No Nuke

Lo Stretto di Messina ad altissimo rischio di incidenti militari

Comitato Messinese per la Pace e il Disarmo Unilaterale
  La recente tragedia nello Stretto di Messina ha evidenziato l`altissimo rischio di collisioni navali. Si dimentica tuttavia che negli ultimi anni sono stati numerosi gli incidenti che hanno coinvolto navi militari a propulsione nucleare o che trasportavano testate atomiche. Nel 1995 un dossier del Comitato Messinese per la Pace e il Disarmo Unilaterale descriveva quanto era accaduto tra Messina e Villa San Giovanni nel colpevole silenzio delle autorità. Si chiedeva allora di vietare il transito alle unità a capacità nucleare...
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Stretto di Messina a rischio. Incidenti e collisioni di unità navali a capacità nucleare

Quattordicimila navi ogni anno si incrociano nello Stretto di Messina, il corridoio navale più trafficato del Mediterraneo ad altissimo rischio di incidenti e collisioni navali.

Sono più di 50 gli incidenti verificatisi negli ultimi 35 anni, alcuni dei quali con devastanti conseguenze dal punto di vista ambientale. Navi container, megacisterne, unità che trasportano rifiuti radioattivi, tossici e nocivi, vere e proprie bombe chimiche galleggianti. Passa di tutto dallo Stretto di Messina. Transitano portaerei, caccia, fregate e sottomarini zeppi di testate atomiche. Transitano navi militari che utilizzano propulsori nucleari ancora più pericolosi delle obsolete centrali del tipo Chernobyl.

La ripresa dei test nucleari da parte di Francia e Cina è il segnale più evidente che ci troviamo alla vigilia di una nuova escalation nucleare a livello mondiale. Le potenze del “club atomico” e i nuovi stati atomici emergenti prevedono investimenti multimiliardari per potenziare i rispettivi arsenali di morte. Obiettivo prioritario è la proliferazione dei sistemi nucleari navali nell`area strategica del Mediterraneo. Aumenteranno così considerevolmente i rischi per le popolazioni che si affacciano nello Stretto di Messina, passaggio obbligato per le unità Usa e Nato che dalle grande base navale di Napoli si spostano verso il nord Africa e il Medio Oriente.

L`esplosione accidentale di una testata o di un reattore nucleare è un evento mai verificatosi in passato, tuttavia non è impossibile. La collisione, un incendio o un atto di sabotaggio di un`unità navale sono invece eventi all`ordine del giorno, come all`ordine del giorno è la dispersione nell`ambiente di pericolose percentuali di radioattività a seguito di incidenti a dispositivi nucleari. Secondo uno studio scientifico presentato dal prof. Gerd Leipold di Amburgo, già Coordinatore internazionale della campagna “Desarming the seas” di Greenpeace, se un incendio attaccase una testata, nell`arco di tre ore verrebbe emessa una nube radioattiva in grado di causare la morte di circa 13.000 persone in un raggio di 5 Km. E` evidente che in un`area come lo Stretto in cui si affacciano 800.000 abitanti e in cui sono del tutto assenti piani di evacuazione delle popolazioni e sistemi di monitoraggio della radioattuività, un disastro nucleare assumerebbe contorni apocalittici.

Il transito di unità nucleari nello Stretto è un rischio inaccettabile. È il momento che amministratori, forze politiche e sociali, semplici cittadini aprano una vertenza in tutte le sedi istituzionali affinché si giunga alla denuclearizzazione dell`area, impedendo il transito e la sosta in rada a unit… che trasportano o utilizzano dispositivi atomici. Nelle Bocche di Bonifacio tra la Corsica e la Sardegna esiste già un divieto al passaggio di navi che trasportano idrocarburi o sostanze pericolose per l`ambiente. Nello Stretto di Messina si può iniziare dal nucleare per estendere il divieto a tutte le unità che superino un certo tonnellaggio o che trasportino veleni. Un concreto atto di disarmo dal basso, una scelta di pace in difesa dell`ambiente e delle popolazioni.

Cronologia degli incidenti

1-11-1971

Alle ore 5 si verifica una collisione tra la nave traghetto delle Ferrovie dello Stato “Villa” e il sommergibile statunitense “Uss Hardhead” (SS-365) con propulsori deseal. Secondo quanto ricostruito dal comandante del traghetto Cervone, la “Villa” stava completando la manovra di uscita dal porto di Villa S. Giovanni, quando entrava in collisione con il sommergibile che navigava in superficie. L`urto interessava la prura della nave traghetto e la poppa del sommergibile. Dopo la collisione, il sommergibile proseguiva in direzione sud, mentre il comandante Cervone rilevava il nome dell`unità che “navigava inspiegabilmente a luci spente”.

Il sommergibile “Hardhead” è di tipo tradizionale, con una stazza di circa 1500 tonnellate e 70 uomini di equipaggio.

21-11-1975

A circa 25 miglia nautiche dallo Stretto di Messina, mar Ionio, l`incrociatore Usa “Belknap” (CG 26) subiva una notevole fuoriuscita di nafta durante le operazioni di rifornimento con la nave cisterna “Us Waccamaw”. Il “Belknap” ospitava a bordo i sistemi missilistici Asroc e Terrier in grado di montare testate nucleari del tipo W44 e W45 da un kiloton.

