Diritto alla verità

Anni di processi per storico della strage di Portella della Ginestra

Angelo Del Boca
  Da nove anni lo storico Giuseppe Casarrubea è sotto processo per aver difeso il diritto a ricostruire alcuni dei fatti storici più oscuri d`Italia: la strage di Portella della Ginestra, l`uccisione di molti sindacalisti e la morte `misteriosa` di alcuni banditi. L`appello di solidarietà firmato da storici e docenti universitari.
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Giuseppe Casarrubea, autore di una serie di pubblicazioni sulla strage di Portella delle Ginestre e sull`intreccio mafia-politica, è stato rinviato a giudizio per diffamazione relativamente a dichiarazioni sull`eliminazione di un confidente di polizia, figura-chiave della strategia terroristica attuata in Sicilia nell`immediato dopoguerra dal bandito Salvatore Giuliano in un contesto di connivenza con settori statali addetti alla repressione del banditismo.

Casarrubea aveva affermato che, tra gli elementi di rilievo delle sue ricerche, risaltava il ruolo di Salvatore Ferreri, alias Fra’ Diavolo, pluricondannato all’ergastolo, membro di spicco della banda Giuliano e dell’Evis (Esercito volontario di liberazione della Sicilia) e poi, fuggiasco a Firenze, principale confidente dell’ispettore di PS Ettore Messana. Compiute le stragi del maggio-giugno 1947 Ferreri era stato eliminato secondo un piano studiato a tavolino, unitamente agli uomini con i quali si era accompagnato quella notte. Questa affermazione provocava una denuncia per diffamazione da parte del Giallombardo, allora capitano dei CC di Alcamo.

Casarrubea è pervenuto a simili convinzioni analizzando criticamente le risultanze del processo per l`eccidio di Portella delle Ginestre (tenutosi a Viterbo dal 1950 al 1952) alla luce di una quantità di materiale, particolarmente la documentazione della Commissione antimafia e gli atti interni del Senato della Repubblica. Nella sua ricerca su Portella lo studioso utilizza anche la bibliografia prodotta in cinquant’anni sul tema, cogliendo le valutazioni espresse da diversi autori sulla tragica e misteriosa fine di Salvatore Ferreri. Per il suo giudizio sul conflitto a fuoco tra la banda di quest’ultimo e i carabinieri di Alcamo, mette, pertanto, a confronto i documenti ufficiali, individuandone aspetti contraddittori e paradossali, e solo dopo una sistematica valutazione critica delle fonti perviene a una valutazione che è il risultato di una serrata analisi storiografica.

Esprimiamo la piena solidarietà a Giuseppe Casarrubea, con l`auspicio di un suo proscioglimento da un reato d`opinione su eventi che, se sono circondati da un persistente mistero, lo sono in quanto connivenze, omertà e versioni precostituite hanno determinato soluzioni giudiziare inadeguate e sotto ogni livello insoddisfacenti. Suonerebbe beffardo, oggi, perseguire proprio chi, attraverso lo strumento della ricerca storiografica, ha evidenziato l`inadeguatezza delle versioni ufficiali

Primi firmatari

Angelo Del Boca (Università di Torino)

Paolo Ferrari (Univ. di Udine)

Mimmo Franzinelli (Fondazione “Rossi-Salvemini”, Firenze)

Pier Paolo Poggio (Fondazione “Micheletti”, Brescia)

Giorgio Rochat (Univ. Torino)

Nicola Tranfaglia (idem)

Bruno Mantelli (Università di Torino

Angelo D`Orsi (Dipartimento Studi politici- TO)

Carlo Lucarelli (Roma)

Andrea Rossi (Ist. Storia contemporanea, Ferrara)

Franco Nicastro (Pres. Ordine dei Giornalisti- Sicilia)

Joan Queralt, Giornalista spagnolo

Paolo Pezzino (Ist. Storia moderna e contemporanea. Pisa)

Claudio Riolo (Univ. Palermo)

Raffaele Mantegazza (Università Milano-Bicocca)

Giovanni Ruffino (Università di Palermo)

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