“L’obiettivo del governo è una Colombia senza guerriglia, senza ‘autodefensas’ e senza la droga che le alimenta”: inizia così il comunicato diramato dalla Casa de Nariño, la sede del governo di Bogotá, in cui l’amministrazione Uribe “ratifica la decisione di esigere la smobilitazione totale delle autodifese prima del dicembre 2005, come stabilito dall’Accordo di Santa Fe de Ralito del 15 luglio 2003”.
La nota aggiunge: “Si deve definire pubblicamente un’agenda per rendere effettiva questa smobilitazione”. Il comunicato arriva in un momento ritenuto delicato del processo di pace in corso tra il governo e le Auc (Autodefensas unidas de Colombia): gli eventi degli ultimi giorni, in particolare l’assassinio, sembra per mano di altri paramilitari, del comandante Miguel Arroyave, negoziatore delle Auc, e il mandato di arresto spiccato nei confronti di un altro dirigente ‘para’, Juan Carlos Sierra, di cui gli Usa hanno chiesto l’estradizione per accuse di narcotraffico, ha fatto temere una possibile sospensione dei colloqui di pace.
Dopo diversi appelli lanciati da osservatori internazionali – tra cui l’Organizzazione degli Stati americani – affinché il negoziato proceda, l’esecutivo ha confermato che i paramilitari “incorsi in delitti atroci devono concentrarsi in siti definiti dal governo, in attesa che il Parlamento definisca gli strumenti giuridici applicabili nei singoli casi. (…) Le forze armate continueranno nella lotta eroica per riportare la pace nella nazione”. In conclusione, la nota difende la decisione di procedere all’eventuale estradizione di capi paramilitari, nonostante i negoziatori godano al momento di uno speciale status che ne impedisce l’arresto, “perché l’estradizione non può essere intesa come una norma di diritto interno (…) bensì di diritto internazionale, che consente a un altro Paese di punire coloro che commettono reati contro i suoi cittadini”. [FB]
Misna 29/9/2004