I sopravvissuti sono circa 270. Uno di loro è all`ospedale Civico di Palermo, gli hanno dovuto amputare un braccio, è in coma. Molti altri sono stati trasportati a Lampedusa, in uno dei più vergognosi centri di permanenza temporanea d`Italia. Quasi sicuramente li aspetta un`espulsione, una deportazione, una vita di clandestinità.
Cosa si farà dei sopravvissuti di questo naufragio? Ci si sbarazzerà di loro spedendoli in Libia come il governo italiano ha già fatto con migliaia di altri negli ultimi due anni dopo aver dichiarato “paese terzo sicuro”, garante dei diritti dell`uomo, lo stesso paese che a seconda della convenienza accusa di fondamentalismo e barbarie?
E il ragazzo che sta morendo al Civico di Palermo? Se sopravviverà verrà espulso anche lui perché non ha “diritto a restare”?
Fino a quando?
Fino a quando scegliere di essere liberi vorrà dire dover rischiare la vita?
Fino a quando l`ipocrisia delle nostre società continuerà ad uccidere donne e uomini come effetto collaterale del funzionamento di un sistema privo di valori che non siano legati a interesse e denaro?
Fino a quando in nome della nostra sicurezza, del nostro benessere di pochi
cittadini privilegiati nati dalla parte giusta del mondo, continueremo a circondare tutti gli altri di mura e filo spinato, o di frontiere invisibili e immateriali capaci però di negare la vita, di lasciare morire?
Sono anche queste le pratiche che seminano la guerra, sono anche queste le
politiche che ci rendono veramente insicuri e fragili che allontanano la possibilità di costruire un mondo più giusto, e che invece alimentano la chiusura, le paure, i fondamentalismi e le strumentalizzazioni.
Ancora una volta la Rete Antirazzista Siciliana denuncia con rabbia gli omicidi perpetrati dalle leggi dello Stato italiano che, in linea con tutti gli altri d`Europa, lascia come sola possibilità a questi cittadini viaggiatori liberi di arrivare sulle nostre coste in questo modo, e riserva, per i sopravvissuti, solo politiche di sfruttamento e privazione della dignità, incarceramento e repressione.
Ancora una volta la Rete Antirazzista Siciliana denuncia la trasformazione della Sicilia e del Mediterraneo tutto in un immenso lager a cielo aperto dove si è scelto di intervenire con pratiche di guerra contro i corpi inermi degli uomini e delle donne che esercitano il loro diritto alla libertà e sempre più anche contro quei Movimenti di cittadini che lottano perché questo sia possibile.
La Rete Antirazzista Siciliana si augura che davanti a tutto questo un futuro governo di sinistra abbia il coraggio di dichiarare chiaramente da che parte sta, perché quando si parla di violare o difendere il diritto alla vita e alla dignità non è possibile alcun tipo di compromesso.
Rete Antirazzista Siciliana, 8 marzo 2006.