Troppe ombre sul contratto per il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Il WWF Italia chiede che prima di affrontare la maxi spesa del progetto definitivo (dal costo di 66 milioni di euro), il Governo intervenga su Stretto di Messina SpA perché questa rescinda il contratto con il General Contractor, capeggiato da Impregilo. Il WWF lancia il suo appello per fermare l’opera attraverso una lettera firmata dal presidente Fulco Pratesi, ai ministri competenti (Bianchi per i Trasporti, Di Pietro per le Infrastrutture, Pecoraro Scanio per Ambiente e Tutela del Territorio) e una memoria sintetica di 5 pagine con 11 allegati ed infine il dossier “Il ponte sullo Stretto di Messina: la natura è/e cosa nostra”. Sono altissimi i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata, che si sospetta possano essere favoriti dalla legislazione speciale sulle infrastrutture strategiche, approvata nella XIV Legislatura.
Nella documentazione inviata ai rappresentanti del Governo, il WWF ricorda tre punti di criticità che mettono in discussione la stipula del contratto firmato lo scorso Il 27 marzo tra la società Stretto di Messina e la società Impregilo, che segnava l’affidamento alla società a Contraente generale della progettazione definitiva, esecutiva e della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e dei suoi collegamenti stradali e ferroviari.
1) La scarsa attendibilità del computo dei costi del progetto presentato in sede di bando di gara. Impregilo ha infatti vinto per la progettazione definitiva ed esecutiva e per la realizzazione del ponte e delle opere connesse con un ribasso d’asta di 500 milioni di euro (3,9 miliardi, rispetto ai 4,4 posti a base di gara), quando, secondo i calcoli ufficiali, a consuntivo, il costo stimato era almeno di 6 miliardi di euro e, secondo i calcoli di esperti interpellati dal WWF, rischia di lievitare sino ai 7,5 e i 9 miliardi di euro: per l’aggravio dei costi dell’opera, derivanti dall’aumento dei prezzi dei materiali (in particolare dell’acciaio), dalla durata dei cantieri (che invece di 6 dureranno, credibilmente, 12 anni), dalle prescrizioni e raccomandazioni ambientali (nella Delibera CIPE n. 78/2003 se ne contano 35 su aspetti fondamentali).
2) Un maxiribasso del 12,33% considerato anomalo dalla maggior parte degli esperti e da parte della concorrente Astaldi, che ha presentato anche ricorso al TAR Lazio. Una corsa al ribasso che può far sorgere il dubbio legittimo sulla reale capacità tecnico-finanziaria del vincitore.
3) Un rischio molto alto di cui si fa carico la parte pubblica, cioè la maxi spesa del progetto definitivo dal costo di 66 milioni di euro. La Stretto di Messina SpA può infatti recedere dal contratto con la cordata capeggiata da Impregilo senza pagare penali consistenti fino a quando il GC, capeggiato da Impregilo, non definirà il progetto definitivo (66 milioni di euro) e, poi, il progetto esecutivo (56 milioni).
Il WWF Italia, nelle conclusioni del documento, chiede la rescissione del contratto con il general contractor, costituito dall’ATI facente capo a Impregilo, considerati: a) la scarsa credibilità dell’offerta, da più parti considerata anomala, presentata da Impregilo, b) i dubbi esistenti sulla regolarità della valutazione degli impatti del ponte e delle opere connesse, testimoniata dalla messa in mora dell’Italia avvenuta il 18 ottobre 2005 da parte della Commissione Europea per la sospetta violazione delle Direttive Habitat e Uccelli e dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma; c) l’orientamento del nuovo Governo che su quest’intervento ha espresso chiaramente nel documento “Per il bene dell`Italia – programma di Governo 2006-2011″ il proprio giudizio politico ritenendo “inutile e velleitario il progetto del Ponte sullo Stretto…” (pag. 214 del Programma dell’Unione).