Lo rivela un voluminoso rapporto stilato da una commissione d’inchiesta ‘ad hoc’ della Camera dei Deputati, secondo cui i ‘gruppi di sterminio’, composti principalmente da agenti di polizia e guardie private, agirebbero “col pretesto di ripulire la società da soggetti ritenuti indesiderati”.
Le vittime sono soprattutto giovani afro-brasiliani tra i 15 e i 25 anni, provenienti da famiglie povere: la città più colpita è Salvador de Bahia, non a caso la ‘capitale’ della comunità afro, dove dal 1995 al 2004 sono avvenuti 900 omicidi riconducibili agli ‘squadroni’.
“Capita frequentemente che i commercianti di un quartiere contattino i gruppi di sterminio incaricandoli di eliminare ragazzi accusati di piccoli furti” ha spiegato il relatore della commissione d’inchiesta parlamentare Luiz Couto del ‘Partido dos Trabalhadores’ (Pt, al governo).
“Altre vittime preferenziali sono i ‘difensori pubblici’, i sindacalisti, i contadini e alcuni imprenditori” ha detto il deputato, raggiunto da minacce di morte per il suo ruolo nelle indagini; l’impunità sarebbe di fatto garantita dalla complicità di “funzionari pubblici, compresi giudici e personalità politiche”.
La vicenda più drammatica esaminata dalla commissione si riferisce al massacro di 32 bambini e cinque adolescenti avvenuto tra il 1999 e il 2002 a Timbaúba, nello Stato di Pernambuco: si suppone che furono prelevati durante le cosiddette ‘arrastões’ (retate) e portati in un luogo pubblico dove vennero uccisi e poi bruciati; non è mai stato individuato alcun responsabile.
[FB] – BRASILE 29/11/2005