Come siciliani prima, come cittadini (abbonati Rai) poi, abbiamo provato una grande rabbia.
E’ paradossale assistere ad una trasmissione della nostra televisione pubblica che accoglie due “mafiosi”, dopo la trasmissione di un film (Alla luce del sole) che rappresenta un atto d’accusa alla mafia stessa. Vittime e subito dopo carnefici sullo schermo, ma senza alcun legame. Uomini uccisi per non piegarsi alla mafia e uomini collusi con la mafia che parlano d’altro.
Ma da Comunisti, siamo ancora più incazzati. Il tentativo fatto durante la trasmissione di “umanizzare” ed “ingentilire” la figura di un dittatore le cui gesta feroci hanno insanguinato il nostro paese, con la presenza di un esponente di Rifondazione (Russo Spena) siciliano, ci avvilisce.
Un uomo che prima di tutto, da siciliano, dovrebbe rifiutarsi di accomodarsi ad un simpatico e vivace confronto con due `mafiosi` di rango, per non parlare poi che questo avveniva subito dopo la visione di un film che racconta uno dei momenti più tristi per questo Paese, l`omicidio di Don Puglisi. La sua presenza serviva da sigillo al pacchetto confezionato per l’opinione pubblica, cha ha assistito allo spettacolo insulso di mafiosi mischiati a storici ed a parenti di Mussolini che elogiavano la sofferenza psicologica di un uomo che portava il paese verso la sua distruzione.
Quegli “uomini d’onore”, ospiti dell’espressione più alta di giornalismo “da riporto” avrebbero avuto maggiore attinenza se la trasmissione avesse per oggetto la vicenda di Don Puglisi, in quanto “persone informate sui fatti”, ma si sarebbe corso il rischio che la presenza di un terzo “pregiudicato” avrebbe trasformato “l’allegra compagnia” in associazione a delinquere (ipotesi che ricorre ove ci sia la presenza di più di due soggetti uniti nell’intento di delinquere).
L’ennesima offesa dal sistema dell’informazione di questo Paese, un’ulteriore riprova di come il sistema televisivo nazionale usi la tattica del bastone e della carota, facendo non solo da filtro all’informazione, ma creando false notizie e falsi esperti nel tentativo di sdoganare l’espressione più becera del nostro sistema politico.