La spesa militare mondiale nel 2006 è cresciuta a 1204 miliardi di dollari , il 3,5% in più rispetto al 2005. Nel periodo 1997 –2006 tale spesa è salita del 37%. È aumentata anche quella media pro capite: da 173 dollari nel 2005 a 184 nel 2006. Lo afferma il SIPRI, il prestigioso istituto sul disarmo di Stoccolma, che nella capitale svedese l’11 giugno ha presentato il suo Yearbook 2007.
I primi 15 Paesi nella spesa per la difesa totalizzano complessivamente l’83% del totale mondiale. Anche nel 2006 gli Stati Uniti si confermano come il paese che più ha speso nel settore militare, ben 529 miliardi di dollari, poco meno della metà della spesa totale mondiale. Seguono a grande distanza la Gran Bretagna (59,2 miliardi di dollari), la Francia (53,1 miliardi) e la Cina (50 miliardi), al primo posto in Asia. Pechino ha notevolmente aumentato la spesa, superando il Giappone fermo a 44 miliardi, la Russia con 35 e l’India con 24 miliardi. Il livello record degli USA, dovuto alle guerre in Afghanistan ed Iraq, non è indifferente, visto i riflessi negativi che ha comportato per l’economia statunitense.
Mentre i vertici del G8 faticano a trovare i fondi per mantenere fede agli impegni assunti nei confronti dell’Africa e degli altri paesi poveri, per gli eserciti degli 8 grandi sembrano non esistere problemi economici. Eppure, anche solo una piccola percentuale della spesa militare potrebbe fare la differenza per molti.
Import ed export
Il corposo rapporto esamina anche il commercio internazionale delle armi, aumentato del 50% rispetto al 2002. I principali importatori sono Pechino e New Delhi, nonostante l’India sia il paese con il maggior numero di poveri al mondo. E’ quindi chiaro che un alto livello di spesa militare toglie risorse per restituire la dignità ad un numero impressionante di esseri umani. Anche nel 2006 i principali esportatori di armi sono USA e Russia. Washington e Mosca hanno ciascuno il 30% del totale mondiale, mentre i paesi europei hanno il 20% del mercato complessivo. La Russia, a causa della relativa ristrettezza del suo mercato interno, dipende molto dalle esportazioni, che vedono nell’Iran un cliente privilegiato, oltre a Cina ed India; mentre gli Stati Uniti ed i paesi europei hanno le proprie riserve di caccia in Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi.
Rimane ancora di attualità la questione della fornitura di armi ad attori non statali, è il caso per esempio di Hezbollah che ha ricevuto aiuti militari dall’Iran, utilizzati nella guerra del 2006 contro Israele, oppure di paesi sottoposti ad embargo ONU, ad esempio la Somalia.
Le vendite delle prime 100 industrie militari (Cina esclusa) è salita del 3% in termini reali e del 18% rispetto al 2002. Quelle statunitensi dominano il mercato: 40 società che rappresentano il 63% del fatturato totale pari a 290 miliardi di dollari. Quelle dell’Europa occidentale sono 32 e costituiscono il 29% del mercato, quelle russe sono 9 con il 2%. Le società indiane, israeliane e giapponesi sono in decremento e costituiscono il 6% del totale. Fra le imprese che hanno incrementato il fatturato militare di oltre un miliardo di dollari figura anche una società italiana, assieme a quattro statunitensi ed una inglese.
Un’attenzione particolare va anche al versante nucleare. Il prestigioso istituto di Stoccolma quantifica in ventiseimila le testate atomiche complessivamente a disposizione di USA, Russia, Francia Regno Unito e Cina all’inizio del 2007. Sebbene il numero di atomiche sia in diminuzione, tutte e cinque le potenze nucleari dichiarate stanno sviluppando programmi per espander i propri arsenali militari.
E l’Italia?
Con 29,9 miliardi di dollari, l’Italia è all’ottavo posto mondiale per la spesa militare complessiva, ma è settima per quella pro-capite, con 514 dollari.
860 milioni di dollari è invece la cifra raggiunta dalle esportazioni militari nazionali. Bazzecole, se paragonate ai 7,9 miliardi degli Stati Uniti, i 6,6 miliardi della Russia o i 3,8 miliardi della Germania. Anche Francia, Gran Bretagna e Olanda superano il miliardo. Con questa cifra però l’Italia batte un record ventennale: dal 1985 non superava gli 800 milioni di dollari di esportazioni militari.
Nigrizia, 12 giugno 2007