I trafficanti di uomini collaborano con i membri del DKBA costringendo le famiglie dei lavoratori illegali arrestati in Tailandia a ricomprarsi i propri familiari. Tutto questo sta accadendo presso il luogo di detenzione del DKBA al comando del Col. CHIT THU in una cittadina chiamata Myawaddy al confine tra Tailandia e Myanmar.
Circa 150 persone stanno cambiando padrone e destinazione ogni giorno. Ai parenti di queste persone per riavere i loro famigliari viene richiesta una cifra pari a 1.000 Bath per la liberazione di un lavoratore oltre al prezzo dei pasti e delle telefonate che i detenuti hanno fatto.
La cifra di 1.000 Bath per un occidentale è irrisoria, circa 20 Euro, ma per una famiglia del Myanmar è un prezzo impossibile da pagare, il reddito medio di un lavoratore in questa nazione è molto basso. Il più noto ed anche il più crudele di questi trafficanti è un uomo chiamato Kyaw Oo, a questi si è unita anche una donna chiamata Khim Thien.
Il primo acquista, per rivenderle, persone di etnia Mon e Indiani; la seconda acquista qualsiasi essere umano, sembra che la destinazione di queste anime sfortunate sia la loro vendita ad influenti proprietari terrieri. Ora in Myanmar non solo è lecita la vendita e il commercio di esseri umani, ma addirittura la schiavitù sembra tornata di moda.
Gli uomini più sfortunati sono destinati a sparire in mare dopo un lungo periodo di maltrattamenti e di duro lavoro nelle barche da pesca, le donne più carine vengono destinate ai bordelli tailandesi dove saranno costrette a lavorare fino all’esaurimento della loro bellezza o ad essere uccise dall’AIDS.
Daniele Cantucci, International Network for Development