Quelli del Ponte

I Benetton vincono la guerra su Aeroporti di Roma Adr

Alessandra Carini
  Macquarie pronta a cedere il 45%: domenica 17 giugno patto e Cda di Gemina. L’uscita degli australiani dal libro soci di Aeroporti di Roma sblocca la partita del nuovo piano industriale da 2 miliardi.
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Dopo mesi di liti e di veleni alla fine i Benetton ce l’hanno fatta. Con un’offerta che è tra 1,2 e 1,3 miliardi compreranno, insieme agli altri soci di Gemina, gli Aeroporti di Roma. L’offerta, fatta avere l’altro ieri in maniera informale al gruppo Macquarie, verrà esaminata ufficialmente in una riunione del Cda e del patto di sindacato che si terrà domenica.

Ma gli australiani hanno fatto sapere, sempre in maniera informale, che daranno il loro via per cedere il loro 45% di Adr e sbloccare una situazione che li aveva visti impantanati ormai da mesi nelle liti sul piano industriale e sul futuro di Adr. Fino a domenica i titoli Gemina, che ieri avevano paurosamente oscillato in Borsa sull’onda delle voci della nuova offerta facendo perdere punti al titolo – mentre Maquarie ne aveva guadagnati – rimarranno sospesi. Scontato comunque il sì della finanziaria milanese, anche se il condizionale è d’obbligo in una vicenda che si trascina da mesi con liti e accuse tra i soci dell’azionista di riferimento, quell’Investimenti e Infrastrutture dove siedono insieme a Sintonia dei Benetton (con il 31,5%), il Fondo Clessidra di Claudio Sposito con il 31,5% la finanziaria Bigli dei Romiti con il 34% e Capitalia con il 3%.

L’operazione non è di poco conto anche perché con l’acquisizione si dovrebbe rivoluzionare l’azionariato di Gemina e anche la politica di partecipazioni. Mediobanca e Capitalia, advisor della finanziaria milanese, dovrebbero, infatti, intervenire con un finanziamento ponte a supporto dell’offerta in modo da chiudere da subito la partita con gli australiani che avevano, con il supporto di Banca Intesa, messo in piedi l’ipotesi di una cordata italo australiana per prendere il controllo di Adr. Ma troppo complicata è risultata, per il gruppo straniero, la gestione di una vicenda che non solo vedeva gli azionisti di Adr l’un contro l’altro armati, a partire dagli stessi Romiti, che ne avevano a suo tempo favorito l’ingresso in Adr e che ora, sconfitti, usciranno da Gemina. Ma, insieme a questo, troppo bizantina e densa di risvolti politici si è rivelata l’acquisizione di un aeroporto, come quello romano, al centro degli interessi degli enti locali e degli investitori che vi sono entrati di recente, come il gruppo di Silvano Toti che siede nella finanziaria dopo avere rilevato, a termine, quel 12,1% a suo tempo posseduto da Save.

In Gemina, infatti, oltre a Investimenti e Infrastrutture (che detiene il 23,6%) siedono i Toti, ancora i Romiti con Bigli (5%), Mediobanca (12,53%), Capitalia (2%), Generali (3,61%) e Ligresti (4,17%). Tutti questi soci dovrebbero domenica dire sì all’operazione in un ginepraio di patti siglati a diversi livelli del controllo (dentro Investimenti e Infrastrutture e dentro Gemina, e infine dentro Adr) in cui si orizzontano, ormai, solo gli avvocati. Una volta ottenuto il sì degli australiani, però, grossa parte del cammino è fatta, anche se il pezzo che manca, e cioè la ridistribuzione degli equilibri dentro Gemina in primis e la gestione del piano industriale di Adr e tutt’altro che in discesa. Gemina infatti dovrebbe affrontare l’esborso per conquistare Adr sia con un aumento di capitale, sia con un aumento dell’indebitamento. In un secondo tempo potrebbe attenuare l’onere facendo entrare altri operatori. C’è la questione della liquidazione dei Romiti che dovrebbero uscire dall’azionariato con un pacco che, a conti fatti, è di circa 100 milioni.

Parte di questi impegni dovrebbero vedere la dismissione delle partecipazioni come quella in Rcs che si porta dietro il diritto di un posto nel patto di sindacato. Poi ci sarà da mettere in piedi Adr bloccata nei suoi investimenti dalle liti degli ultimi mesi che hanno fermato un piano di investimenti di circa due miliardi che vedrebbe anche notevoli cambiamenti per l’assetto di Fiumicino e il probabile spostamento e rifacimento dell’aerostazione. Ma dietro l’avventura di Adr ci sono anche notevoli scommesse sugli investimenti da fare e la loro collocazione: prova ne siano gli interessi che hanno sia i Toti come grandi costruttori sia i Benetton come proprietari di tutti i terreni intorno alla zona di Maccarese nei dintorni dell’aeroporto.

È una scommessa che per i Benetton vale perciò la pena di essere giocata per avere una presenza rilevante in quel settore infrastrutturale partendo dal più importante sistema aeroportuale quello che fa capo a Fiumicino e Ciampino che dovrebbe arrivare, nei prossimi anni, a 50 milioni di passeggeri. Sul loro cammino, però, rischiano di incontrare, come gli altri attori aeroportuali, di nuovo il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro. Per oggi è convocato infatti un Cipe che dovrebbe esaminare la questione delle tariffe aeroportuali ferme da anni.

La Tribuna di Treviso, 15 giugno 2007

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