Capitalismo italiano

Iraq, una guerra per il petrolio. Anche per l`ENI?

Un ponte per...
  Nei prossimi giorni il parlamento iracheno dovrebbe approvare la nuova legge sul petrolio. Come `Un ponte per` aveva da tempo paventato la bozza di legge prevede la introduzione di contratti particolarmente sfavorevoli per l`Iraq, i famigerati "Production Sharing Agreements" che permetteranno alle multinazionali del petrolio di trattenere sino al 75% dei profitti per un periodo di 30 anni.
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Viene così di fatto cancellata la precedente legislazione figlia della rivoluzione anticoloniale del 1958 e della nazionalizzazione delle risorse petrolifere del 1972.

E` una ipotesi che da sempre è fortemente contestata dai sindacati iracheni, in particolare dai sindacati dei lavoratori del petrolio.

Gli extra guadagni che le multinazionali del petrolio potranno realizzare rispetto alla precedente legislazione ammontano a molti miliardi di euro che saranno così sottratti alla ricostruzione e allo sviluppo del paese.

Si svelano così i veri motivi di una guerra fatta contro il diritto internazionale.

Ma l`Italia non è estranea a questa rapina.

La compagnia petrolifera italiana Eni, ancora di proprietà pubblica, e quindi di tutti i cittadini, per il 32% ha attivamente partecipato insieme alle altre multinazionali del petrolio alla azione di di lobbying affinché venisse modificata la legislazione sul petrolio in termini loro favorevoli.

L`Eni è infatti membro, insieme, tra gli altri, a Shell, Total, BP, Chevron dell`”International Tax and Investment Centre” (ITIC), una lobby volta a “consigliare i governi” su “politiche fiscali ed economiche responsabili” , come recita il suo statuto. L`ITIC nell`autunno 2004 ha presentato al Governo iracheno, in documento “Petroleum and Iraq`s Future: Fiscal Options and Challenger” nel quale si sosteneva la introduzione dei Production Sharing Agreement. Alla presentazione del documento hanno partecipato due funzionari dell`Eni.

E` noto che l`Eni aveva raggiunto un preaccordo sullo sfruttamento dei campi di Nassirya sulla base della precedente legislazione e che ha avviato iniziative di ricerca nel nord del paese.

Sarebbe immorale se l`ENI, impresa che appartiene anche a noi in qualità di cittadini italiani, partecipasse alla rapina del petrolio iracheno che si sta preparando e entrasse a far parte dei “profittatori di guerra”.

Ci auguriamo quindi che l`Eni prenda le distanze dalle posizioni dell`ITIC e dichiari la propria disponibilità a investire sulla base delle condizioni che l`Iraq proponeva prima della guerra, in ossequio ai Principi stabiliti nel documento `Responsabilità d`impresa – Valori e Comportamenti` che l`azienda ha adottato, in particolare in merito ad “Etica degli affari”, “Rispetto degli stakeholders” , “Rispetto dei diritti umani “e “Cooperazione” .

Un ponte per…

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