Tra gli esempi preoccupanti citati figurano il progetto Nam Theun in Laos, che minaccia la vita di 50.000 persone, e quello di Chalillo in Belize che non solo ha inondato mille ettari di foresta vergine ma ha anche comportato il 12% di aumento del prezzo locale dell’energia elettrica.
La World commission on dams (Wcd), organismo internazionale di esperti, già nel 2000 aveva lanciato un allarme sul fenomeno. Oggi il Wwf, ricordando il rapporto del Wcd, aggiunge: “Mentre promettono prezzi più bassi per l’elettricità e acqua per irrigare, le dighe possono di fatto comportare disastri economici, prezzi dell’energia più alti e lo spostamento di molte persone”.
Ute Collier, autore del documento Wwf aggiunge: “Le dighe cattive e la cattiva economia sono ancora una realtà più che presente”. A parte il ricorrente ricordo di casi come il Vajont in Italia nel 1963, sembra caduto nel vuoto anche tutto l’impegno della scrittrice indiana Suzanna Arundhati Roy che già dalla fine degli anni ’90 si è battuta contro la diga sul fiume Narmada in India e ha denunciato gli effetti negativi delle 3300 dighe del suo paese sulla vita di diverse decine di milioni di persone.
[MB] – MONDO 14/11/2005