Crimini ambientali

Iraq: cinque `bombe` chimiche pronte a esplodere

Redazione Econews
  Sono cinque i siti iracheni ad altissimo rischio per la salute umana e ambientale su cui occorre intervenire immediatamente: l`impianto placcatura
metalli di Al Qadissiya, il deposito di pesticidi di Al Suwaira, il sito di stoccaggio petrolchimico di Khan Dhari, la miniera di zolfo di Al Mishraq e il deposito di rottami militari di Ouireej.
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Solo cinque, ma si tratta della “punta dell`iceberg” della drammatica situazione ambientale irachena.

A denunciare la situazione e a individuare uno per uno gli “hot spot” ambientali in Iraq è l`Unep, l`agenzia ambiente delle Nazioni Unite che ha pubblicato un rapporto sull`”eredità ambientale della guerra, del conflitto e del saccheggio”. Tre di queste aree (Khan Dhari, Al Suwaira e Ouireej) si trovano a pochi chilometri dalla capitale Baghdad, Al Mishraq è a 50 chilometri da Mosul, mentre la bomba chimica di Al Qadissiya occupa 50 ettari nella piana tra il Tigri e l`Eufrate.

Ed è proprio Al Qadissiya a preoccupare maggiormente l`Unep che spiega come lo stabilimento contenga “numerose tonnellate” di sodio cianuro utilizzato appunto per la placcatura di metalli, comprese le piccole armi prodotte nell`impianto prima della guerra.

Lo stabilimento – spiega l`agenzia dell`Onu – “è stato bombardato, saccheggiato e demolito durante e dopo il conflitto del 2003” ed è “una delle cinque priorità” di bonifica ambientale individuate nel paese sui 50 siti presentati dal ministero dell`Ambiente iracheno per la selezione di progetti di decontaminazione.

Un team di ricercatori messi a disposizione dal governo giapponese ha controllato 60 campioni di suolo, rifiuti e acque superficiali e ha concluso che “il problema più pressante è quello costituito dai cumuli di contenitori di sodio cianuro”, un composto la cui dose letale è fissata in meno di un grammo, ancora stoccati nelle rovine dell`impianto assieme ad altri metalli pesanti come piombo, nickel, cadmio e antimonio. “La maggiore preoccupazione deriva dalla possibilità che bambini che entrano ed escono dal sito possano essere esposti alla contaminazione attraverso la pelle o per ingestione accidentale”.

Il paese “ha una significativa eredità di siti industriali e militari contaminati e

abbandonati”. Inoltre, come è evidente a Ouireej, “la distruzione dell`arsenale militare iracheno ha creato nuovo inquinamento e problemi di rifiuti pericolosi” che sarebbe preferibile gestire in maniera ben diversa da quella attuale.

Per mettere il paese in sicurezza occorrono – conclude l`Unep – almeno 40 milioni di dollari.

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