Italiani in Nigeria

Delta del Niger, l`esercito `libera` l`impianto Eni e fa 12 morti

Stefano Liberti
  Raid all`alba delle truppe federali nella stazione di pompaggio in Nigeria gestita dalla compagnia italiana. Era stata occupata domenica 17 giugno da un gruppo che voleva ottenere un riscatto in denaro.
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Si è conclusa con un raid militare l`occupazione dell`impianto di Ogbainbiri, gestito dall`Eni, nel Delta del Niger, dove domenica scorsa, un gruppo di militanti aveva preso in ostaggio un numero imprecisato di lavoratori. All`alba di ieri, truppe dell`esercito nigeriano sono intervenute in loco, uccidendo 12 militanti e liberando gli ostaggi. La dinamica degli eventi non è chiara, come non lo è il numero delle persone coinvolte: secondo quanto affermato dall`Eni sul suo sito, nell`azione di domenica erano stati catturati 11 soldati e 16 lavoratori. Un portavoce dell`esercito ha invece dichiarato di aver trovato solo 11 tecnici al momento del raid e che dei soldati presi in ostaggio non vi era traccia.

L`occupazione dell`impianto ha ridotto di 37mila barili al giorno la produzione di greggio del Delta, portando a 711mila barili (su un totale di 2,5 milioni) le perdite quotidiane causate dall`azione dei vari gruppi militanti che si agitano nella regione.

Secondo fonti ben informate nel Delta, l`azione contro l`Eni è stata condotta da gruppi di criminali a caccia di riscatto e non è da ascrivere alle principali formazioni politiche attive nell`area, né al Movimento per l`emancipazione del Delta del Niger (Mend) – che ha formalmente smentito la paternità dell`atto – né al Federated Niger Delta Ijaw Communities (Fndic), un gruppo molto attivo nello stato di Bayelsa, dove è situato l`impianto di Ogbainbiri.

I gruppi militanti sono infatti al momento impegnati in una dialettica con il nuovo governo federale, presieduto da Umaru Yar`Adua. La settimana scorsa, è stato rilasciato su cauzione il carismatico leader guerrigliero Mujahid Alahji Dokubo-Asari, tenuto in carcere dal settembre 2005 dall`ex presidente Obasanjo con l`accusa di «alto tradimento». La liberazione di Asari era una delle principali richieste dei gruppi armati per avviare un negoziato con il governo. Annunciata da diversi segnali già dopo le elezioni di aprile, è stata accolta molto positivamente nel Delta: «Asari è tornato trionfante a Port Harcourt con un corteo di suoi sostenitori, che hanno sfilato per la città per ore», ci ha raccontato al telefono un testimone oculare, secondo il quale ora il leader guerrigliero si troverebbe nei creeks (le basi nelle paludi del Delta) per riprendere contatti con i suoi compagni di lotta.

In questo contesto, l`attacco all`Eni aveva sorpreso un po` tutti gli osservatori: in occasione dell`insediamento del nuovo governo, alcuni gruppi militanti – in primis il Mend – avevano deciso di decretare un cessate il fuoco di un mese per vedere come si sarebbe comportato il neo-presidente Yar`Adua. Quest`ultimo, nel suo discorso di insediamento ha citato il Delta del Niger come «una priorità del suo governo» e ha immediatamente acconsentito alla liberazione di Dokubo-Asari dimostrando, almeno apparentemente, di voler voltare pagina rispetto alla precedente gestione di Olusegun Obasanjo.

Il Manifesto, 22 giugno 2007

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