Messina 15.04.2007
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Sig. Presidente Romano Prodi
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La sicurezza secondo Bianchi
Il ruolo dell’Or.S.A. in seno alla vertenza dello Stretto, c’impone l’obbligo della trasparenza, pertanto non possiamo e non vogliamo esimerci dall’evidenziare le posizione demagogiche assunte da alcune istituzioni del governo che nel concreto contrastano clamorosamente con i fatti.
Non abbiamo mai fatto mistero della nostra diffidenza per l’operato del Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, nonostante i suoi proclami a sostegno della sicurezza nei trasporti, la sua azione volge nella direzione diametralmente opposta, la “vicinanza” del ministro con il gruppo Caronte&Tourist alimenta il fondato timore di una valutazione poco serena sulla vicenda Sicurezza nello Stretto.
Riteniamo che il Ministro Bianchi non abbia i requisiti per porsi come superparte nella Vertenza dello Stretto, il passato di “collaborazione” con gli armatori privati, legittima il sospetto e rafforza la nostra richiesta di definitiva chiarezza.
Riportiamo testualmente dal quotidiano “La Gente d’Italia”
(articolo consultabile al link http://www.lagenteditalia.com/Giornali/07062006.pdf ):
“…..A questo punto diventa interessante ricordare quanto già riportato dalla stampa nazionale e locale, a proposito dei contenuti delle intercettazioni telefoniche compiute dalla magistratura sui telefoni del direttore generale della Juventus,Luciano Moggi. Dai brogliacci delle intercettazioni, emerge infatti che il presidente del Messina calcio, Pietro Franza, la cui famiglia è proprietaria della Tourist Ferry Boat, si sarebbe rivolto a Moggi per ottenere un incontro con il prefetto di Reggio Calabria (allora D`Onofrio) attraverso un personaggio autorevole che gli consentisse non solo di essere “ascoltato” ma anche “sentito” dal prefetto. Moggi, attraverso il capo segreteria del ministro dell`Interno, Vincenzo Corrias, avrebbe fissato l`incontro a Franza, rassicurandolo sul fatto che D`Onofrio “si sarebbe messo a disposizione”. Sentito dai magistrati, Franza avrebbe detto di aver voluto incontrare il prefetto D`Onofrio per questioni di lavoro connesse con la catena alberghiera del proprio gruppo (Framon), e non già per fatti legati al calcio. Tuttavia i magistrati su tale giustificazione hanno mantenuto alcune riserve. In realtà, proprio all`epoca cui si riferiscono le intercettazioni, il prefetto di Reggio Calabria era a capo del Comitato che avrebbe dovuto realizzare importanti opere infrastrutturali per eliminare l`inquinamento acustico e atmosferico dalla città di Villa San Giovanni, con una spesa di cinquanta miliardi di lire. Comitato, il cui coordinatore tecnico risultava e risulta essere Alessandro Bianchi, neoministro dei Trasporti, e alla cui redazione progettuale, a vario titolo, parteciparono elementi del comitato scientifico del Consorzio istituto superiore trasporti, i cui soci sono l`Università della Calabria, l`Università di Reggio retta fino a pochi giorni fa da Bianchi, e la società di traghetti Caronte Spa.”
Se il Ministro avesse confinato l’azione entro l’imparzialità che la sua carica impone, i sospetti che aleggiano su di lui sarebbero stati smentiti dai fatti, ma così purtroppo non è stato, persino nella tragedia del Segesta si sono registrate sue dichiarazioni volte ad ergere una barriera a tutela degli armatori privati con i quali ha avuto modo di condividere gli affari su menzionati .
All’indomani della collisione che ha sconvolto le città dello stretto, prima ancora del pronunciamento della commissione d’inchiesta, la preoccupazione del Ministro Bianchi è stata quella di scagionare da ogni responsabilità la nave Zancle della flotta privata Tourist&Caronte:
Seduta n. 93 di mercoledì 17 gennaio 2007
(riportiamo testualmente dal resoconto stenografico ufficiale della Camera dei Deputati)
Ministro Bianchi:“….Sulla scena dell`impatto, nei momenti immediatamente precedenti all`impatto stesso, era presente una terza nave, questo è stato appurato con certezza: una nave della flotta Caronte, la Zancle, partita dallo scalo di Tremestieri e diretta a Villa San Giovanni. Anche qui, da una ricostruzione di testimonianze, si è potuto appurare, per quello che può valere in questo momento, che l`incrocio fra la Zancle e la Segesta era avvenuto a poppa della Zancle stessa, quindi la Zancle sarebbe sfilata davanti alla Segesta e, una volta liberato il teatro dalla presenza di questa nave, la Segesta si sarebbe trovata in rotta di collisione con la Susan Borchard. Non più di tanto è possibile attribuire anche per quanto riguarda i diritti di precedenza, che sono regolati da norme variabili, nel senso che il criterio generale è quello per il quale i mezzi in attraversamento (quindi quelli che vanno da una costa all`altra) hanno, di regola, la precedenza sugli altri, ma questa regola può essere cambiata in condizioni particolari”.
Al contrario di quanto frettolosamente affermato dal ministro, l’inchiesta in atto sta dimostrando che la nave Zancle ha assunto un ruolo decisivo nella collisione e, addirittura, nella fretta di lasciare il luogo dell’impatto, avrebbe omesso l’obbligo di prestare soccorso ai naufraghi. Nella stessa seduta il ministro si lascia andare a dichiarazioni demagogiche in tema di sicurezza, parole in contrasto con le iniziative ministeriali che concretamente consegnano tagli, senza precedenti, al personale di bordo ed alla sicurezza.
