Queste cifre, se confermate, porterebbero il bilancio complessivo di oltre un centinaio di morti, tra cui molte donne e ragazzi uccisi soprattutto dai reparti speciali delle forze armate.
Secondo testimoni, in alcuni casi ai famigliari delle vittime sarebbe stato chiesto il pagamento di una somma tra 1.000 e 2.000 birr (100 – 200 euro) per la restituzione della salma, una cifra inaccessibile per molti.
Stando alle informazioni raccolte dall`agenzia MISNA, sembra che ad alcuni sia stato chiesto di sottoscrivere una dichiarazione in cui si afferma che la morte del congiunto è avvenuta in scontri provocati dall’opposizione.
Più grave anche il bilancio degli incidenti avvenuti ieri nel carcere di Kaliti, alla periferia di Addis Abeba, dove gli agenti hanno aperto il fuoco per fermare quello che hanno definito come un tentativo di evasione: i morti non sarebbero 7 i morti – come dichiarato dalla Polizia federale – ma almeno 17; tra loro non è escluso che vi siano anche alcuni detenuti politici.
Sarebbe intanto di almeno sei vittime e 11 feriti – ma alcuni già parlano di 10 morti – un primo bilancio degli scontri avvenuti oggi in diverse città dell’Etiopia, dopo che la protesta si è allargata dalla capitale Addis Abeba. “Alcune vittime” si registrerebbero a Bahar Dar, circa 400 chilometri a nord-ovest della capitale, sulle rive del lago Tana, a causa della repressione delle forze dell’ordine contro studenti che chiedevano il rilascio degli esponenti dell’opposizione arrestati in questi giorni.
Agenzie di stampa internazionali hanno diffuso in serata un bilancio di 4 morti e una dozzina di feriti, mentre una fonte diplomatica avrebbe denunciato 8 vittime; incidenti e disordini sono stati segnalati – e ammessi anche dal governo in un comunicato – in numerosi centri abitati del Paese: Jimma, Dire Dawa, Dessé (forse 2 le vittime), Awasa, Arba Minch, da dove per ora non sono ancora arrivate notizie di vittime.
Prosegue anche oggi, intanto, il black-out informativo totale sui mezzi di comunicazione statali: alcuni residenti di Addis Abeba contattati stasera per telefono hanno detto alla MISNA i telegiornali non hanno fatto alcun riferimento ai disordini, che oggi si sono estesi anche a numerose città del Paese. Ulteriori conferme arrivano sull’arresto di alcuni giornalisti della stampa indipendente, che da due giorni ha sospeso le pubblicazioni; stessa sorte per numerosi attivisti dei diritti umani, arrestati come gran parte dei dirigenti dell’opposizione della Coalizione per l’unità e la democrazia (Cud), che il governo del controverso primo ministro Meles Zenawi considera istigatrice e responsabile delle violenze.
Gli scontri interni si sommano alla crescente tensione con l’Eritrea: fonti dell`agenzia MISNA riferiscono di recenti spostamenti di truppe e mezzi militari nella regione settentrionale del Tigray – da dove viene l’ex-capo guerrigliero Zenawi – in direzione della frontiera con l’Eritrea; il segretario dell’Onu Kofi Annan e il presidente della Commissione dell’Unione Africana Alpha Oumar Konaré hanno avvertito dei rischi di una possibile ripresa delle ostilità, che secondo alcuni osservatori potrebbe essere utile ai “regimi” di Addis Abeba e Asmara per coprire i dissensi politici interni e le violente repressioni applicate in entrambi i Paesi.
[EB] – ETIOPIA 4/11/2005