“La Mauritania è un paese rispettoso della legge, che rispetta le convenzioni internazionali e non potrebbe mai accettare di ospitare sul proprio territorio un centro di detenzione segreto” ha detto mercoledì il ministro degli Esteri mauritano, in risposta alla stampa locale che nei giorni scorsi ha rilanciato nel paese estratti dell’articolo di Harsh alimentando polemiche e dibattiti.
Nel suo articolo, ‘Il rapporto del generale’, il giornalista americano del New Yorker intervista il generale dell’esercito americano Antonio Taguba, il responsabile dell’inchiesta interna alle forze armate sugli abusi compiuti dai soldati statunitensi nel carcere di Abu Ghraib in Iraq. In nove pagine, fitte di testimonianze di prima mano, ricostruzioni e documenti ufficiali, ‘Sy’ Harsh ricostruisce il grande lavoro fatto da Taguba per indagare a fondo sugli abusi dei soldati Usa e l’ostracismo dei vertici dell’amministrazione americana (soprattutto al Pentagono), conclusosi con il pensionamento anticipato (nel gennaio 2007) del generale di origini filippine.
Il riferimento alla Mauritania compare nella ottava e penultima pagina dell’articolo quando, citando un ex-responsabile dei servizi segreti americani coperto da anonimato, Harsh scrive che mentre cominciavano a trapelare le prime notizie sull’esistenza di prigioni segrete Usa in Europa (grazie alle rivelazioni del Washington Post) e l’amministrazione cercava di correre ai ripari chiudendo questi centri, “un nuovo centro di detenzione veniva aperto in Mauritania”. “Dopo che un governo amico degli Stati Uniti aveva preso il potere, con un golpe bianco condotto nell’agosto 2005, l’amministrazione ha ritenuto più semplice per i servizi segreti effettuare e nascondere i voli segreti in questo paese” scrive Harsh.
In alcune recenti interviste, il giornalista ha poi fornito altri particolari non inseriti nel suo articolo e relativi al “sostegno” e “profondo coinvolgimento” statunitense nei confronti della giunta militare che prese il potere in Mauritania nell’agosto del 2005. Nella stessa intervista Harsh precisa che nei due anni di governo della giunta militare (che nei mesi scorsi ha ceduto il potere a un governo eletto al termine di un processo elettorale definito ‘corretto’ dagli osservatori internazionali) i “soldati americani entravano e uscivano dal paese senza bisogno di alcun visto”. Harsh precisa poi che nel centro di detenzione in Mauritania vi sarebbero tra i 30 e i 40 detenuti.
[MZ] – MAURITANIA 22/6/2007