti: con nel sangue livelli di piombo cinque volte più alti di quelli consentiti, numerosi bimbi e adolescenti restano intossicati e sperimentano gravi forme di infiammazione al cervello, da cui derivano serie difficoltà di apprendimento (per esempio a 12 anni non sanno leggere né scrivere), disturbi alla vista e, in alcuni casi, demenza irreversibile.
Per il momento la questione resta aperta e lo stesso ministero dell’ambiente, nato solo pochi anni fa, stenta a farsi carico del caso in maniera adeguata.
[CO] – REPUBBLICA DOMINICANA 22/6/2007