Migrazioni

Naufragi. Si riapre il caso Cap Anamur

Fulvio Vassallo
  Il giudice dell’udienza preliminare di Agrigento ha deciso il rinvio a giudizio di Elias Bierdel, del comandante e del secondo di bordo della Cap Anamur, la nave tedesca che nell’estate del 2004 fu al centro di caso clamoroso dopo che i governi italiano, tedesco e maltese avevano rifiutato di accogliere i naufraghi salvati nel Canale di Sicilia, tra Lampedusa e la Libia.
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Dopo due anni di indagini, e dopo la audizione di numerosi testimoni, sembrava che tutte le accuse formulate dalla Procura di Agrigento fossero ormai destituite di ogni fondamento. Era caduta la ipotesi accusatoria della forzatura del blocco navale che era stato imposto alla Cap Anamur,tenuta per due settimane al largo delle coste siciliane per decisione del governo italiano, ed era emersa la situazione di stato di urgenza e necessità, determinata a bordo della nave da una così lunga permanenza dei naufraghi, ai quali venivano impediti lo sbarco e la possibilità di fare valere la loro richiesta di asilo o di protezione umanitaria.

Appariva inoltre evidente la pretestuosità della ricostruzione dei fatti che – per contestare le aggravanti derivanti dalla ipotesi associativa- giungeva a coinvolgere anche il “secondo di bordo”, soggetto del tutto privo di autonoma capacità decisionale sulla condotta della nave, rimessa esclusivamente ai poteri del comandante. La decisione del giudice agrigentino sembrerebbe basarsi esclusivamente sul periodo di tempo trascorso tra la azione di salvataggio e la richiesta di attracco della Cap Anamur a Porto Empedocle, periodo nel quale vi erano già stati contatti tra i governi italiano, tedesco, maltese e la nave, i cui responsabili cercavano di fare sbarcare i naufraghi nel pieno rispetto delle Convenzioni internazionali a salvaguardia della vita umana a mare e del diritto di asilo. In realtà la decisione del giudice si allinea pedissequamente con l’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Agrigento senza attribuire alcun rilievo a quanto emerso durante le indagini preliminari.

Sembra del tutto trascurata la circostanza decisiva che, già prima dello sbarco a Porto Empedocle, i naufraghi avessero formulato una richiesta di asilo e che sulla nave erano saliti, mentre questa si trovava ancora in mare aperto, numerosi rappresentanti di agenzie umanitarie, tra cui il dott.Christopher Hein del CIR ( Consorzio italiano per i rifugiati), che avevano ricevuto e formalizzato la chiara volontà dei naufraghi di chiedere asilo.

Lo stesso CIR, per come si desume dalla stampa di quel periodo e da numerosi comunicati, era stato al centro di una trattativa tra i governi italiano e tedesco sulla sorte della Cap Anamur e del suo carico di naufraghi. Eppure di quella trattativa – rilevante per qualificare il comportamento dei responsabili della Cap Anamur – sembra che oggi nessuno conservi più memoria. Il mancato proscioglimento degli imputati conferma la volontà di perseguire chi si è reso autore di una azione umanitaria ed è coerente con quelle iniziative della magistratura siciliana che ha messo sotto accusa diversi pescatori che avevano salvato altri migranti in procinto di annegare, con la conseguenza che negli ultimi anni i pescherecci siciliani si limitano a segnalare alle autorità di polizia le imbarcazioni cariche di migranti in difficoltà senza intervenire direttamente, con un numero ancora maggiore di morti e dispersi in mare. L’avvio della fase dibattimentale, la cui durata non sarà certo breve, riapre il caso Cap Anamur e, attraverso le testimonianze che sarà possibile assumere, potrà consentire di chiarire il vero lato oscuro di questa vicenda, costituito dalla trattativa intercorsa per settimane tra i governi italiano, tedesco e maltese, di fronte alla impossibilità concreta di applicare a casi come questo la Convenzione di Dublino, che stabilisce il paese competente ad esaminare le richieste di asilo, e di fronte alla pervicace volontà degli stessi governi di criminalizzare qualsiasi forma di ingresso dei migranti, anche ai danni di naufraghi o di potenziali richiedenti asilo.

Le associazioni ed i movimenti, che erano stati accanto ai migranti salvati della Cap Anamur ed ai loro soccorritori, seguiranno tutte le fasi del processo dal quale non potranno che emergere, in ogni caso, le gravissime responsabilità, anche a livello politico ed istituzionale, nella gestione del controllo delle frontiere e delle espulsioni nel Canale di Sicilia. Quelle stesse responsabilità sulle quali, pochi giorni fa, la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha deciso di aprire formalmente un procedimento d’indagine a carico del precedente governo italiano dopo le espulsioni collettive effettuate nel 2004 e nel 2005 da Lampedusa verso la Libia. Fulvio Vassallo Paleologo – Università di palermo

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