In una nota ufficiale l’ambasciatore statunitense in Spagna, Eduardo Aguirre, ha espresso il rincrescimento del governo di Washington per la decisione di Madrid di firmare il prossimo 28 novembre il contratto di vendita dei mezzi bellici a Caracas, nonostante le pressioni Usa.
La protesta di Washington nasce dalla constatazione che le navi e gli aerei che la Spagna ha deciso di vendere al Venezuela “includono tecnologia nordamericana”, ragion per cui l’affare potrebbe andare un porto solo previa concessione di un’autorizzazione Usa.
Madrid ha reagito con forza alla nota, affermando con il ministro della Difesa José Bono – che sta per partire per Caracas proprio per firmare il contratto – che “la Spagna dice ‘no’ alla pretesa di Washington”, e agiungendo con il ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos che “si tratta solo di una questione tra aziende”.
Per Madrid, d’altronde, quella in gioco è la più grande commessa bellica della sua storia: un affare da circa 1,7 miliardi di euro, che il governo di Hugo Chávez pagherà a rate tra il 2008 e il 2012 (1,2 miliardi per le navi e 500 milioni per gli aerei).
A metà ottobre Washington ebbe gioco molto più facile con Israele, che dietro pressioni statunitensi revocò l’accordo con Caracas per la vendita di componenti per gli aerei da combattimento americani F-16, in dotazione all’aeronautica venezuelana.
[LL] – VENEZUELA 25/11/200