Molte novizie africane che arrivano in Europa e in America per intraprendere la vita religiosa, spesso non si adattano al nuovo ambiente, vengono espulse dalle istituzioni religiose a cui fanno riferimento e “cadono vittima delle persone e delle situazioni”, diventando “corpo spezzato di Cristo”. Lo ha denunciato il vescovo nigeriano Felix Alaba Adeosin Job al sinodo dei vescovi in corso in Vaticano.
ATTENZIONE ALLE IMMIGRATE RELIGIOSE
Il vescovo di Ibadan ha chiesto ai confratelli di occuparsi della “cura pastorale degli immigrati» e di «non trattare i fedeli immigrati come ospiti della Chiesa”. Anzi, “la loro liturgia viva – ha suggerito – deve essere usata per ringiovanire la Chiesa locale”. In particolare ha indicato il problema delle “immigranti religiose” la cui situazione “è più complessa e merita una maggiore attenzione”.
“La diminuzione del numero di religiosi nell`antica Chiesa e il desiderio di sopravvivenza e di continuità”, ha detto Adeosin Job, “hanno portato a reclutare in modo indiscriminato le giovani donne nei territori di missione. Queste giovani vengono sradicate dalla loro cultura e della loro tradizione e trapiantate in Europa e in America, dove spesso sono sopraffatte dal clima, dalla cultura e dalle usanze e vengono espulse dalle istituzioni. Inevitabilmente molte di loro cadono vittima delle persone e delle situazioni; la loro situazione come corpo spezzato di Cristo deve essere guardata con compassione e amore”.
Città del Vaticano, 14 ottobre 2005