Mercanti di morte

Anche Finmeccanica fa ingresso nel riarmo spaziale

  Finmeccanica è entrata in "Alliance Shield", un consorzio di imprese europee e statunitensi che parteciperà alla gara bandita dalle Nato per realizzare un nuovo sistema di difesa missilistico di teatro. E` un business che già nella sola fase progettuale ha mosso poco più di 100 milioni di euro, si stima possa determinare un giro d`affari di alcuni miliardi di euro in fase di realizzazione.
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L`annuncio del nuovo consorzio è avvenuto a Roma, a margine della settimana internazionale di Alti studi sulla difesa Missilistica.

“Alliance Shield” è guidato dalla statunitense Boeing che ha raccolto intorno a se, oltre a Finmeccanica (Galileo Avionica, Selex Communications, Alcatel Alenia Space, MBDA e Quadrix) l`inglese Bae Systems, Lockheed Martin, la Teledyne Brown Engineering, la polacca Prezemyslowy Instytut Telekomunikacji e la turca Havelsan. Concorrenti diretti di “Alliance Shield” sono altri due raggruppamenti d`impresa. Il primo, guidato dalla statunitense SAIC, riunisce la Raytheon (Usa) e la francese Thales. Il secondo, guidato dalla Northrop Grumman, riunisce la spagnola Indra e il colosso aeronautico europeo EADS. Tutti e tre questi consorzii parteciperanno alla gara indetta dalla Nato per l`assegnazione del contratto relativo all`integrazione dei sistemi nazionali di difesa contro i missili di teatro. La pubblicazione del bando di gara con le specifiche tecniche chieste dalla Nato è attesa per fine 2005, primi mesi del 2006.

E` verosimile pensare che tra, assegnazione della gara ed esecuzione del progetto, occorrerà attendere fine 2008 per il suo completamento.

Si tratta, infatti, di dare seguito a quando deciso nel marzo scorso dal Consiglio Atlantico che ha approvato l`”Active Layered Theatre Ballistic Missile Defense”, un programma che mira a fornire protezione da attacchi missilistici alle truppe Nato dislocate fuori dai confini geografici dell`alleanza ed impegnate in operazioni internazionali. Questa carenza “difensiva”, in verità a protezione delle truppe “offensive” della Nato, è stata segnalata dagli americani quando, nel corso degli interventi nel Golfo e in Afghanistan, hanno evidenziato l`impossibilità di integrare i sistemi di difesa antimissilistica delle varie forzenazionali. La Nato chiederà alle imprese dei paesi membri di progettare e realizzare l`integrazione delle reti di radar, satelliti, missile antimissile, e centri di comando e controllo che i singoli paesi stano sviluppando a livello nazionale. Si tratta di sistemi di difesa cosiddette di teatro, parzialmente diverse dalle avveniristiche scenografie delle “Guerre stellari” di reganiana memoria. Nella convention di studi a Roma, blindatissima e coperta dal `Nato classified` militari , ingegneri e manager delle grandi aziende ne hanno parlato solo per convenire che lo scudo stellare è per il momento accantonato. Ciò non vuol dire però, che gli Usa abbiano declassato la gravità della minaccia. Anzi.

Mentre le grandi corporation europee tipo Eads proseguono secondo una politica di pragmatismo consapevoli dei costi e della complessita tecnologica di un sistema di difesa strategico, gli ingegneri americani, nel corso delle prime tavole rotonde romane, hanno illustrato le “meraviglie” tecnologiche della loro ultima passione: un potente laser aerotrasportato capace di incenerire un missile balistico sin dal momento del lancio. Si profilano scenari che ricordano i tempi della Guerra Fredda, con giganteschi jumbo jet in volo perenne lungo i confini dei cosiddetti “paesi canaglia”.

Alle prime fiammate rilevate dal satellite, il laser dovrebbe colpire il razzo facendolo ricadere sui suoi lanciatori.

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