Seduta n. 93 di mercoledì 17 gennaio 2007
(riportiamo testualmente dal resoconto stenografico ufficiale della Camera dei Deputati)
Ministro Bianchi: “….Teniamo presente che, subito dopo l`incidente, queste 150 persone si sono trovate sole, nel senso che l`equipaggio non esisteva più, e quindi esse erano prive di qualunque assistenza di carattere professionale a bordo. L`allarme è stato lanciato da un passeggero, non sappiamo esattamente da chi ancora in questo momento”.
Vorremmo che ci fosse concessa la possibilità di chiedere al ministro quale, secondo lui, sia la soluzione idonea a garantire sicurezza ai passeggeri. Egli stesso ha confermato che i passeggeri sono rimasti abbandonati a se stessi visto che gran parte dell’esiguo equipaggio ha perso la vita nell’impatto (4 su 6). Tante chiacchiere e tante promesse, ma quali sono i fatti? Dopo l’incidente del Segesta il Ministro ha confermato la riduzione delle tabelle d’armamento nelle navi bidirezionali (da 10 a 7 unità), richiesta avanzata ed ottenuta dal gruppo Caronte&Tourist ed oggi “pericolosamente” pretesa da Rete Ferroviaria Italiana.
Ministro Bianchi: “….L`ultimo aspetto riguarda il problema della sicurezza, problema che è stato discusso subito dopo l`incidente. Ricordo che stiamo parlando di una delle aree più trafficate del Mediterraneo, che rappresenta la rotta principale nord-sud e viceversa, dal Mediterraneo orientale e dal nostro paese verso il continente europeo. In quel tratto il traffico marittimo è aumentato notevolmente dopo l`entrata in funzione dello scalo porta-container dello scalo di Gioia Tauro, il che ha provocato una intersezione delle rotte in quel tratto.”
Come reagisce il ministro all’aumento del traffico nello stretto e all’intersezione delle rotte? Consente agli armatori di diminuire gli uomini dell’equipaggio in navi che non hanno usufruito di nessuna innovazione tecnologica a tutela della sicurezza. Il limite di 40 passeggeri in navi con tabelle a 7, qualora fosse rispettato, non costituisce attenuante alle scellerate concessioni che il Ministro dei Trasporti e l’Autorità Marittima hanno voluto donare all’imprenditoria privata. E’ ovvio anche agli occhi dei profani che, a prescindere dal numero dei passeggeri , un incendio a bordo si affronta meglio con 10 uomini che con 7.
Ministro Bianchi: “…Tuttavia il sistema generale, che sovrintende alla sicurezza sia degli impianti fissi sia delle procedure, è secondo noi efficiente e ciò è dimostrato dal fatto che incidenti di questo tipo non si erano mai verificati negli anni precedenti nello stretto. Si erano verificati incidenti di portata assai minore, senza vittime…”
Un ministro competente dovrebbe chiedersi il perché gli incidenti e le vittime si cominciano a contare proprio durante la sua gestione e se i tagli al personale non ne siano una concausa.
Ministro Bianchi: “…abbiamo convenuto di convocare a breve una riunione di tutte le componenti interessate – dalle amministrazioni comunali delle città di Messina, Reggio Calabria e Villa S. Giovanni alle prefetture, alle province e alle due regioni – con il coinvolgimento di tutti i soggetti legati alla navigazione nello stretto – dagli armatori, agli enti di controlli fino alla Guardia costiera, che detiene il sistema VTS di controllo della navigazione – per discutere quali misure mettere in campo per ampliare le misure di sicurezza…”
In veste sindacale abbiamo avuto modo di prendere parte a qualcuna delle riunioni ed alla cosiddetta “Commissione per la Sicurezza nello Stretto di Messina” possiamo asserire, senza timore di smentita, che i vertici ministeriali sul tema della sicurezza, sono scaduti in becere trattative dove, il diritto alla stabilizzazione del personale precario, veniva offerto come contropartita agli ennesimi tagli alla sicurezza ed ai livelli occupazionali già più volte concessi agli armatori privati.
Dopo poco più di un anno di governo del centro sinistra, non possiamo che stilare un bilancio pesantemente negativo sull’operato del Ministro Bianchi che, in tema di navigazione, appare pericolosamente condizionato dai coinvolgimenti personali più volte stigmatizzati dalla stampa nazionale. Gli atti ufficiali del Ministro sono in evidente controtendenza con il programma dell’Unione che in campagna elettorale ha fatto bandiera della lotta alla precarietà e del rilancio della macchina pubblica senza dimenticare le ultime iniziative del governo in tema di sicurezza sul lavoro. Il taglio di personale concesso agli armatori, assume i toni del paradosso se si considerano gli sforzi profusi dal governo per limitare al massimo le “morti bianche”. Ci si attendeva ben altro da un Ministro meridionale in forza al Partito dei Comunisti Italiani, le contestazioni ricevute dal suo stesso partito la dicono lunga sulla delusione che Alessandro Bianchi ha suscitato ad ogni livello e da ogni versante. Se dovesse concretizzarsi la conferma dei tagli alla sicurezza, giunta dal vertice ministeriale del 13 Aprile – Giorno dell’orgoglio messinese che ha visto 2.500 lavoratori in piazza per rivendicare sicurezza nello stretto – non potremo che alzare i toni del conflitto e, nell’interesse del trasporto nazionale, auspicare le pronte dimissioni del ministro che passerà alla storia per le tabelle a 7 nello Stretto di Messina, tra i ringraziamenti della società Caronte&Tourist.
Segreteria Regionale Or.S.A. Sicilia