“Io e Gotovina abbiamo parlato in una grande città dell`Italia settentrionale“, ha detto stasera alla tv croata il giornalista Ivo Pukanic, a cui il generale – apparso oggi per la prima volta davanti ai giudici del Tpi all`Aja – aveva rilasciato nel 2003 un`intervista, la sua unica durante la latitanza.
Pukanic, direttore e proprietario del settimanale di Zagabria `Nacional`, si era sempre rifiutato di rivelare, anche ai servizi segreti e alla polizia, il luogo del suo incontro con Gotovina, limitandosi a dire che si era trattato di una grande metropoli europea. Il giornalista e editore cui sono attribuiti legami con settori deviati dei servizi segreti croati era poi stato messo nelle lista dei sostenitori del latitante e dichiarato `persona non grata` dall`Unione europea. Non ci sono per ora conferme alle dichiarazioni rilasciate da Pukanic alla tv croata.
Nell`intervista del 2003, accompagnata da una serie di fotografie, Gotovina aveva detto di riconoscere l`autorità del Tpi, chiedendo però che gli fosse concessa la possibilità di parlare con gli inquirenti dell`Aja a condizione che fosse sospeso l`atto d`accusa a suo carico per crimini di guerra e contro l`umanità perpetrati contro la popolazione civile serba di Croazia alla fine della guerra, nell`agosto 1995. La richiesta fu respinta dal procuratore generale del Tpi, Carla Del Ponte.
Con le dichiarazioni di Pukanic sembra si possa cominciare a far luce sulla latitanza di Gotovina e i sui innumerevoli rifugi. Secondo la stampa croata, il generale era sempre accompagnato da almeno un cittadino francese, probabilmente qualche ex commilitone della Legione straniera. Il suo passaporto falso – uno dei due ritrovati dagli agenti spagnoli che mercoledì scorso (7 dicembre) lo hanno arrestato mentre cenava assieme a un australiano di origine croata in un albergo a Tenerife, nell`arcipelago della Canarie – mostra una serie di visti d`ingresso: Cile, Argentina, Repubblica Ceca, Russia, Tahiti, Mauritius, Cina.
L`ipotesi che Gotovina fosse passato per l`Italia era stata fatta dalla stampa tre volte negli ultimi anni. Dapprima si era parlato di una tappa in Sicilia dopo la fuga dalla Croazia via mare, a pochi giorni dall`incriminazione nel luglio 2001; poi un suo conoscente aveva detto al quotidiano `Jutarnji list` che che lo avrebbe riconosciuto nell`ottobre 2003 mentre passeggiava in Piazza di Spagna, a Roma; infine, nello scorso giugno nel napoletano, da un`auto inseguita da una pattuglia di carabinieri era stata lanciata una borsa contenente documenti falsi, italiani e sloveni, con la foto di Gotovina e ritagli di giornali riguardanti il suo dossier. Era stata allora avanzata l`ipotesi che lo proteggesse la camorra, o che si trattasse di un tentativo di depistaggio organizzato dai sui sostenitori.
Stasera, in una dichiarazione alla radio croata, il presidente croato Stipe Mesic ha chiesto alla forze dell`ordine di portare davanti alla giustizia tutti quelli che hanno aiutato la fuga di Gotovina in questi anni.
(ANSA). COR-LR
12/12/2005 22:38