Oltre un miliardo di euro. È questa la posta in gioco nella tormentata vicenda del termovalorizzatore di Acerra, l`impianto in costruzione per bruciare i rifiuti raccolti in Campania e ottenere energia elettrica da vendere alla rete nazionale. L`Impregilo si è impegnata a investire questa cifra attraverso due società in cui ha la maggioranza e che, oltre all`impianto alle porte di Napoli, ne sta realizzando un altro a Santa Maria La Fossa, nel casertano. Parte degli investimenti, pari a 360 milioni, sono già stati effettuati per costruire, fra l`altro, i sette impianti che già trasformano i rifiuti in combustibile per gli impianti futuri.
Quello dei rifiuti, osserva Corrado Catenacci, commissario governativo per l`emergenza rifiuti in Campania, non è un affare solo per l`Impregilo: “Oggi la malavita è fortemente impegnata in questa attività”, dice: “Gestisce imprese di trasporto, di raccolta e le discariche abusive dove vengono stipati rifiuti tossici in arrivo da tutta Italia. Se calcoliamo il valore degli appalti in tutta la Regione, il giro d`affari su cui può contare il circuito malavitoso è di 500 milioni di euro l`anno, una cifra che la costruzione dei termovalorizzatori prosciugherebbe”.
Catenacci attende i risultati della nuova valutazione ambientale garantita alla comunità di Acerra, protagonista di numerose forme di protesta contro l`impianto. “I lavori accessori, dalla recinzione del sito alla costruzione degli edifici, vanno avanti, ma i macchinari veri e propri arriveranno solo più avanti. Se necessario, ci sarà modo di spostare tutto”, continua Catenacci: “Le analisi fatte finora mostrano però che l`impianto non modifica in modo sostanziale la situazione dell`inquinamento e che servono altri interventi, ad esempio sul riciclo dei teli usati per le serre, responsabili della presenza di diossina”. Chi dovrà darsi da fare?
“A fine anno”, avverte, “termina lo stato d`emergenza e il commissario governativo verrà meno”.
L`Espresso, 1 0ttobre 2004