Sane Ibrahima non ha potuto usufruire nemmeno dell’assistenza di un legale. Quando un componente dello studio legale del SinCobas Migranti di Livorno ha chiesto di poter far firmare a Sane le deleghe per il ricorso in Tribunale ed al Tar contro l’espulsione la dirigente dell’ufficio immigrati ha risposto che ciò non era possibile perché era già stato trasferito all’aeroporto, mentre Sane veniva fatto uscire dalla porta accanto scortato dagli agenti e fatto transitare nell’atrio della questura di fronte a molti testimoni.
Il vicequestore Cinelli ha giustificato il provvedimento (in base al patto di Schenghen) come conseguenza di un decreto di espulsione emesso in Germania contro un cittadino extracomunitario che a Livorno sarebbe stato identificato con Sane.
In realtà il ritiro del permesso di soggiorno poteva essere, al limite, accompagnato da un foglio di via, con l’intimazione a lasciare il territorio italiano entro quindici giorni, che avrebbe permesso il normale riscorso alla magistratura.
Sane Ibrahima aveva partecipato come uno dei delegati del SinCobas Migranti alla delegazione – di cui facevano parte anche Cgil, Arci, Caritas ed altre organizzazioni – che qualche settimana fa aveva incontrato il vicequestore per esporre una piattaforma con richieste per ridurre le difficoltà che incontrano i cittadini extracomunitari nei rapporti con la questura per far valere i propri diritti. A quelle proposte, nonostante le assicurazioni, non sono state date ancora risposte. In quell’incontro, durato tre ore, fu proprio Sane Ibrahima a chiedere conto del perché su alcuni permessi rinnovati fosse stata apposta la limitazione “valida solo per il territorio italiano”.
In seguito Sane Ibrahima si è recato più volte in Questura per avere una risposta ed alla accusa prima ventilata della sua identificazione con un cittadino extracomunitario espulso dalla Germania aveva replicato con una lunga lettera (e con una memoria difensiva dell’avvocato) presentata al Questore ed all’Ufficio stranieri in cui respingeva tutte le accuse.
Anche questa mattina, essendo stato convocato, Sane si è presentato e quindi niente giustifica la negazione della possibilità di difendersi, di incontrarsi con l’avvocato ed avanzare il ricorso agli organi giudiziari, e addirittura di firmare la delega per l’avvocato. A questo riguardo in tarda mattinata la Questura ha richiamato l’avvocato impegnandosi a far pervenire all’aeroporto le deleghe e a farle ritornare firmate.
E’ un dato di fatto che nonostante in questi mesi le comunità degli immigrati e il Sincobas Migranti di Livorno – a volte insieme alle altre associazioni e sindacati che agiscono sul territorio – abbiano denunciato la limitazione dei diritti ed i danni alle condizioni di vita che l’applicazione della legge Bossi-Fini sta operando, incontrando più volte commissariati, questura e prefettura chiedendo precisi impegni e facendo anche diverse proposte, le risposte siano state molto scarse.
Il SinCobas si batterà in tutti i modi per il rientro di Sane Ibrahima e per questo chiede a tutte le associazioni e organizzazioni che si battono per i diritti dei migranti di esprimersi e attivarsi in maniera solidale. Sull’accaduto è già stata presentata un’interrogazione parlamentare.
Milano, 23 giugno 2004
Ufficio stampa Sincobas