La lunga notte di Sigonella

From Guantanamo to Sigonella

Marco Boccitto
  L`informativa, datata IX secolo, sul pericolo imminente di un`invasione della Sicilia da parte delle armate musulmane, potrebbe essere arrivata solo ora sul tavolo di Bush. E lui per non farsi fregare sul tempo dai contractors normanni ha subito inviato sul posto un esperto del settore.
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Ladies and gentlemen, direttamente da Guantanamo, ecco a noi il comandante Thomas J. Queen, il nuovo boss della base di Sigonella, che da quasi 50 anni è la regina degli insediamenti armati Usa nel Mediterraneo. L`investimento più massiccio e remunerativo nella regione, centro di gravità della guerra permanente nei Balcani, in Africa e in Medio Oriente. A Sigonella riportano i tracciati radar di una lunga scia di piccole e grandi imprese che include le randellate a Gheddafi, le due guerre del Golfo, i raid in Sudan e Somalia, le bombe su Belgrado e gli andirivieni organizzati dai tour operator della Cia per trasferire a Guantanamo centinaia di soggetti catturati in giro per il mondo, sospettati forse di voler invadere, un giorno, la Sicilia. Ecco, il comandante Queen ha prestato servizio nell`Administrative Review of the Detention of Enemy Combatants, la commissione che nel lager extraterritoriale di Guantanamo si è giocata a pari e dispari il destino di quei fantasmi fuori-legge in tuta arancione che tanto poco hanno fatto battere il cuore delle nazioni evolute giuridicamente, tipo la nostra. Oggi anche Sigonella è in prorompente espansione. Di spazi e di funzioni. Si presenta già come un enorme agglomerato di strutture, uomini, armamenti anche nucleari ed eco-ordigni vari, al cui confronto il Dal Molin di Vicenza è una caserma di paese dei carabinieri. Ma ora è in fase di completamento la quarta tranche dei lavori per centinaia di milioni di euro che servono a migliorare la capacità operativa della base e ad accogliere migliaia di nuove reclute. Un piano battezzato molto modestamente «Mega», su cui né le istituzioni né la mafia hanno avuto da ridire. La base è grande, e Thomas J. Queen è da oggi il suo profeta. Il Manifesto, 19 maggio 2007

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