Dopo le ultime tragedie costate la vita a decine di migranti tra Lampedusa, Malta e le coste nordafricane, il ministro Amato si e` rivolto all`Unione Europea per chiedere aiuto nel contrasto dell`immigrazione clandestina. Sono a tutti note le difficolta` e le contraddizioni della politica comunitaria in materia di asilo ed immigrazione, ormai paralizzata dalla impossibilita` di trovare soluzioni generalmente condivise.
E` ormai fallito il sistema di controllo delineato dagli accordi di Schengen e di Dublino e la politica di sbarramento delle frontiere aumenta il profitto dei trafficanti ed arricchisce i datori di lavoro che sfruttano i migranti costretti alla clandestinita` dalla mancanza di vie di ingresso legale. Manca un vero diritto comunitario dell`immigrazione e dell`asilo.
Le direttive comunitarie sono vincolanti solo per gli standard minimi che garantiscono, ad esempio in materia di asilo e ricongiungimento familiare, e la cooperazione tra i paesi membri avviene soprattutto a livello di cooperazione amministrativa, tra accordi di riammissione fantasma (mai ratificati dai parlamenti nazionali) ed accordi di polizia veri e propri. Procede invece molto bene, e non solo sulla carta, lo sviluppo degli apparati repressivi ed espulsivi, la collaborazione per rimpatriare i migranti irregolari, con voli congiunti, per effettuare refoulement, anche in forma di espulsioni collettive, anche in paesi che non rispettano i diritti fondamentali della persona umana, A scapito della vita umana prevale ovunque la discrezionalita` amministrativa ed il calcolo politico od elettorale.
Se i venticinque paesi non trovano un accordo a Bruxelles nelle sedi istituzionali, con l`approvazione del Parlamento Europeo, e` sufficiente un vertice di ministri dell`interno o dei capi delle polizie dei singoli paesi per inventare, magari dietro la formula della cooperazione rafforzata (solo tra alcuni stati membri) la vera politica dell`immigrazione praticata effettivamente a livello europeo. Una politica proibizionista, che nega il diritto di asilo e ogni possibilita` effettiva di ingresso legale per lavoro, una politica che ricade direttamente sulle vittime dell`immigrazione clandestina, senza scalfire il potere delle organizzazioni criminali, ma anzi accrescendolo, ad ogni inasprimento degli apparati e delle techiche di contrasto.
Ogni anno, di fronte ad un leggero incremento del numero degli ingressi irregolari, le rotte diventano sempre piu` pericolose, i natanti sempre piu` piccoli, per sfuggire ai controlli, gli scafisti rimangono comodamente in patria, limitandosi a vendere il viaggio comprensivo di imbarcazione e rifornimenti, ma la polizia italiana tenta di estendere con l`alibi offerto dalla collaborazione europea, il controllo fino alle coste libiche, sulla base del modello Albania (irripetibile a queste latitudini) continuando a perseguitare potenziali richiedenti asilo come eritrei o sudanesi, ritenuti scafisti (di se stessi). Non si sa dove arriva la improntitudine e l`improvvisazione, e dove invece emerge un cinico filo conduttore che vorrebbe rendere ancora piu` difficile l`accesso alla “fortezza” Europa.
Si moltiplica di certo il numero dei morti, dalla Grecia a Lampedusa, dalla Tunisia al Marocco ed alle Canarie. Morti necessari, secondo qualcuno, forse, perche` potrebbero indurre altri a desistere. Ma non e` cosi` e persino gli scampati alle tragedie, dopo il rimpatrio forzato, o dopo il respingimento verso la Libia, ritentano spesso l`avventura per raggiungere l`Europa.
Cosa puo` fare adessola Ue? Secondo il ministro Amato l`Unione Europea puo` fare almeno tre cose. La prima e` mandare una squadra a Lampedusa: dispone anche di velivoli con i quali puo` ripartire nei nostri Paesi gli immigrati. La seconda e` attivare rapidamente, e se ne era parlato nel consiglio dei ministri europeo giorni fa, un pattugliamento comune con mezzi di piu` paesi del Mediterraneo il piu` possibile vicini alla Libia per contrastare l`uscita dai porti libici. La terza – ha concluso – richiamare la Libia a nome dell`intera Europa ad un controllo il piu` efficace possibile“.
L`appello di Amato ha trovato la pronta risposta del vicepresidente della Commissione Europea Frattini e del Ministro degli interni tedesco Scheauble che si e` impegnato ad inviare agenti federali a Lampedusa, nell`ambito del programma di azione della Agenzia dell`Unione Europea denominata FRONTEX
L`agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell`Unione europea (FRONTEX) e` stata istituita con il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio del 26 ottobre 2004 (GU L 349 del 25.11.2004).
FRONTEX, in collaborazione con EUROPOL, ha il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne; assistere gli Stati membri nella formazione di guardie nazionali di confine, anche elaborando norme comuni in materia di formazione; preparare analisi dei rischi; seguire l`evoluzione delle ricerche in materia di controllo e sorveglianza delle frontiere esterne; aiutare gli Stati membri che devono affrontare circostanze tali da richiedere un`assistenza tecnica e operativa rafforzata alle frontiere esterne; fornire agli Stati membri il sostegno necessario per organizzare operazioni di rimpatrio congiunte.
Il progetto europeo di contrasto congiunto dell`immigrazione clandestina, denominato FRONTEX, e` gia` costato milioni di euro, e, soprattutto, centinaia di vittime davanti alle coste spagnole, tra le Canarie e il Marocco. La nuova ipotesi del programma JASON 1, che vorrebbe coinvolgere il governo libico nel blocco in mare delle carrette che tentano di raggiungere le coste italiane, per un immediato respingimento verso i porti della Libia, progetto sponsorizzato dal nuovo ministro dell`interno Amato, con l`avallo del Commissario Europeo Frattini e del Ministro dell`Interno tedesco Scheauble e` oggi offerto all`opinione pubblica come rimedio efficace di fronte ad un problema che si continua a considerare esclusivamente come una questione di repressione e di militarizzazione delle frontiere. E` una ulteriore mistificazione che produrra` soltanto altra morte e disperazione.
In questo quadro, puo` costituire la premessa per gravi violazioni dei diritti fondamentali della persona il coinvolgimento di unita` navali di paesi che non rispettano i diritti dei richiedenti asilo, come Malta, e l`invio di agenti di polizia tedeschi a Lampedusa, assai probabilmente nella prospettiva della organizzazione di voli congiunti (italo-tedeschi) per organizzare espulsioni collettive verso paesi nei quali l`Italia non effettua rimpatri, ma nei quali da tempo la Germania spedisce richiedenti asilo denegati che vengono consegnati dalla polizia tedesca nelle mani dei loro persecutori (come e` successo in diverse occasioni per i Kurdi respinti dalla Germania in Turchia).
Si apprende proprio in queste ore che la nave Sibilla della Marina Militare italiana avrebbe gia` praticato, in collaborazione con unita` navali della Marina militare tunisina il primo respingimento in mare verso un porto tunisino, consegnando alle autorita` di quel paese una imbarcazione carica di migranti che era stata intercettata in acque internazionali. Nessuna Convenzione internazionale prevede questo tipo di respingimento in mare, e la Direttiva emanata nel 2002 da Berlusconi si limitava a prevedere il blocco delle imbarcazioni cariche di migranti irregolari al solo scopo di effettuare le ispezioni a bordo. Queste prassi al di fuori della legalita` internazionale alimentano il rischio di nuove stragi e possono costituire una gravissima lesione del diritto di asilo riconosciuto a livello internazionale e dalla Costituzione italiana.