E lo scive in una nota distribuita ai giornalisti a Vicenza poco prima dell`inizio di una conferenza stampa prevista all`interno della caserma Ederle. L´occasione è l´inizio della fase attuativa della costruzione della base. «L`approvazione dell`Italia al progetto sul Dal Molin, già espressa dal precedente governo italiano, è stata ribadita dal presidente del Consiglio Prodi a gennaio e a maggio di quest`anno. Il presidente del Consiglio ne ha poi dato ulteriore conferma durante il suo incontro con il presidente Bush il 9 giugno a Roma», si legge ancora nella nota.
Ma se l´ambasciatore si dice convinto che la base si farà, c´è anche chi non lo è per niente. È il Presidio permanente contro la base Usa di Vicenza “No Dal Molin”, che si stava preparando anche alla visita di Prodi a Padova, prevista per venerdì, ma poi annullata. «Dopo poche ore dall`annuncio della nostra presenza, il Presidente del Consiglio ha declinato l`invito padovano», dicono. «Una coincidenza sospetta, che l`ha salvato dal baccano delle nostre pentole. A quanto pare il presidente del Consiglio ha pensato bene di evitare di avvicinarsi a Vicenza», prosegue il Presidio. «È evidente che Prodi non ha alcuna risposta da dare ai vicentini; del resto, cosa potrebbe rispondere a chi gli chiede conto dell`aver autorizzato la costruzione di 21 depositi per materiali nucleari, biologici e chimici a 1.500 metri dal centro della città berica? Ma Prodi non s`illuda – conclude il Presidio No Dal Molin – lui può anche restare alla larga dal Veneto, noi continueremo comunque la nostra lotta. E, prima o poi, gliele suoneremo di nuovo (le pentole)».
Proprio in relazione alla visita a Vicenza, mercoledì è stata presentata un´interpellanza urgente al ministro della Difesa Parisi dalla senatrice del Prc-Se Lidia Menapace, presidente della Commissione d`inchiesta sull`uranio impoverito. «Da un dossier, redatto dal Presidio permanente contro la base all`aeroporto Dal Molin e presentato a Vicenza il 7 giugno scorso, – scrive la senatrice – risulta che il progetto della base prevede 21 depositi per armi nucleari, chimiche e batteriologiche, docce anticontaminazione e stanze per interrogatori, mentre soltanto il 16% degli edifici verrebbe utilizzato per i dormitori. L`ingegnere chimico Guglielmo Verneau, esperto in armi chimiche e batteriologiche, ha riferito che, nel documento della riunione del comitato misto paritetico la sigla “nbc” è stata tradotta con “biochimico” mentre in realtà quella sigla dovrebbe essere tradotta con “nucleare, biologico e chimico”». «L`esperto – osserva ancora Menapace – ha sottolineato che secondo una legge del 1963 “con una base militare situata a 135 metri dalla pista, non è consentito l`utilizzo della struttura per scopi civilì e ha inoltre dichiarato che “leggendo le diciture delle destinazioni d`uso degli edifici, risulta che al Dal Molin ci sarà il Comando della Combat Team. Dunque la Ederle sarà sottomessa al Dal Molin”. Se l`interpretazione della sigla “nbc” fosse confermata, la popolazione vicentina sarebbe esposta al pericolo non solo delle cosiddette “bombe sporche” che rilasciano nell´aria sostanze radioattive, ma anche di armi batteriologiche o chimiche come i gas nervini. Secondo la legge citata dall`ingegner Verneau, inoltre, la struttura del Dal Molin non potrebbe essere usata per scopi civili, come era stato invece assicurato ai cittadini».
In base a queste considerazioni la senatrice Menapace chiede al ministro se la notizia relativa alla possibile presenza di armi »nucleari, biologiche e chimiche«, o di loro parti, all`interno della futura base corrisponde a verità; per quale motivo sia stato assicurato ai vicentini l`utilizzo civile dell`aeroporto se questo è espressamente vietato da una legge dello Stato; se è vero che solo il 16% della struttura sarà adibita a dormitori.
L`Unità, 14 giugno 2007