“Disordini sono in corso da questa mattina presto in alcune zone della città. Si tratta di aree precise ma sparse un po’ovunque. Per il momento ci hanno consigliato di restare negli uffici e non uscire”, ha dichiarato all`agenzia MISNA un fonte delle Nazioni Unite ad Addis Abeba.
Secondo le informazioni raccolte dalla stessa agenzia, già dalle prime ore della giornata sarebbero iniziati i tafferugli tra gruppi di manifestanti, probabilmente vicini al partito d’opposizione – Coalizione per l’unità e la democrazia (Cud) – e agenti in tenuta anti-sommossa. Colpi di arma da fuoco sono risuonati dalle prime ore del giorno e qualche colpo è stato udito anche durante la notte. Al lancio di pietre dei manifestanti, gli agenti avrebbero risposto aprendo il fuoco ad altezza uomo, come accaduto ieri quando in disordini analoghi sono morti 6 civili e 2 poliziotti.
Ad Addis Abeba, per il secondo giorno consecutivo, i manifestanti si stanno scontrando con le forze di sicurezza inviate a disperdere le proteste. “A differenza di ieri, quando gli scontri erano localizzati nelle zone di Mercato e Piazza, oggi i disordini investono tutta la città. Le tensioni si sono spostate nei quartieri più popolari e popolosi, quelli storicamente vicini all’opposizione. I giovani hanno sistemato sassi e pietre sulle strade per bloccare l’ingresso della polizia, che però continua ad arrivare in forze”, ha raccontato un`anonima fonte reliogiosa all`agenzia MISNA.
Il dispiegamento delle forze dell’ordine, ai poliziotti si sono aggiunti anche i militari, è massiccio in tutta la città, anche se gli agenti sembrano presidiare soprattutto quei quartieri considerati più vicini al Cud. “Ieri il governo aveva assicurato che la situazione era ormai tranquilla e oggi molte persone sono uscite regolarmente per andare a scuola o al lavoro. Adesso da alcune zone di Addis Abeba si assiste ad un vero fuggi fuggi, mentre in sottofondo risuonano continui colpi di arma da fuoco” sottolinea una fonte umanitaria contatta alla periferia sud della città.
La protesta di oggi sembra essere legata soprattutto all’arresto dei vertici del Cud compiuti a partire da ieri dalle forze di polizia etiopi. Secondo le informazioni raccolte, finora si troverebbero in manette almeno 7 esponenti di primo piano dell’opposizione: incluso il presidente Hailu Shawel e il suo vice Berhanu Nega.
In un comunicato diffuso dal ministero dell’Informazione etiopico, si afferma che i principali esponenti del partito arrestati tra ieri e oggi resteranno in stato di fermo finché non saranno formalizzate le accuse nei loro confronti.
Dopo alcuni incerti tentativi di procedere a un governo di unità nazionale, il partito del primo ministro Meles Zenawi e il Cud nelle scorse settimane sono tornati ad arroccarsi sulle rispettive posizioni. Per protestare contro la chiusura dei negoziati politici, i parlamentari dell’opposizione stanno boicottando i lavori del Parlamento e non si sono ancora insediati alla guida della capitale Addis Abeba che, in base ai risultati elettorali, spetta al Cud.
Redazione Terrelibere.org