I magistrati del carcere statunitense di Cuba non hanno scritto un giudizio di innocenza o colpevolezza, ma hanno sostenuto di non potersi occupare dei due casi, imponendo uno stop procedurale: le commissioni militari non possono giudicare i due imputati, definiti «combattenti nemici» e non «combattenti nemici illegali» (unlawful enemy combatants), condizione necessaria affinché i giudici si possano occupare dei casi. Tutto gira attorno ad una parola – unlawful -, che, secondo le leggi internazionali, indica un combattente che non indossa un`uniforme militare o nasconde le proprie armi. Il Pentagono, secondo i due magistrati, non avrebbe ottenuto le informazioni necessarie per definire gli imputati, oltre che combattenti nemici, anche illegali. Dura la replica della Casa bianca: «Non siamo d`accordo con le decisioni delle comissioni militari», ha detto ieri il portavoce della Casa bianca Tony Fratto a Praga, dove il presidente George W. Bush ha incontrando i leader della Repubblica Ceca. Il portavoce ha dichiarato che il dipartimento della difesa sta valutando se fare ricorso alla decisione dei giudici, che hanno dato al governo 72 ore per spiccare un appello.
Il primo caso annullato riguarda il più giovane detenuto di Guantanamo, il ventenne Omar Ahmed Khadr, l`unico canadese presente nel carcere di Cuba, catturato in Afghanistan quando aveva quindici anni. Il secondo imputato sollevato dai capi d`imputazione è Salim Ahmed Hamdan, cittadino yemenita di 36 anni accusato di essere stato l`autista e la guardia del corpo di Osama bin Laden.
Secca la reazione del Pentagono: i giudici si sarebbero intrattenuti in «tecnicismi e questioni semantiche». Il dipartimento della Difesa potrebbe fare appello, ma la corte di secondo grado non c`è: il governo dovrebbe fare ricorso e istituire, contestualmente, un tribunale ad hoc. Se l`appello non andasse a buon fine, i detenuti potrebbero finire nuovamente sotto processo: verrebbero ordinate altre udienze per stabilire se i combattenti nemici sono pure unlawful. L`ultima opzione dell`amministrazione Bush sarebbe scrivere una nuova legislazione, ma, in terreno sempre più elettorale, pare una strada poco percorribile.
Il Manifesto, 6 giugno 2007