L`Italia nucleare

Sogin. Quanti favori atomici

Primo Di Nicola
  La Sogin, società incaricata di gestire gli impianti nucleari, ha firmato ieri un accordo che prevede di spendere 250 milioni per far `ripulire` in Francia 235 tonnellate di combustile nucleare. Una notizia positiva, anche se poi le scorie `trattate` torneranno in Italia dove non è stato ancora individuato un deposito per i rifiuti radioattivi. Ma cosa ha fatto negli scorsi anni la Sogin?
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Le vecchie centrali e gli altri impianti a rischio sono ancora in piedi a vent’anni dal referendum. E i 25 mila metri cubi di rifiuti radioattivi continuano ad aspettare di essere messi in sicurezza. Ci sarebbe stato tanto da fare, ma alla Sogin, la Società per la gestione degli impianti nucleari, incaricata della bonifica, si è pensato soprattutto a spendere. In ricche consulenze: come quella allo studio di Cesare Previti o quella affidata a Luigi Frati, preside della facoltà di Medicina della Sapienza di Roma, tirato in ballo nei mesi scorsi per i disservizi del Policlinico, ma chiamato dai vertici della Sogin a fornire illuminati pareri. O in iniziative singolari: come l’esosa partecipazione al Salone del libro usato della Fiera di Milano, distante anni luce dalla mission della società, ma da sempre nel cuore del senatore Marcello Dell’Utri. Oppure a fare assunzioni per accontentare alti dirigenti interni e uomini politici, del centrodestra soprattutto, che non si sono risparmiati in segnalazioni e lettere di raccomandazione, come risulta dalla documentazione di cui “L’espresso” è entrato in possesso. È il caso dell’ex sottosegretario Cesare Cursi (An) o dell’ex vicepresidente della Camera Publio Fiori: tutti in cerca di sistemazione per i loro protetti.

La consulenza elargita nel 2004 a Frati «riguarda gli aspetti radiologici delle attività di condizionamento di rifiuti e materie radioattive ed i loro eventuali impatti sanitari». Non si conoscono le risultanze del suo studio, quello che è certo è che all’incarico la Sogin doveva attribuire una grande importanza visto il compenso deciso per il professore: 50 mila euro. E che dire della partecipazione alla mostra del libro antico costata altri 257 mila euro? Il pretesto è stato quello di fare conoscere la società ai visitatori; in realtà si è trattato di un grazioso favore concesso agli organizzatori su sollecitazione di Riccardo Pugnalin, stretto collaboratore di Dell’Utri.

E Cesare Cursi? Lui, sempre nel 2004 scriveva a Giancarlo Bolognini, ad di Sogin, allegando il curriculum di Barbara Bellomo, laureata in ingegneria: «Come puoi rilevare», caldeggiava il sottosegretario, «la sua professionalità e le esperienze acquisite sono tali da poter sperare in una sua collocazione nella società da te diretta». Mentre Publio Fiori, che aveva a cuore le sorti del perito agrario Maurizio Paolantoni, scriveva al solito Bolognini per avere notizie sull’inquadramento del suo raccomandato «nell’ambito del servizio protocollo generale».

Linguaggio esplicito, come il clima regnante a Sogin. Un andazzo che non è piaciuto a molti parlamentari: Salvatore Bonadonna, senatore di Rifondazione, ha presentato interrogazioni sulla gestione della società, mentre il deputato Aleandro Longhi, ex diessino approdato al gruppo misto, sulle spese folli della Sogin ha addirittura chiesto una commissione parlamentare d’inchiesta. Che si tratti solo di accanimento politico da parte di esponenti della sinistra? No, perché sul gonfiamento degli organici della società, le spese strane e i costi delle consulenze hanno mosso critiche anche la Corte dei conti e, soprattutto, l’Autorità per l’energia e il gas. Quest’ultima, come soggetto erogante delle quote della bolletta elettrica pagata dagli utenti e destinata a Sogin (circa 1 miliardo di euro riconosciuti dal 1999 e il 2006) per finanziare il decommissioning nucleare, non ha addirittura riconosciuto alla società, per il triennio 2002-2004, una cifra di 5 milioni di euro che va fatta risalire proprio all’esplosione degli organici, alle consulenze e al denaro divorato dalla sede di Mosca (vedere scheda a fianco).

