Crimini transnazionali

Honduras: `E` la globalizzazione bellezza!`

Nello Trocchia
  I suoi effetti, in Honduras, paese centroamericano arrivano senza lustrini e paillette, dibattiti e tavole rotonde, ma con pallottole e violenza. Poco prima di Natale nella regione è tornata a colpire la repressione. Heraldo Zuniga e Roger Ivan Cartagena, attivisti del Movimento ambientalista dell’Olancho (Mao) in Honduras sono stati assassinati.
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Davanti al comune di Guarizama, secondo il Mao, Juan Lanza, sergente della Polizia nazionale ha colpito i due militanti. La loro colpa è di combattere senza sosta contro la depredazione sistematica delle risorse delle loro terre. Una depredazione continua.

Le foreste dell’Olancho rappresentano la più grande riserva boschiva del paese, ricco di correnti d’acqua e di legno pregiato, ma ogni giorno 120 camion trasportano legname, tagliato illegalmente. Legname che non serve agli honduregni, che gli honduregni non vedranno mai, ma che arriva nei depostiti delle multinazionali che poi lo rivendono e lucrano. Ogni giorno, nella regione dell’Olancho, sono all’opera 10 mila motoseghe, che producono un taglio annuale di 150 mila ettari.

Sia il puma, sia numerose specie di uccelli si sono estinti. Le falde acquifere si sono essiccate. L’ecosistema è stato stravolto, sotto la scure dei tagliatori e di chi ne arma la mano. Quello del legno illegale è un affare sporco, i primi importatori sono gli Stati Uniti e l’Unione Europea, con gli stati membri che continuano ad utilizzarlo senza rispettare le risoluzioni del parlamento europeo e gli accordi sottoscritti. Le speculazioni arricchiscono le multinazionali, tra queste una italiana, ed incrementano il loro giro di affari.

Si chiama Wallmarterizzazione, dal nome di una multinazionale senza scrupoli, la Wall-Mart appunto. Con questo termine si indica lo stile aggressivo, le speculazioni sociali ed ambientali delle corporation. Contro questa rapina, gli attivisti del Mao sono impegnati ogni giorno, mettendo a repentaglio la loro incolumità. Zuniga e Cartagena erano stati oggetto di intimidazioni da parte dei dipendenti di multinazionali che lavorano sul posto, per questo, la Corte interamericana aveva chiesto al governo di garantirne la protezione. Invito caduto miseramente nel vuoto. Una morte annunciata.

Le colpe del governo honduregno, per il Mao, sono evidenti. “Un governo fantoccio – denuncia Victor Ochoa, militante e tra i leader del Mao -, manovrato dai capricci dei gruppi di potere tra cui i proprietari terrieri, che si sono arricchiti con il disboscamento selvaggio, senza aver mai pagato una tassa, un guadagno enorme che non hanno nessuna intenzione di abbandonare”.

L’Honduras è un paese poverissimo, è inserito, infatti, nella lista degli stati per i quali il G8 di Scozia ha chiesto la cancellazione del debito contratto con le istituzioni finanziarie internazionali(Fmi e BM). Ochoa, anche lui più volte minacciato di morte, ha risposto ad alcune domande tramite e-mail. Racconta di una situazione al limite, dove funzionari, amministratori e imprenditori senza scrupoli stanno mettendo a rischio il sistema idrogeologico, l’ecosistema del loro paese, unicamente per il profitto.

La morte dei due compagni non sembra rappresentare, pur nel dolore, un freno alla loro lotta. “Qui si dice – racconta Victor – “Potranno strappare un fiore ma non fermeranno la primavera”. La loro primavera è il vanto di vivere in quelle terre, ribelli e convinti che solo per la grande madre (la natura che li circonda e le sue risorse) vale la pena di vivere e lottare. Victor ne è convinto e con lui il movimento che rappresenta. Un movimento che si è reso protagoniste di lotte e manifestazioni .

“Siamo riusciti – racconta Victor – nell’ultimo anno a bloccare alcuni processi di deforestazione ma i personaggi di cui sopra, hanno tentato con ogni mezzo di togliere ogni divieto, arrivando ad uccidere gli ambientalisti, ma noi non ci fermeremo”. Sembra lontano l’Honduras, il sangue degli attivisti del Mao, la violenza cieca delle multinazionali, ma non è così. L’Honduras è vicino, troppo vicino.

La globalizzazione ha il merito di oscurare le contraddizioni, la repressione è lontana, il fuoco del loro legno è vicino. Tra i primi importatori, infatti, di quel legname italiano c’è proprio l’Italia. “L’Italia – ricorda Victor – è uno dei principali importatori di legname illegale, legname che provoca la distruzione di intere comunità, riducendole in miseria. Il vostro governo dovrebbe intervenire”.

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