Con lunghi speciali e notiziari straordinari tutte le televisioni pubbliche e private hanno seguito in diretta la lettura dei setti capi d`accusa e la dichiarazione di non colpevolezza del generale, un uomo che in patria molti considerano un eroe della guerra per l`indipendenza combattuta dal 1991 al 1995 contro le forze federali di Belgrado e le milizie secessioniste serbe della regione ribelle di Krajina.
Lo scontento e l`amarezza per l`arresto di Gotovina si è riversato sulle piazze del paese già poche ore dopo la notizia. E giovedì sera 7 dicembre, un primo raduno spontaneo di alcune centinaia di persone a Zagabria si è concluso davanti al palazzo del governo: preso a sassate dai più scalmanati, prima dell`intervento di unità anti-sommossa della polizia.
Manifestazioni di studenti e membri delle molte associazioni di reduci di guerra sono continuate poi venerdì 8 e sabato 9 dicembre, anche con brevi blocchi di alcune strade locali in Dalmazia, la regione d`origine di Gotovina, e roghi di pneumatici. Zara e le cittadine circostanti continuano a essere d`altronde punteggiate da fotografie del generale e quasi non c`è vetrina o negozio che non abbia affisso un suo manifesto con la scritta `Eroe, non criminale`: slogan con il quale nei quattro anni di latitanza del generale la destra nazionalista gli ha sempre manifestato esplicita solidarietà.
La manifestazione di protesta più significativa si è tenuta in ogni caso ieri a Spalato, promossa dall`influente Associazione degli invalidi di guerra (Hvidra), conosciuta per il suo revanscismo estremo e le critiche della politica di cooperazione con il Tpi attuata dal governo di centro-destra del moderato Ivo Sanader. Circa 50.000 persone, molte con in mano crocifissi, candele accese, foto di Gotovina e bandiere nazionali, hanno ascoltato i discorsi di alcuni dei leader della destra extraparlamentare che più volte hanno gridato al tradimento: inveendo non solo contro il governo, ma anche contro i vescovi cattolici, tenutisi a loro volta ben lontani dai raduni di protesta e dalle recriminazioni per l`arresto di giovedì.
“Che governo è mai questo, che arresta e consegna i nostri generali. Noi ce ne vergogniamo“, ha esclamato Zeljko Strize, uno degli esponenti della Hvidra, accolto da un lungo applauso. Un radicalismo declamatorio che al di fuori di Spalato raccoglie tuttavia consensi marginali se è vero – come è vero – che al di là dei sondaggi pro-Gotovina (il 61% dei croati rifiuta di considerarlo un criminale di guerra) le manifestazioni organizzate nelle altre città del paese non hanno visto più di qualche centinaio di presenze. Come a dire che la maggioranza silenziosa appare disposta se non altro a `ingoiare il rospo`, magari in cambio delle prospettive di integrazione europea.
Di fatto – notano alcuni analisti – il dissenso popolare per il caso Gotovina resta, e preoccupa come mai prima il governo Sanader, al potere da due anni. Epperò esso non sembra sfiorare in questi giorni, neanche da lontano, i toni, il clima e i numeri delle proteste del 2001: quando un altro generale croato fu arrestato per crimini di guerra e a manifestare a Spalato, in modo assai molto meno pacifico di ieri, si ritrovarono almeno 100.000 persone.
(ANSA). COR*LR 12/12/2005