11-1-1977

Intorno alle 23,30, a 2 miglia a nord da Capo Peloro, la portaerei statunitense a propulsione nucleare “Theodore Roosvelt” (CVN 71) speronava il mercantile liberiano “Oceaunus”. Le cause della collisione sono state addebitate alle pessime condizioni del mare (forza 7) e ad un improvviso taglio di rotta della `Roosvelt`.

L`Oceanus subiva l`apertura di una falla a prura, mentre la portaerei americana proseguiva verso il porto di Napoli. Un portavoce della Marina statunitense avrebbe poi confermato che la portaerei aveva subito un danno di “lieve entità”, la “fenditura di 5-6 metri sulla prura a tribordo, nel punto di connesione tra le due lamiere”.

La portaerei “Roosvelt”, classe Nimitz, utilizza come generatori due reattori nucleari e imbarca un centinaio di testate nucleari del tipo B43, B57 e B61, con una potenza variabile dal mezzo Kiloton ad un Megaton (la bomba sganciata su Hiroshima aveva un potenziale di 12 kiloton).

23-8-1977

Mentre la portaerei statunitense “Saratoga” (CV 60) era in rotta verso lo Stretto di Messina, un fusto aerosol esplodeva nell`inceneritore n.2 della nave, causando un incendio che minacciava gli aerei presenti nell`hangar. Secondo la Marina statunitense “la velocità e la reazione professionale dell`equipaggio e la decisione di chiamare a distanza il Quartier generale hanno permesso di ridimensionare il potenziale disastro”.

La portaerei “Saratoga”, classe Forrestal, imbarcava un centinaio di testate nucleari del tipo B43, B57 e B61.

6-10-1977

Intorno alle 0.30, il mercantile austriaco “Ville d`Orient” speronava la portaerei statunitense “Saratoga” sulla fiancata di dritta nei pressi della prura. L`urto è talmente violento che da una falla fuoriusciva una grossa quantità di nafta. La collisione è avvenuta a 1 miglio e 8 da Reggio Calabria. Anche in questo caso la “Saratoga” continuava la sua rotta senza rispondere ai messaggi radio del mercantile e della Capitaneria di porto.

4-1-1982

Una nave della Marina statunitense entrava in collisione con una nave cisterna italiana nello Stretto di Messina. Sull`incidente non esistono altri particolari ed esso non risulta registrato nei giornali nautici della Capitaneria di porto. Probabilmente la collisione non deve aver arrecato danni importanti alla nave cisterna e il Capitano non ha ritenuto necessario denunciare l`incidente alle autorità di terra.

3-1-1983

Poco prima delle 20, l`incrociatore statunitense a propulsione nucleare “Uss Arkansas” (CGN 41) entrava in collisione con il mercantile italiano “Megara Iblea” davanti a Punta Pezzo. Secondo il comandante del mercantile, il “Megara Iblea” sarebbe “stato toccato nella zona di prora”, mentre l`incrociatore sarebbe “stato danneggiato lievemente a babordo”. Sulla dinamica dello scontro esistono due versioni. La prima afferma che il “Megara Iblea” sarebbe stato tamponato dall`”Arkansas” in una vera e propria fase di accostamento e sorpasso. La seconda versione parla invece di uno scontro tra prore, con unità su rotte opposte.

L`incrociatore “Arkansas”, classe Virginia, utilizza due reattori atomici e disponeva al tempo di 3 missili antisottomarino Asroc armati con testate nucleari W44 da un kiloton e di 2 missili “Tomahawk” SLCM (missile Cruise in versione navale) in grado di utilizzare testate del tipo W80-0 con un potenziale esplosivo variabile dai 5 ai 150 kiloton.

15-10-1985

Nella tarda serata nei pressi di Capo Peloro viene evitata in extremis la collisione tra una nave militare americana e la nave da crociera “Achille Lauro” in transito nello Stretto per imbarcare alcuni magistrati responsabili dell`inchiesta sul dirottamento dell`unità italiana. La nave statunitense si era avvicinata pericolosamente alla “Achille Lauro” per “spiare” l`arrivo dei giudici. Il mancato incidente viene denunciato dal comandante Giuseppe Floridia, responsabile dell`Ufficio navigazione nello Stretto, che era riuscito a dirigere via radio l`Achille Lauro verso una nuova rotta evitando la collisione. Il comandante Floridia identificava la sigla della nave Usa, F96, presumibilmente corrisponedente alla fegata “Valdez”, classe Knox, dotata al tempo di 3 missili Asroc armati con testate nucleari W44 da un kiloton.

20-8-1994

Una nave da guerra statunitense che procedeva molto vicina al litorale e ad una velocità di 40 nodi, provocava una serie di onde anomale che causavano l`urto violentissimo di numerose imbarcazioni contro i massi frangiflutti di Torre Faro. Alcune di esse venivano seriamente danneggiate. Sempre per un`onda anomala causata dal passaggio di un cabinato, due giorni dopo affondava nello Stretto una feluca per la pesca del pescespada.

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