I tecnici del presidio permanente, che hanno presentato ieri sera a Vicenza i risultati del loro studio sui documenti americani che raccontano il progetto della nuova base che gli Usa vorrebbero costruire nella città del Palladio. Ci sono aspetti molto inquietanti, in questo studio, e soprattutto i tecnici vicentini dicono per la prima volta ciò che gli americani avrebbero preferito tacere. Per esempio, al capitolo «operazioni di compagnia» si racconta di quattro edifici che verrebbero realizzati nel lato sud est della base, lungo via Sant`Antonino. Ogni edificio conterrebbe cinque depositi, definiti in inglese NBC storage. In italiano la traduzione è stata «depositi biochimici». Ma in realtà, come ha spiegato l`ingener Guglielmo Vernau, «l`esatta traduzione è depositi di materiale nucleare, biologico e chimico». Dunque al Dal Molin, contrariamente a quanto gli americani hanno sempre affermato, verrebbero tenuti armamenti pericolosi anche per la salute dei vicentini. I tecnici del presidio hanno infatti ricordato che l`aeroporto sorge sulla principale falda d`acqua del territorio. «Non è difficile – ha detto Vernau – pensare a cosa potrebbe accadere in caso di incidente con aggressivi che possono uccidere in novanta secondi». La presenza di depositi per materiale nucleare, biologico e chimico, hanno insistito i tecnici, spiega anche la necessità di costruire all`interno della nuova struttura una stanza ed una doccia per decontaminazione.
C`era poi un`altra favola da smentire, quella dell`utilizzo dell`aeroporto per voli civili. Gli americani hanno sempre detto pubblicamente che non ci sarebbero state ripercussioni sulle attività del Dal Molin. Ma la realtà, hanno detto i tecnici, è ben diversa. «La normativa sugli aeroporti prevede che con una base situata a 135 metri dalla pista non sia consentito l`uso della struttura per scopi civilià». E del resto che agli americani in realtà servisse proprio la pista del Dal Molin, era chiaro a tutti. Tranne al sindaco di Forza Italia, Hullweck, che ha continuato a sostenere il contrario.
La reale funzione della nuova base, dicono i tecnici vicentini, è ben esplicitata dagli stessi americani. «Nei programmi del ministero della difesa Usa – ha detto Vernau – la 173esima brigata aerotrasportata viene trasformata con il programma Fcs, Future Combat System, in Bct, Brigade Combat Team, che sarà la più grande forza d`attacco presente in Europa con sei battaglioni a Vicenza di cui quattro al Dal Molin e due alla caserma Ederle, per un totale di 4300 soldati».
I tecnici si sono quindi soffermati sui costi della base per la città. Costi economici ma anche ambientali. E` stato confermato che la base utilizzerebbe risorse idriche pari a quelle utilizzate da trentamila vicentini. E a questo va aggiunto il consumo di energia elettrica, pari a quella utilizzata da ventiseimila cittadini.
Domani a Roma il popolo delle pentole sarà presente in massa. Il presidio permanente è tra i promotori della manifestazione no war, quella organizzata dai movimenti. Qualche comitato cittadino invece parteciperà all`happening di piazza del Popolo. «Domani – dicono al presidio – ribadiremo che la base non si farà . Saremo alla manifestazione per protestare contro il governo Bush ma anche contro un governo, quello italiano, che dopo aver promesso la riduzione delle servitù militari e la costruzione di politiche partecipative nella definizione del futuro delle comunità ha svenduto Vicenza piegandosi all`ultimatum degli Usa». Con i no Dal Molin saranno a Roma i no Tav, i no Mose e le altre realtà del patto di mutuo soccorso.
Il Manifesto, 8 giugno 2007