Ancora un`intimidazione alla “casa memoria Peppino Impastato”. E` la seconda nel giro di 24 ore. Stanotte, un`altra bottiglia di acido corrosivo è stata lanciata contro la porta del centro antimafia e la lapide che ricorda l`omicidio del giovane militante assassinato dai boss nel 1978. “Quella casa è ormai un simbolo – dice Giovanni Impastato, il fratello di Peppino – non solo perché conserva la memoria di un ragazzo che non aveva paura di denunciare la mafia e le sue complicità, ma perché continua ad essere un centro che fa un`antimafia scomoda”.
Proprio nei giorni scorsi, da quella casa nel corso di Cinisi è partito un volantino: “Il Comune vuole per davvero intitolare la sala consiliare a Leonardo Pandolfo? – è scritto – Il giorno che avverrà, esponete anche questa foto”. Ritrae l`ex sindaco e deputato assieme a Gaetano Badalamenti e ad altri personaggi in odore di mafia, compreso il padre di Peppino Impastato. Erano il comitato per i festeggiamenti in onore di Santa Fara. Quella fotografia, del 1952, il giovane Impastato l`aveva trovata nell`album di famiglia, così aveva iniziato a denunciare i rapporti fra mafia e politica. Adesso, quella foto è tornata a circolare in paese. “Evidentemente, questa e altre denunce non sono gradite”, ribadisce Giovanni Impastato: “Non ci fermeremo”.
Intanto, ieri, il sindaco di Cinisi Salvatore Palazzolo aveva cercato di raffreddare la proposta dei due consiglieri di Forza Italia di intitolare l`aula a Pandolfo. E aveva rilanciato anche la candidatura Impastato nel dibattito sul nome. Ma al centro di documentazione intitolato al militante antimafia non basta: “Il Comune indica subito una manifestazione di solidarietà”, ribatte Umberto Santino.
La tensione resta alta a Cinisi. Ieri mattina, i carabinieri avevano interrogato decine di persone per cercare una traccia dei vandali. Ma non si è trovato un testimone. Da stamattina, sono in corso nuove indagini.
La Repubblica, 12 giugno 2007