Diritti negati

Minori in Italia, sempre più sfruttati

La Gazzetta del Mezzogiorno
  La tratta e lo sfruttamento sessuale dei minori, anche su Internet, è in crescita in Italia: l’allarme è contenuto nella relazione presentata oggi a Ginevra, al Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, dal gruppo di lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, una rete di 34 organizzazioni ed enti del terzo settore coordinata da `Save the Children Italia`.
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L’incontro a porte chiuse – rende noto `Save the Children` – è stato richiesto dallo stesso Comitato delle Nazioni Unite, che ha invitato il Gruppo di Lavoro a riferire sullo stato di attuazione del Protocollo Opzionale alla Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza sulla vendita di bambini, prostituzione e pedopornografia in Italià e del Protocollo Opzionale alla Crc sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati in Italia.

“Abbiamo deciso di evidenziare al Comitato alcune questioni che riteniamo fondamentali e che sono legate al fenomeno della prostituzione e della tratta di minori, alla pedopornografia, al turismo sessuale, all’abuso e alla violenza sui minori” ha detto Arianna Saulini, del Dipartimento programmi di Save the Children e coordinatrice del Gruppo di lavoro.

“Si tratta – ha spiegato – di fenomeni presenti in Italia e i dati esistenti ne confermano la crescita in maniera preoccupante” prosegue Saulini, sintetizzando il contenuto della prima delle due relazioni presentate al Comitato Onu. “L’Italia è uno dei paesi di origine del turismo sessuale – spiega Saulini – e le associazioni che lavorano nel settore rilevano un abbassamento dell’età dei clienti”. Per quanto riguarda invece la pedopornografia su Internet “si registra un aumento consistente negli ultimi anni, nonostante l’attività di monitoraggio e contrasto delle forze dell’ordine, in particolare del servizio della Polizia delle telecomunicazioni”.

La tratta di minori coinvolge l’Italia sia come paese di transito che come paese di destinazione. I minori vittime di tratta arrivano soprattutto dai paesi dell’Est europeo ma le rotte sono in continuo mutamento. “Il fenomeno è dunque di difficile monitoraggio – prosegue la coordinatrice di Save the Children – però è chiaro che siamo in presenza di sfruttamento e coinvolgimento di minori in attività illegali, prime fra tutte lo sfruttamento sessuale e la prostituzione”. Prostituzione che non riguarda solo le ragazze straniere, principalmente in strada, ma che comprende anche la più sommersa prostituzione maschile e quella di adolescenti italiani.

Sul versante della conoscenza di questi fenomeni e degli interventi e delle politiche messe in atto per fare fronte ad essi «mancano dati e studi esaustivi» commenta ancora Arianna Saulini. “Ciò rende difficile la programmazione di adeguate risposte. Mancano poi – aggiunge – i fondi che permettano di realizzare campagne di sensibilizzazione, di formare gli operatori e di finanziare programmi volti all’identificazione e al recupero delle vittime”.

E a destare preoccupazione “è anche il processo di devolution in corso e il fatto che non sono stati fissati livelli minimi delle prestazioni assistenziali che siano uniformi su tutto il territorio nazionale, con il rischio che aumenti la disparità tra regioni e aree geografiche del Paese”. Infine, “ci preoccupa rilevare – conclude Saulini – che mentre il nuovo Piano nazionale infanzia non è stato ancora approvato, gli impegni assunti con il precedente Piano 2002-2004 non sono stati ancora attuati. Il riferimento è, in particolare, all’abuso e alla violenza a danno di minori e al rafforzamento delle misure legislative volte a tutelate il minore coinvolto negli iter giudiziari”.

Tra le osservazioni e le raccomandazioni presentate stamane dal Gruppo di Lavoro alla Commissione Onu, alcune riguardano lo stato di attuazione del Protocollo Opzionale alla Crc sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati in Italià. In particolare, il Gruppo raccomanda di “adottare specifici provvedimenti per prevenire la partecipazione di minori alle guerre, di stabilire un sistema di monitoraggio che accerti che ciò non accada, di includere corsi sui diritti umani e di diritto umanitario nei programmi delle scuole militari”.

La Gazzetta del Mezzogiorno, 06.10.2005

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