Qui, a Qabala, c`è una potente stazione radar, in funzione nel 1988 quando l`Azerbaigian faceva parte dell`Urss, destinata a monitorare eventuali lanci di missili balistici da sottomarini Usa nell`Oceano Indiano. Dopo la dissoluzione dell`Urss, la Russia ha mantenuto l`uso del radar di Qabala con un contratto d`affitto che scade nel 2012. La stazione non è però in grado di elaborare indipendentemente i dati raccolti, che vengono trasmessi a due installazioni presso Mosca. Dipende quindi dal comando delle forze strategiche russe.
Che cosa propone Putin? Che gli Stati uniti gestiscano, insieme alla Russia, il radar di Qabala. In tal caso Mosca non si opporrebbe più allo «scudo» e rinuncerebbe a puntare i suoi missili nucleari su «nuovi bersagli in Europa», come preannunciato dallo stesso Putin. La mossa è abile: se gli Usa rifiutano, scoprono le carte mostrando che lo «scudo» è diretto in realtà non contro l`Iran ma contro la Russia, la quale viene così giustificata nel prendere delle contromisure; se accettano, sono costretti a condividere con la Russia la gestione dello «scudo». Ma, in tal caso, devono rinunciare al completo controllo del sistema. «Questo è un sistema statunitense: il suo comando e controllo rimarrà quindi nelle mani degli Stati uniti», ha detto il sottosegretario Usa alla difesa Eric Edelman. Ha quindi spiegato il perché: «Per la difesa missilistica, i tempi sono oggi molto più brevi di quanto fossero durante la guerra fredda. Allora avevamo 30 minuti per decidere la risposta. Oggi abbiamo una finestra tra 2 e forse 12 minuti». Quindi, «i protocolli di esecuzione sono preprogrammati nel sistema», che deve essere strettamente controllato dal comando strategico Usa.
Proponendo agli Usa di cogestire con la Russia il radar in Azerbaigian, con il consenso del governo azero preannunciato dal presidente Aliyev, Mosca cerca allo stesso tempo di impedire la dislocazione in un altro paese del Caucaso, probabilmente in Georgia, del Forward-Based X-Band Radar-Transportable (FBX-T) ad alta risoluzione: un sistema radar altamente mobile, realizzato dalla Raytheon Company, che può essere trasportato con aerei cargo o navi e rapidamente montato. Ma come reagirà l`Iran – e al G8 tutti si sono stracciati le vesti sulla necessità di «trattare con Tehran sul nucleare» -, se la stazione radar di Qabala sarà cogestita dagli Usa con la Russia? E soprattutto come reagirà la Cina, vedendo lo scudo Usa che accusa di «alterare gli equilibri del mondo» e già in fase di installazione nel Pacifico, estendersi anche in Asia verso est? Comunque vadano le cose, lo «scudo» non proteggerà l`Europa ma la esporrà a ulteriori pericoli. Un fatto è certo. Il Pentagono non intende certo rinunciare a installare in Polonia i primi dieci missili intercettori, e Varsavia ha reiterato il suo consenso con una dichiarazione che non lascia spazio a dubbi: «L proposta Putin per noi non cambia nulla».
Intanto l`Italia ha lanciato ieri il suo primo satellite a uso «duale», civile e militare, non a caso dalla base di Vanderberg in California, dove sono già installati alcuni missili dello «scudo» Usa; dalla stessa base ne saranno lanciati altri tre completando nel 2009 la costellazione di satelliti radar Cosmo SkyMedp (costo un miliardo di euro). Il fatto che il progetto sia cofinanziato dal ministero della difesa conferma che i satelliti hanno anche una importante funzione militare, sicuramente collegata al progetto dello «scudo» Usa, cui il governo Prodi ha aderito con un accordo quadro firmato segretamente al Pentagono, il 16 febbraio 2007, dal ministro Arturo Parisi in persona. Il testo è ancora segreto ma ci ha «rassicurato» il sottosegretario Forcieri «è un accordo quadro di cooperazione Italia-Usa nel settore della difesa da missili balistici, non un accordo sul cosiddetto scudo antimissili». Zuppa o pan bagnato?
Il Manifesto, 9 giugno 2007