In un corso d’acqua in cui normalmente scorrono 100.000 metri cubi d’acqua al secondo le barche viaggiano oggi alla velocità di 0,9 chilometri l’ora, men che a passo d’uomo, impedendo di fatto sia la navigazione turistica sia quella commerciale.
Una delle più ‘note’ vittime della siccità è la città di Belén, che sorge nell’estremo nord del Perú, nella provincia Iquitos, di cui è una sorta di quartiere periferico. Conosciuta come la ‘Venezia dell’Amazzonia’, nonostante sia una delle località più povere della zona, la città è meta tradizionale del turismo internazionale ed è caratterizzata dal fatto che tutti si spostano in barca, scorrendo tra variopinti mercatini galleggianti che ogni settimana fanno la gioia di migliaia di turisti.
Tutto questo, da qualche settimana, non esiste più: la città è rimasta completamente in secca, il mercato galleggiante è arenato e il cattivo odore è ormai generalizzato; a questo si aggiunga che migliaia di uccelli hanno invaso i canali per cibarsi delle carcasse dei pesci e che la popolazione locale, circa 8.000 persone, è ormai senza cibo, visto che scomparsa l’acqua viene meno la possibilità di lanciare le reti per pescare.
“Il cambiamento climatico sta colpendo bruscamente a causa della deforestazione e del riscaldamento globale dell’atmosfera causato dall’immissione di anidride carbonica e gas chimici” ha detto all’agenzia ‘Efe’ il presidente della ‘Comisión Ambiental Regional’ del dipartimento di Loreto, Luis Campos Baca, cercando una spiegazione al fenomeno.
Intanto il responsabile della comunità indigena locale, Mario Barreto Vargas, ha spiegato che la popolazione di Belén sta abbandonando la zona a causa non solo della mancanza d’acqua ma dell’assoluta impossibilita di trovare cibo anche nella foresta. “La depredazione della selva ha superato il limite – ha detto Vargas all’agenzia spagnola – la gente emigra in cerca di cibo; nella foresta non ci sono più animali e i frutti sono troppo pochi per poter sfamare la popolazione. Prima si moriva a 70 anni; oggi non si arriva neanche a 50”.
[LL] – PERÙ 15/9/2005