Il nuovo governo indonesiano intervenga contro i “baroni delle foreste”, che proseguono nella loro incessante opera di distruzione dell’immenso patrimonio forestale del Paese, favoriti dall’illegalità e dalla corruzione. È l’appello rivolto ieri da una ventina di organizzazioni non governative (ong) al futuro presidente dell’Indonesia, Susilo Bambang Yudhoyono, uscito vincente dalle recenti elezioni ma ancora in attesa di vedere ufficializzato il proprio ruolo dopo che, il prossimo 5 ottobre, saranno diffusi i risultati definitivi del voto.
Da tempo impegnate nella salvaguardia delle foreste locali, tra le più estese al mondo dopo quelle brasiliane, le ong hanno organizzato un incontro con la stampa a Giakarta in cui sono arrivate a denunciare la “mafia” della deforestazione. “Yudhoyono deve dare priorità alla lotta contro il commercio illegale di legname – ha affermato l’Agenzia investigativa ambientale britannica – un commercio protetto dalla corruzione endemica generata dalla mafia del legname, ben organizzata e fornita di contanti”.
“La percentuale di aree sottoposte a deforestazione sta aumentando – gli ha fatto eco Togu Manurung di Forest Watch Indonesia – e ormai stiamo andando fuori tempo massimo; inoltre non esiste un’adeguata applicazione della legge in questo settore a causa della diffusa corruzione, che è il cuore del problema”. Arbi Valentinus, dell’associazione ambientale ‘Telepak’, ha aggiunto che diversi dirigenti governativi sono coinvolti nel traffico illegale di legname, ma restano immuni da qualsiasi procedura penale.
Di recente un giornale indonesiano, ‘Tempo’, ha pubblicato un’inchiesta su un noto componente del partito Golkar (già strumento di potere dell’ex-dittatore Suharto) responsabile di vaste operazioni di deforestazione di un parco nazionale in Kalimantan, nel Borneo indonesiano, ma l’identità dell’accusato non è stata resa nota. Si stima che l’Indonesia perda ogni anno quasi due milioni di ettari di terreno coltivato a foresta (un’estensione pari a quella della Svizzera), mentre negli anni Ottanta ne perdeva ‘solo’ un milione. [LM]
Misna 30/9/2004