L`Italia mercenaria

Compagnie private assoldate dall`Italia in Iraq?

Rete italiana per il disarmo
  La Rete Disarmo denuncia che una norma del decreto appane votato dal parlamento sulle missioni all`estero delle forze armate italiane prevede lo stanziamento di 3,5 milioni di euro per la stipula di un contratto per la protezione dell`Unità di Sostegno alla Ricostruzione irachena. I soldi finiranno in manoad una compagnia privata militare?
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Con l`approvazione al Senato è entrato in vigore il decreto sulle missioni militari all`estero, che contiene qualche sorpresa problematica.

Accanto infatti al ritiro delle truppe italiane dall`Iraq ed all`impegno nell`Unità di sostegno alla ricostruzione (anche se paiono esagerati i fondi stanziati per la presenza di esperti italiani) si trova infatti un grosso stanziamento per la protezione della stessa Usr da parte di una compagnia militareprivata.

Il Governo, come si apprende dalla relazione tecnica che accompagna il decreto-legge in esame intende infatti garantire la sicurezza e l`incolumità del personale civile presente presso l`Unità tramite uncontratto con una società di sicurezza privata già operante in Iraq con personale locale. La spesa complessiva prevista è di 3.498.000 euro, cioè oltre dieci volte l`impegno stanziato per il funzionamento dell`Unità di sostegno alla ricostruzione.

La Rete italiana per il disarmo esprime preoccupazione e chiede chiarezza per questa decisione, che tende forse solo mascherare una presenza militare tramite un appalto ad un`azienda privata.

Va ricordato che in Italia la delicata materia delle società di sicurezza privata non dispone di una normativa specifica con regole certe, trasparenza, controlli e sanzioni, come sta iniziando ad accadere, ad esempio, negli Stati Uniti. Grazie ad un provvedimento previsto nella legge di bilancio del Pentagono anche gli operatori privati di sicurezza militare con contratti del Ministero della difesa saranno sottoposti alla giurisdizione della corte marziale, in caso di reati compiuti su teatro bellico.

“Solo recentemente il Pentagono ha adottato questa soluzione, che tutti gli analisti vedono come primo passo per sistemare e regolare un comparto che ad oggi è una vera giungla”, afferma Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo ed esperto della materia (suo lo studio Mercenari Spa, sul settore della fornitura di servizi militari privati).

“In Italia invece, dove alcuni segnali di ampliamento di questo business stanno giungendo e dove anche il nostro Governo pensa di utilizzare tali compagnie mettendole sotto contratto, nessuna regola è stata scritta e certamente non possono funzionare le leggi attualmente in vigore”.

La preoccupazione aumenta poi se si vanno a considerare alcune indiscrezioni giornalistiche (si veda servizio de “l`Unità” online all`indirizzo www.unita.it/view.asp?IDcontent=64395) che sostengono che il contratto verrà concluso con l`Aegis Defence Systems, una delle aziende leader del settore sul campo iracheno ma anche una delle più chiacchierate eproblematiche.

Già da alcuni anni alla britannica Aegis è stato affidato il compito di fare da punto di riferimento per almeno 50 compagnie di sicurezza presenti sul suolo iracheno: una possibilità effettiva di avere quindi al proprio comando un vero e proprio esercito suddiviso in compartimenti aziendali.

Il contratto è un esempio lampante di cosa non si dovrebbe fare in questo campo: il controllo sulle compagnie private (da sempre punto debole di questo sistema di appalti) viene affidato ad una delle stesse aziende, riproponendo poi il deleterio meccanismo “cost-plus”, che implica un enorme sperpero di denaro pubblico dando la possibilità alle compagnie di esporre a piacimento costi di gestione.

“Sarebbe importante capire su quali basi, non solo militari e quindi di regole di ingaggio ma anche economiche e di contratto, il nostro Governo intenda affidare l`incarico a tale società” continua Vignarca. “In fin dei conti è una grossa somma di denaro pubblico che dovrebbe avere la massima trasparenza di utilizzo, considerato poi il delicato compito che si va a finanziare. Certamente non pensavo che nel concetto di `esportazione` della democrazia si arrivasse così vicini al senso puramente economico della parola”.

Infine, ma non da ultimo, la preoccupazione di Rete Disarmo si sofferma su uno dei capi e fondatori di Aegis: Tim Spicer, militare e mercenario protagonista di affari oscuri, colpi di stato e vendite di armi in mezzo mondo. Un personaggio che vive con orgoglio la sua condizione di operatore di servizi militari nel mondo e che con sfrontatezza ha difeso – nel suo libro intitolato `Un soldato non ortodosso` – le sue azioni poco chiare sia in Sierra Leone (fornitura d`armi durante la guerra) sia in Papua Nuova Giunea (supporto segreto al governo in azioni di contrasto a ribelli).

La Rete Disarmo chiede quindi urgentemente al Governo di chiarire le condizioni di aggiudicamento del contratto previsto dal decreto sulle missioni e confermare o meno l`identità della compagnia che ne usufruirà. Riteniamo che sia importante arrivare, sul tema della fornitura privata di servizi militari ad un forte controllo e ad un`efficace regolazione anche perché sempre di più come “armi” non dobbiamo solo intendere gli strumenti e le tecniche fisiche ma pure questi aspetti della nuova natura bellica mondiale: i servizi di natura bellica (supporto, addestramento, logistica).

Sempre più compagnie (anche italiane, si veda ad esempio l`ultimo numero di “Altreconomia” www.altreconomia.it/mercenarioquotidiano) in tutto il mondo sono in grado di procurare ai governi tali servizi. Con buona pace dei trattati e delle “regole di ingaggio” e con buona pace dei più elementari criteri di trasparenza.

Roma, 29 marzo 2007

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