L’atto assume – in tipico stile berlusconiano – la caratteristica di una pesante provocazione nei confronti di un movimento di opinione nazionale largamente contrario al ponte, di un movimento di lotta che è fortemente cresciuto nel corso degli ultimi anni e che ha esteso la propria protesta, più in generale, nei confronti delle “grandi opere”. Una provocazione che, oltre a calpestare il diritto degli enti locali di Messina e Villa San Giovanni, colpisce la Regione Calabria, la cui giunta si è nettamente espressa contro il progetto e sta legiferando per proteggere il proprio territorio (l’area dello Stretto è stata dichiarata Zona di Protezione Speciale e la recente normativa urbanistica e paesistica non prevede una simile infrastruttura). Un affronto alle procedure di infrazione avviate dalla Comunità Europea ed ai procedimenti in atto da parte della magistratura.
La firma del contratto consente – come primo atto – l’avvio della progettazione esecutiva e quindi l’erogazione – per l’ennesima impalcatura di carta – di nuovi finanziamenti sottratti alle tasche dei contribuenti (com’è noto, dietro il mascheramento della “finanza creativa”, si tratta di danaro pubblico che proviene direttamente dalla svendita dell’IRI) e alla possibilità di avviare investimenti realmente necessari per Calabria e Sicilia. La lobby delle “grandi opere” si trova così in mano un’altra borsa di danaro sottratto alla collettività per ripianare (tendenzialmente) i propri bilanci, avventurarsi in manovre speculative e distribuire prebende ai propri associati e consulenti.
Ancora una volta si ripropone – in consonanza con gli ormai pietosi spot elettorali del Cavaliere disarcionato – la retorica della grande ed insostenibile opera a fronte dell’assoluta mancanza di idee e di progetti sensati per il futuro.
E’ urgente rafforzare la mobilitazione, proseguendo nella scia della grande manifestazione che a Messina il 22 gennaio ha visto sfilare oltre 25.000 cittadini. E’ necessario che la Regione Calabria (che tra l’altro detiene ancora un proprio rappresentante nel CdA della Stretto di Messina spa) eserciti con decisione il proprio ruolo. E’ urgente che sia data visibilità ai progetti ed alle pratiche, ormai ampiamente diffuse, che dai conflitti per la difesa del territorio – dalla Val di Susa allo Stretto di Messina – mirano allo sviluppo locale autosostenibile, solidale e rispettoso delle regole coevolutive di comunità locali e ambiente naturale.
A quanti agiteranno il ricatto della penale che dovrebbe essere pagata in caso di cancellazione del progetto occorre – infine – ricordare quanto segue: la penale è categoricamente esclusa per la fase di progettazione e comunque fino all’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipe e della Società Stretto di Messina – lo afferma esplicitamente lo schema di contratto approvato dal consiglio di amministrazione di Società Stretto di Messina e che è stato sottoposto alla firma del general contractor guidato da Impregilo. Non solo: L’articolo 43 dello stesso schema di contratto prevede che “il soggetto aggiudicatore, a suo insindacabile giudizio, ha la facoltà di recedere dal contratto in qualunque tempo e qualunque sia lo stato di esecuzione della prestazione oggetto del contratto stesso”.
L’affronto che l’amministrazione della Società Stretto di Messina esibisce provocatoriamente, al di là di qualsiasi contegno che si richiami almeno ad un minimo senso etico e giuridico, va rigettato e condannato con decisione da quanti si riconoscono in una sana e vera democrazia, che simili atti invece corrompono e spingono alla deriva.
27 marzo 2006.
Il Nodo Meridionale della Rete del Nuovo Municipio