Capitolo assunzioni. Scrivono in tanti per sollecitarle. In molti casi le richieste sono state esaudite, per altri si aspetta ancora l’occasione giusta. Il direttore generale per gli armamenti aeronautici invoca l’assunzione del figlio Andrea Cardinali; Giorgio Bitti, segretario dell’ex viceministro Baldassarri, per conto del quali dice di scrivere, chiede un posto per Elisabetta Girardi, capo scout dell’Agesci; Salvatore Sfrecola, capo di gabinetto dell’ex vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, sollecita favori per Federico Fedele; Mario Palombo, senatore forzista ed ex alto ufficiale dei carabinieri, domanda un posto per Fabrizio Cordaro direttamente al generale Carlo Jean, presidente di Sogin fino a qualche mese fa: «Carissimo comandante», scrive con piglio militare, «mi permetto di segnalarti un elemento motivato e capace che ritengo potrebbe esserti molto utile». Come Claudio Moccia, esperto di “customer operations” in Telecom che, con la spintarella di Ernesto Marzano, fratello di Antonio, ex ministro delle Attività produttive, vorrebbe tanto sbarcare in Sogin; oppure come l’ingegnere Antonio Mazzamauro, per il quale si spende Federico Echberg, esponente romano di An, collaboratore di Adolfo Urso, l’ex viceministro delle Attività produttive. Rivolgendosi con una mail al capo del personale Sogin Maurilio Fraboni, Echberg spiega che «l’ingegner Mazzamauro mi è stato presentato da un amico di Adolfo». E tanto basta. Ma a sollevare l’indignazione dell’onorevole Longhi sono soprattutto altre pratiche eccellenti sbrigate da Sogin e concluse con puntuali assunzioni.

Quelle di Pierfrancesco Baldassarri, figlio di Mario (An), al tempo viceministro dell’Economia (il ministero che controlla Sogin); di Silvia Mucchi, nuora di Gustavo Selva (An), allora presidente della commissione Esteri della Camera; di Fiorenza Cocco, nuora di Paolo Togni, potente capo di gabinetto dell’ex ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, nonché membro del cda di Sogin. E non è finita. Ci sono le assunzioni sponsorizzate dal consigliere d’amministrazione Paolo Mancioppi (Andrea Pezzani, Roberto Nicolodi e Massimo Ziliani); dal suo collega Silvio Cao (Giancarlo Ventura, «una risorsa da non perdere per Sogin»); dal dirigente Angelo Papa (il genero Gianluca Gorini ) e quelle attribuite al capo del personale Fraboni: il cognato Romeo Panetta, la compagna Laura Dell’Ascenza nonché l’ex fidanzato di quest’ultima, Fabrizio Mandolini.

Manica larga anche per le consulenze. La Sogin può contare su una apposita direzione e un nutrito ufficio stampa. Ciononostante spende in un solo anno 260 mila euro per assicurarsi le prestazione della Civicom per la realizzazione di prodotti e servizi di comunicazione; 12 mila euro per il giornalista Rai Umberto Andalini per la riproduzione dei filmati sul nucleare consultabili nell’archivio di viale Mazzini e altrettanti per una «mappatura della realtà territoriale piemontese» affidata a Marco Reis, già addetto stampa di Enel e Enea. Dalla comunicazione al fisco: et voilà 10 mila euro per una consulenza allo studio Vitali-Romagnoli-Piccardi e associati dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti (che ne è uscito una volta entrato al governo). Dal fisco ai pareri legali ed ecco spuntare una parcella per lo studio Previti (altri 10 mila euro), proprio quello di Cesare, l’onorevole di Fi, chiamato a fornire lumi su una controversia tra Italia e Stati Uniti sulla proprietà delle barre di combustibile nucleare Elk River stoccate a Rotondella (Matera).

Un’autentica chicca la riserva l’ex presidente di Sogin, il generale Jean in persona. Nominato nel 2003 anche commissario per l’emergenza nucleare, con l’incarico di mettere in sicurezza gli impianti a rischio attentati dopo l’11 settembre e costruire un sito nazionale di stoccaggio per i rifiuti radioattivi, Jean vuole individuare i luoghi per questo deposito. Problemi economici non ne ha: la sua struttura commissariale può attingere ai fondi di Sogin. Dà quindi corso all’affidamento di uno studio, che per 37 mila 500 euro viene assegnato a Silvio Cao. Dov’è il problema? Sulla professionalità di Cao, niente da dire, è un ingegnere. Ma c’è un piccolo particolare: Cao, oltre che amico di Jean, è anche consigliere di amministrazione di Sogin, la società che paga la parcella.

L`Espresso, 9 giugno 2007

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